Iscriviti alla newsletter

Si rompe fistola artero-venosa e muore. Condannati infermiere e soccorritore

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 25/09/2020 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

Sono stati condannati ad un anno e 4 mesi, pensa sospesa, un infermiere ed un soccorritore, finiti a giudizio per la morte di un 55enne morto in seguito ad una violenta emorragia.

I fatti

La vicenda risale all’aprile 2018, quando nel leccese, un uomo dializzato allerta i soccorsi, in seguito alla rottura della fistola artero-venosa dell’avambraccio sinistro. Secondo la ricostruzione de Il Corriere Salentino, prontamente soccorso, dapprima da alcuni vicini di casa (che gli applicavano un laccio ed una

compressione con bendaggio), successivamente veniva preso in cura dai sa­nitari del 118 che  lo trasferivano presso il Pronto Soccorso del “Vito Fazzi di Lecce”, dove moriva con diagnosi di shock ipovolemico emorragico per rottura spontanea di fistola artero-venosa avambraccio sinistro. Dai testimoni si apprendeva che l’infermiere ed il soccorritore accorsi sul luogo dell’evento, dapprima, con una forbice, tagliavano il laccio applicato sul braccio sinistro della vittima, a monte della ferita e, successivamente, asportavano l’asciugamano imbevuto di sangue, provocando, nuovamente, una nuova abbondante emorragia dalla fistola del braccio sinistro della vittima. A questo punto, avvolgevano il braccio sinistro della vittima con una traversa, senza riuscire ad arrestare l’emorragia e lo accompagnavano, senza l’ausilio della barella, sull’ambulanza.

 

L'accusa

Secondo la Procura, incaricata degli accertamenti del caso: “le condotte diagno­stico terapeutiche nonché assistenziali, praticate dagli operatori sanitari che prestarono le prime cure al paziente, non sono state adeguate nel loro espletamento in quanto sono venuti a mancare i trattamenti essenziali che le pratiche di soccorso prevedono in caso di accertata rottura di fistola artero-venosa”.

Secondo l’anatomopatologo le condotte del personale del 118 sarebbero dunque censurabili in quanto “un comportamento sanitario idoneo, adeguato e tempestivo avrebbe potuto evitare l’evento infausto verificatosi successivamente in P.S.”. 

Il tribunale di Lecce ha quindi emesso il verdetto di condanna, nei confronti dei due imputati disponendo, inoltre, a loro carico una provvisionale da versare alle costituite parti civili in solido con la Asl.

Da Corriere Salentino