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Nunzio De Feo, coordinatore infermieristico, risponde alle Dieci Domande

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 13/11/2014 vai ai commenti

Dieci Domande

Prosegue il nostro viaggio nelle Dieci Domande agli Infermieri, un progetto con il quale ci siamo proposti l'obiettivo di raccogliere le idee, le osservazioni, le critiche dell'"intelligenza buona" degli infermieri, per provare a sintetizzarne le diverse anime e vedute. L'obiettivo generale del progetto è la comprensione, per poterne fare patrimonio, dell'idea che gli infermieri hanno di quella che è, che sarà e/o che dovrebbe essere la loro professione, partendo da una riflessione sullo stato attuale per proiettare consapevolezze, speranze, attese in un progetto di riforma della professione stessa all'interno di quella che dovrà essere la Sanità del terzo millennio.

 

Introduciamo il contributo odierno di Nunzio De Feo con le sue stesse parole…

Ciao Chiara e grazie per quanto stai facendo sul piano dell’informazione e della conoscenza.

Ti ringrazio anche per averci dato la possibilità di offrire un quadro di opinione sulla professione e sulle dinamiche che molto spesso dominano e influenzano i vari contesti assistenziali.

Il quadro di opinione che offrirò ai lettori, è un quadro che devo confessare essere un tantino “viziato” dal mio mondo specifico di riferimento e dalle mie esperienze culturali ed operative.

Il mio mondo di riferimento è stato, fin dalle soglie della mia carriera professionale, il mondo della elevata criticità e dell’elevata dipendenza avendo sempre operato in contesti di area critica e di emergenza.

Attualmente Coordino la U.O. di Anestesia-Rianimazione e Medicina Iperbarica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, centro Hub di riferimento per il sistema di emergenza dell’Area Vasta Nord-Ovest della Regione Toscana.

Ho voluto fare questa puntualizzazione non a caso in quanto il mondo del Critical Care è un mondo che molto spesso si distacca dai contesti operativi culturalmente più conosciuti.

Per circa 20 anni di carriera mi sono dedicato in pieno alla clinica infermieristica pur con un occhio attento e critico all’aspetto gestionale cogliendone spesso forti contraddizioni fino a decidere, dopo il proseguimento degli studi universitari, di dedicarmi al coordinamento mai tralasciando nel mio agire quotidiano, aspetti operativi ad alto contenuto scientifico e professionale ed aspetti fortemente relazionali con il gruppo di riferimento..

Dall’inizio del mio percorso di coordinamento di una struttura altamente complessa, ho sempre avuto ben chiaro non tanto ciò che avrei dovuto essere ma sicuramente ciò che avrei dovuto evitare di essere.

Nella convinzione di ciò che non avrei mai dovuto essere ho costruito ogni giorno insieme ai colleghi straordinari pezzi di un puzzle che a me piace definirlo con il termine di “Nursing Vision” e cioè un nuovo modo di fare sanità pubblica partendo da una visione infermieristica e tenendo sempre ben presente che il mondo in cui tutti i giorni operiamo è un mondo che appartiene ai nostri pazienti e nel quale noi siamo soltanto gli ospiti.

Mettere la famiglia ed il paziente al centro dei nostri obiettivi è la filosofia che guida l’intero gruppo professionale e nel nostro caso, per intero gruppo, intendo veramente il modello fortemente auspicato in cui tutti i professionisti, di diversa formazione, concorrono ad un unico risultato abbracciando tutti la stessa filosofia e cioè fare una ottima sanità pubblica.

Nel nostro essere professionisti “ogni giorno”, e non solo nei forum o nei convegni, cerchiamo di capire cosa viene percepito del “nostro mondo” e questo oltre che dai familiari anche da tutti coloro che ogni giorno imbastiscono relazioni con noi.

Curare i malati in rianimazione è un compito non sempre semplice, specialmente quando la speranza lascia il posto alla certezza della fine; è in questi momenti che fare infermieristica diventa “magico” perché consente di entrare in una sintonia che è comprensibile solo da professionisti che sanno trasformare l’agire nell’essere.

Oggi sono orgogliosamente il “coach” del mio gruppo di professionisti ai quali va tutta la mia stima ed il mio ringraziamento per gli obiettivi ambiziosi che tutti i giorni riescono a raggiungere.

Un giorno di ordinaria follia in rianimazione, come tanti altri giorni, nel quale io non ero presente, uno dei miei “ragazzi” disse “per noi tu ci sei anche quando non ci sei” ed è li che ti accorgi che stai percorrendo il sentiero giusto.

