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Noi costretti a reinventarci medici. Gli infermieri parlano dei giorni del picco Covid a Bergamo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 13/07/2020 vai ai commenti

AttualitàCoronavirus

 

 “I rianimatori sono stati tenuti negli ospedali, così ci siamo reinventati medici. Abbiamo addirittura constatato i decessi“, a dichiararlo sulle pagine de il Fatto quotidiano, alcuni infermieri del 118, operanti nel Bergamasco.

Erano giorni convulsi quelli del picco Covid, la Bergamo ferita era nel momento di maggiore dolore.

Improvvisamente il sistema sanità scopriva le sue falle, quel sistema perfetto veniva alla luce con tutte le sue contraddizioni e di fronte alla pandemia crollava: carenze di personale sanitario e carenze organizzative hanno generato caos, sovvertito protocolli, cambiato l’assetto ospedaliero e territoriale, creando situazioni al limite.

In quei giorni di metà marzo, quando gli 80 posti di terapia intensiva sono costantemente occupati e i contagi sfiorano i 4mila, Le valli focolaio del coronavirus (Seriana e Brembana), di punto in bianco, restano senza automediche e anestesisti. E lo resteranno a lungo: per un mese e mezzo, nella migliore delle ipotesi; per tre mesi e mezzo, nella peggiore.

Cosa è successo davvero in quei giorni a Bergamo?

Lo ha chiesto il PD in un’interrogazione regionale, affinché si faccia chiarezza su i troppi errori che sembrerebbero essere stati commessi nel territorio lombardo, il più colpito dal virus se per motivi geografici o per carenze organizzative, a deciderlo sarà la magistratura.

 

La scelta Areu

Quella di privare le valli del focolaio, della presenza degli anestesisti, è stata una scelta Areu condivisa con la ASST di Bergamo. A spiegarlo al Fatto Quotidiano, il direttore sanitario Giuseppe Sechi: “ Il direttore della Aat di Bergamo (Angelo Giupponi, ndr) mi disse che negli ospedali c’era scarsità di mediciracconta SechiQuesta è stata la ragione della scelta”.

Da metà marzo, col picco epidemico, spariscono le automediche (con relativi rianimatori) dai presidi di San Giovanni BiancoSeriateSarnico e Piario. A Lovere e ad Alzano Lombardo (centro del contagio insieme a Nembro) vengono sospese le Msa1, i mezzi di soccorso avanzato con infermieri. “Ci siamo improvvisati rianimatori” racconta a ilfattoquotidiano.it un operatore sanitario.

 “I rianimatori sono stati tenuti negli ospedali, così ci siamo reinventati medici. Abbiamo addirittura constatato i decessi“.

Su quanto accaduto nel Bergamasco sta indagando la magistratura: dalle eventuali responsabilità nella mancata istituzione di una zona rossa in Valle Seriana, su ciò che è accaduto nelle Rsa e sull’apertura-chiusura lampo dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo il 23 di febbraio. Circa tre settimane fa ha anche acquisito le schede degli interventi del 118 per capire se anche su questo fronte ci siano state responsabilità.

 

Da il Fatto Quotidiano