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Dal documento presentato alla Camera sulla sostenibilità del SSN: l’infermieristica è inesistente!

Dal documento presentato alla Camera sulla sostenibilità del SSN risulta evidente come gli infermieri vengano ancora considerati come appendici opzionali di un sistema che invece li vede tra i protagonisti principali e non solo per consistenza numerica, ma come ingranaggi determinanti al suo stesso funzionamento.

Il documento approvato dalle Commissioni riunite Bilancio, Tesoro e Programmazione e Affari Sociali a conclusione dell’indagine conoscitiva in cui sono stati ascoltati i protagonisti del SSN, si prefiggeva di fornire alla Camera dei Deputati la fotografia attuale del SSN e le sue criticità oltre che suggerimenti per il miglioramento e la razionalizzazione.  
A tal fine e per redigere il testo, sono state ascoltate nel secondo semestre 2013 le rappresentanze di numerose associazioni sindacali e professionali oltre che istituzioni universitarie e produttive del settore.

 

A portavoce della numerosissima professione infermieristica sono stati ascoltati unicamente i rappresentanti della Federazione IPASVI; di contro, quella medica è stata meglio rappresentata da 8 sigle sindacali (ANAAO, CIMO, FIMMG, FIMP, AAROI, FASSID, SUMAI, AIO) e da 9 sigle in rappresentanza degli ordini riconducibili alla categoria medica (FNOMCeO, FIMS, FISPEOS, SMI, FVM, FASSID, ANDI, SIGM e Si.Na.F.O.).

Di fatto, nelle 54 pagine del documento, del termine “infermiere” non se ne fa menzione, mentre i medici compaiono in 32 occorrenze, in tutte le salse ed ovunque.

 

Curioso il caso del SIGM (Segretariato Italiano Giovani Medici) che giustamente ha sottolineato le proprie problematicità riportate in evidenza anche nelle conclusioni del documento.

 

Fatte le opportune proporzioni in termini di professionisti coinvolti e di relativi iscritti, risulta incomprensibile che la Commissione abbia escluso dalla consultazione il NURSIND, unico sindacato infermieristico rappresentativo, ma anche i rappresentanti delle numerosi associazioni professionali infermieristiche di specialità che pure vantano di gran lunga numeri ben superiori a quelli dei giovani medici del SIGM.

 

Affidandoci dunque alla sola rappresentanza IPASVI è obbligatorio chiedersi chi abbia relazionato e che cosa è stato evidenziato davanti alla Commissione per farle ritenere di non citare la categoria nell’intero documento, come se la questione infermieristica non esistesse o comunque non avesse importanza strategica attuale e tanto più nel prossimo futuro, come invece NURSIND sta affermando da tempo in tutte le sedi in merito a demansionamento, de capitalizzazione professionale, carenza strutturale di personale a fronte di forte incremento di prestazioni assistenziali e della crescita esponenziale della disoccupazione giovanile a fronte dell’inaccettabile invecchiamento professionale prodotto dalla riforma pensionistica che ne ha ignorato l’usura.

 
La questione infermieristica è stata rappresentata nella seduta n. 2 di Giovedì 27 giugno 2013, da Gennaro Rocco, vicepresidente Federazione IPASVI consultabile qui.

 
Una relazione auto incensante più incentrata sugli allori e sugli onori che sulle criticità che invece traspaiono in parte dalle repliche e dalle domande degli stessi  onorevoli intervenuti. Di fatto poco o niente tenuta in considerazione nel documento finale della Commissione. Perché?

Perché le problematiche di  400.000 professionisti vengono ignorate? Perché si ignora il ruolo strategico dell’infermieristica a fronte dell’invecchiamento della popolazione e del crescente bisogno assistenziale?


Le risposte non possono che essere politiche. Che cosa contano gli infermieri in politica? Nonostante i grossi numeri che rappresentano, non sono stati in grado di fare lobby negli ultimi decenni e quindi di “intimorire” in qualche modo la politica obbligandola a prenderli in considerazione. La stessa Federazione IPASVI non ha conquistato quel peso che invece ben meriterebbe tra gli stakeholder del sistema salute, forse anche per uno scontato assoggettamento perpetratosi nel tempo ed imposto dalla stessa atavica normativa italiana  ordinistica che ha fatto comodo mantenere agli stessi suoi rappresentanti.

 

La fatica che  un sindacato di categoria ha dovuto sopportare per 14 anni prima per raggiungere numeri importanti ed ergersi a sindacato rappresentativo sta a dimostrare quanto debba ancora crescere la coscienza professionale e soprattutto, la sua coesione.
Se da una parte l’IPASVI ha sempre puntato sulla separazione delle competenze  istituzionali da quelle sindacali, è anche vero che ha fatto ben poco, se non addirittura contrastato la crescita di un sindacato di categoria, forse anche per timore di perdere autorevolezza e  prestigio.
Se una riforma in tal senso si ha da fare, sarebbe auspicabile fosse improntata al modello anglosassone in cui tutela del cittadino e della professione non sia dissociata ma considerata una funzione simbiotica imprescindibile.