 

Pensare la nostra professione per la nostra professione: dieci domande agli Infermieri

Progetto di InfermieristicaMente: DIECI DOMANDE AGLI INFERMIERI

di Chiara D'Angelo

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Pensare la nostra professione per la nostra professione: dieci domande agli Infermieri

Progetto di InfermieristicaMente: DIECI DOMANDE AGLI INFERMIERI

di Chiara D'Angelo

Risponde Nunzio De Feo, coordinatore infermieristico

 

1. Quali sono per te i problemi più rilevanti che oggi hanno gli infermieri

La crisi di identità è certamente il problema prevalente a cui seguono la ridotta percezione dei valori che fondano ed orientano la professione e la scarsa capacità di “appartenenza” .

La crisi di identità purtroppo è stata favorita negli anni anche da complicità diverse, basti pensare al paradosso degli “atti medici delegati” che ha svilito in passato ed in maniera prepotente il ruolo della professione nei diversi contesti sanitari.

Non vorrei che questo succedesse anche con le competenze avanzate; concettualmente auspicabili e condivisibili ma filosoficamente e politicamente equivocabili.

 

2. Come risolvere questi problemi, cioè con quali idee, proposte e progetti

La risposta è fin troppo semplice; il ruolo della formazione universitaria è un ruolo insostituibile per garantire professionisti di qualità, ma per far questo abbiamo bisogno di docenti di qualità.

E su questo principio che si aprono i problemi: allo stato attuale abbiamo la possibilità di garantire in tutti i corsi di laurea e master nell’ambito delle scienze infermieristiche docenti con curricula tali da definirsi “di qualità”?

Fin quando non centreremo questo obiettivo ci sarà una forte tendenza di “ritorno al passato” tutorando di fatto le attività accademiche spesso con tutor di dubbia provenienza culturale e scientifica.

Il ruolo degli ordini professionali che hanno bisogno di ricalibrare la loro mission in un ottica di servizio, consentendo agli iscritti di percepire l’ordine professionale come un’opportunità, con particolare riferimento alle nuove generazioni di professionisti, che consenta di recuperare i principi filosofici e morali della professione.

 

3. Quali soluzioni organizzative si dovrebbero adottare per mettere in campo una qualche azione collettiva

Le azioni collettive danno sempre il senso di “rivoluzioni” perché cosi fa comodo pensare; io credo fortemente nelle rivoluzioni culturali perché consentono di modificare il sentire comune e la percezione che gli altri hanno di noi.

Una rivoluzione culturale che il mondo infermieristico dovrebbe fare è quella di ritrovare le proprie origini partendo dalla “persona” “sana o malata” che rappresenta il nostro portatore di interessi unico.

Solo se iniziamo a pensare che il nostro essere professionisti deve incontrare i bisogni della popolazione e non della politica o delle dirigenze aziendali allora avremo veramente fatto centro.

Iniziative come dibattiti aperti con la popolazione in cui l’infermiere “scende in strada” per raccontare chi è, e chè il suo ruolo è quello di prendersi cura delle persone nei diversi contesti.

Iniziative permanenti come convegni interprofessionali fra le diverse professionalità sanitarie e con il terzo settore in una vera ottica di servizio non dimenticando il ruolo fondamentale del volontariato civile.

Abbiamo bisogno di promuovere ogni giorno la nostra professione ed in ogni contesto con un processo di “marketing” che coaguli professionalità etica ed estetica.

 

4. Quali iniziative collettive si renderebbero necessarie

Le iniziative di gruppi scientifici presenti nel panorama nazionale ed europeo di diverse discipline infermieristiche possono rappresentare un utile modello di iniziative sulle quali lavorare.

L’integrazione disciplinare ed interdisciplinare deve costituire la base per un cambiamento “di qualità” affinchè si possano perseguire obiettivi ambiziosi degni di una sanità moderna.

Penso sia fondamentale il coinvolgimento delle altre professioni sanitarie che quotidianamente interagiscono nei sistemi sanitari in un ottica di valorizzazione delle competenze e di piena integrazione collettiva.

 

5. “Unità, Progetto, Politica” per te cosa significano

Ho difficoltà a scindere i tre concetti dandone una definizione che ritengo assolutamente priva di significato se non contestualizzandola in un insieme organico e strutturato.

Il concetto di unità ben si presta a strumentalizzazioni diverse a seconda del significato che si voglia attribuire al termine, Politico, Sindacale, Associazionistico, ecc, ma ritengo che gli appartenenti a gruppi di professionisti che utilizzano il loro bagaglio scientifico e culturale che di per se ne definisce il ruolo valorizzandone il pieno interesse sociale, dovrebbero riconoscere in questa visione il reale “senso di appartenenza”.

Tutto ciò non avrebbe senso in assenza di una politica che ne favorisca il pieno perseguimento del ruolo sociale in una visione globale e plurale degli interessi della collettività e nella difesa delle categorie più fragili e più deboli.

Centralità della persona quindi nell’azione progettuale, tenendo sempre ben presente le problematiche e le diverse complessità nella definizione di ruoli, funzioni e competenze che necessitano di essere dirette e coordinate affinchè si possa dare un nuovo orientamento, ripensando in maniera costruttiva a rimodellare il mondo complesso dell’infermieristica, rinnovando quel senso di abitudine che spesso ci opprime e ci protegge.

 

6. Cosa pensi della proposta di organizzare gli Stati Generali degli Infermieri

Che si parli di Stati Generali o di altre iniziative aggreganti nelle quali i gruppi di interesse abbiano la possibilità di ritrovare il terreno della propria identità poco importa, il valore non è terminologico ma simbolico.

E’ assolutamente necessario ricostruire i fondamentali della professione anche nei rapporti con i diversi Stakeolder e con le diverse componenti sanitarie.

E’altrettanto importante riscrivere le regole affinchè si possano finalmente affermare ruoli e funzioni in un ottica universalistica di salute nella quale i professionisti dell’assistenza possano veramente rappresentare il fondamento di un bene comune da preservare e da difendere quale quello della salute pubblica.

Credo che sia forte il bisogno di riunificare il mondo infermieristico: si respira una forte necessità di restituire dignità ad una professione che ancora oggi può essere definita “fortemente vicariante” nelle sue diverse sfaccettature tante quante sono le molteplici realtà in cui l’infermieristica agisce.

 

7. Cosa si dovrebbe fare per prepararli adeguatamente

Il ruolo dei collegi può rappresentare un terreno di preparazione ottimale, ma per fare ciò è assolutamente necessario ritrovare un identità perduta fra lotte di potere e vendette trasversali.

Noi infermieri abbiamo sempre e giustamente criticato altri professionisti molto vicini quali i medici, attribuendo loro una sorta di vocazione alla scalate sociali e di potere, ma appena ne abbiamo avuto la possibilità abbiamo dimostrato di saper fare molto peggio di loro.

E’ cronaca di quest’estate il dover assistere a linciaggi morali e difese di ufficio sui diversi network e social che hanno saputo mostrare una visione del mondo infermieristico distorta e ingiusta.

Questo non è il mondo infermieristico: ne è solo una parte, sicuramente la più visibile, ma solo una parte.

Preparare gli stati generali dell’infermieristica significa anche preparare nuovi modelli di visione dell’ ordine professionale attraverso un profondo rinnovamento dei diversi collegi provinciali con la forte partecipazione dei giovani colleghi che possano rappresentare il vero cambiamento.

Sono molto soddisfatto dell’intervento di Massai sull’eventuale conflitto fra ruoli aziendali e presidenze di collegio anche se non credo che esistano conflitti di ruolo bensi conflitti nei modi in cui il ruolo si interpreta e lo si agisce.

 

8. Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Collegi

Valorizzazione del patrimonio culturale di riferimento

Spiccata propensione sociale in un ottica universalistica della salute

Trasparenza etica e formale nei comportamenti e negli atti

 

9. Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Sindacati

Importante ruolo di consulenza e di mediazione

Maggiore attenzione alle problematiche generali

Capacità di intercettazione delle potenziali fonti di conflitto

 

10. Mi descrivi succintamente la tua idea di infermiere del terzo millennio

La generazione Erasmus saprà dimostrare di saper superare le visioni di parte e dar finalmente vita ad una generazione di professionisti globali.

L’infermiere del terzo millennio spero sia già fra noi, ma ha bisogno di crescere in un vivaio favorevole, non ostile ma aperto a nuovi contributi, e su questo abbiamo ancora molto da imparare dai colleghi europei e mondiali.

Non sarà possibile declinare un futuro ambizioso mantenendo le convinzioni del passato, anche se spesso sono molto comode, ma sarà imperativo guardare oltre i confini delle nostre convinzioni per affermare nuovi modelli culturali per nuovi professionisti.

Nuovi professionisti quindi, per un infermieristica senza confini in un sistema aperto nel quale si possa navigare verso orizzonti ambiziosi certi di essere pronti a raccogliere le sfide che la società saprà presentarci in un ottica di rinnovata centralità degli individui, degni di appartenere ad una professione, si una professione….. la più bella……

 

Grazie Chiara e un abbraccio simbolico a tutti i colleghi che ogni giorno con la professione sanno rendere grande questo nostro paese.

 

 

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