 

Le soluzioni infermieristiche alla sostenibilità del SSN che vorremmo fossero tenute in considerazione dalla politica.
Sono gli infermieri che per legge dello Stato sono incaricati di prendersi cura globalmente ed in autonomia della salute dei cittadini. In funzione di ciò, un piano nazionale realistico deve tener conto:
- dell'evoluzione del sistema che si occupi più delle cronicità e degli anziani oltre che dell'assistenza domiciliare per seguire le dimissioni precoci;
- le cosiddette prestazioni "leggere" impropriamente gestite negli ospedali rimarranno tali a causa dell'autoreferenzialità degli specialisti medici che se ne sono appropriati;


Le AFT (aggregazioni funzionali territoriali) e le UCCP (unità complesse di cure primarie) forniranno le prestazioni attraverso personale convenzionato con il SSN, ovvero medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti che operano sul territorio. E gli infermieri? Il loro ruolo non esiste? Si vogliono chiamare "complesse" per mantenere il posto di un dirigente di struttura complessa quando non vi è tale necesstità?


La spesa per la strumentazione è esclusiva dei medici. Ma quando si vuole dotare anche gli infermieri di ecografi e materiale sanitario adeguato e moderno?


Se l'incidenza della spesa sanitaria sul PIl (7,1%) è sotto la media OCSE e UE-15 è grazie alla sottovalutazione economica delle retribuzioni dei professionisti dell'assistenza. Se li si vuole motivare non basta più appoggiarsi sullo spirito di sacrificio intrinseco alla categoria ma occorre compensarli con stipendi adeguati a responsabilità e professionalità.
L'efficacia delle cure non può più essere semplicemente legata al numero delle prestazioni eseguite (DRG e specialistica) ma ad uno strumento reale di determinazione dell'efficacia delle cure e di soddisfazione dell'utenza. Occorre definire le rispettive quote infermieristiche e mediche in carico ad un DRG e l’efficacia delle stesse ai fini della soddisfazione dell’utenza.

L'incidenza della spesa amministrativa su quella sanitaria va abbattuta con una politica nazionale di razionalizzazione informatizzata del sistema, deviando le risorse economiche sui veri attori del sistema e cioè verso la componente sanitaria.


In quel documento doveva e deve essere scritto che siano gli infermieri a fare da filtro ed indirizzo delle esigenze di salute dei cittadini (vedi triage) utilizzando a tal fine tutte le conoscenze utili al mantenimento della salute ed al suo ripristino, seguendo scale graduate di interventi via via sempre più specialistici ma senza tralasciare la prevenzione e i corretti stili di vita oltre che le medicine non convenzionali, ricorrendo al medico generico ed allo specialista solo nei casi di reale necessità.

In quel documento doveva e deve essere scritto che siano gli infermieri a certificare lo stato di buona salute o quello di impossibilità a lavorare dei cittadini.


In quel documento doveva e deve essere scritto che siano gli infermieri a prescrivere i presidi sanitari e i farmaci da banco oltre che i farmaci di specialità prescritti con continuità.

In quel documento doveva e deve essere scritto che si abbatta definitivamente l'omertà istituzionale dell'illegittimità anticostituzionale dell'indennità di esclusività (tra i 900 e 1100 euro mensili pur non facendo alcunché)riservata ai soli medici o la si elimini del tutto.

In quel documento doveva e deve essere scritto che occorre rivedere gli standard ottimali di dotazioni organiche assistenziali opportunamente rivisti alle attuali condizioni.


In quel documento doveva e deve essere scritto che i costi della politica in sanità non sono più accettabili in quanto gravano su un sistema clientelare che impedisce il riconoscimento del merito e delle capacità individuali.

In quel documento doveva e deve essere scritto che se la spesa farmaceutica è aumentata del 12% dal 2006,  per gli infermieri ha significato un notevole incremento del carico lavorativo destinato alla somministrazione dei farmaci ospedalieri che dal 2006 al 2011 risulta raddoppiato. L'eccessivo ricorso ai farmaci da cosa è derivato? I costi benefici di tale spesa sono coscientemente monitorati?  Le case farmaceutiche lamentano un eccessivo costo per la ricerca. Se solo 1 sostanza su 5-10 mila supera i test non può significare che la ricerca sia indirizzata male o abbia altre finalità che non quella originaria?
A fronte di tutto ciò, nonostante siano gli infermieri i somministratori, vengono tenuti ignoranti ed esclusi dagli innumerevoli studi condotti negli ospedali, con l'evidente intento di non spartire con loro neppure un cent sui compensi erogati dalle case farmaceutiche.
Le case farmaceutiche chiedono di beneficiare dei 4 miliardi di risparmio generato negli ultimi 10 anni dovuto alla scadenza dei brevetti. Tale cifra consentirebbe da sola a coprire li costi per l'assunzione di 8.000 nuovi infermieri nel SSN.

 

Come sindacato non smetteremo di insistere su queste rivendicazioni ed adotteremo tutti gli strumenti di pressione che potranno essere utili a far svegliare la politica a rendersi conto degli infermieri. Certo, la strada sarebbe stata molto più facile se anche l’IPASVI si sforzasse in tal senso con noi anziché mettersi di traverso. Un’opportunità saranno le elezioni per il rinnovo dei Collegi provinciali che si svolgeranno in autunno. Cambiare è possibile e noi ci proveremo con il nostro importante contributo!

 

Inf. Donato Carrara

Direzione Nazionale NURSIND