Iscriviti alla newsletter

Francesco Saverio Proia illustra la "Cabina di Regia"

a cura di Chiara D'Angelo

Il 13 novembre si è finalmente posta la prima pietra per la costituzione della “Cabina di Regia Ministero della Salute, Regioni e Sindacati del personale del SSN”.

La Cabina di Regia sarà composta, oltre che dai rappresentanti istituzionali, anche dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative del comparto, dell'area dirigenziale e dell'area convenzionata ed avrà funzioni di "confronto negli ambiti di sviluppo professionale, organizzativo e formativo collegati alle innovazioni introdotte da norme legislative, contrattuali e da specifiche intese", riconoscendo a ciascuna professione coinvolta (e in proprio seno rappresentata dai delegati delle rappresentanze sindacali) la dignità del proprio ruolo in sinergia con le altre, nel rispetto delle reciproche prerogative.

Per la prima volta medici, infermieri e tutte le altre figure professionali parteciperanno attivamente alle decisioni inerenti il proprio futuro professionale.

Di fronte a questa nuova modalità consultiva e decisionale, pubblichiamo un prezioso contributo inviatoci da Francesco Saverio PROIA, alto Dirigente del Ministero della Salute da anni impegnato nello studio e nella definizione delle organizzazioni sanitarie, tra i principali promotori delle "Competenze avanzate" e della "Cabina di regia" delle professioni sanitarie, al centro della riforma del sistema sanitario nazionale; ringraziandolo sentitamente e con rinnovata stima.

 

 

Con un atto altamente solenne, cioè con un Accordo Stato-Regioni, nella riunione del 13 novembre 2014 la Conferenza Stato Regioni ha approvato la proposta avanzata dal Ministro della Salute di istituzione della “Cabina di regia per la regolazione della vita professionale ed organizzativa” tra Stato, Regioni e Sindacati del personale dipendente (comparto e dirigenza) e convenzionato del Servizio Sanitario Nazionale.

E' bene ricordare che la Cabina di Regia era nata come proposta all'inizio dell'anno come proposta dell'allora Sottosegretario Fadda e rilanciata dall'attuale De Filippo, condivisa da tutte le organizzazioni sindacali quale necessario strumento per affrontare al meglio le problematiche che deriveranno dall'attuazione del Patto per la Salute 2014/2017 che prevederà una profonda innovazione e modernizzazione ad iniziare dall’organizzazione del lavoro negli ospedali per intensità di cura all'attuazione delle cure primarie nelle 24 ore e sette giorni alla settimana nei distretti nel territorio ed a domicilio del cittadino.

Con questa originale forma di partecipazione del sindacato si vuol cambiare verso nella modalità e nei contenuti nelle relazioni sindacali tra Ministero della Salute e Regioni da una parte e dall’altra parte il diffuso ed articolato soggettivismo sindacale del comparto sanità, della dirigenza medica e sanitaria, di quella tecnico, professionale ed amministrativa e del personale convenzionato medico e delle altre professioni sanitarie: oltre 800.000 professionisti produttori di salute senza il cui coinvolgimento e protagonismo attivo l’attuazione del Patto per la Salute può rischiare di rimanere uno stupendo programma riformatore ma privo delle gambe per camminare.

            Alla Categoria del personale della Sanità Stato e Regioni già chiedono molto ed ricevono molto: grazie al loro quotidiano sacrificio che il SSN, nonostante le risorse sempre più ridotte, garantisce ad oltre 60 milioni di cittadini italiani e di altre nazionalità, il diritto alla salute con l’impegno ed il sacrificio dei nuovi eroi, infermieri, medici ed altri operatori sanitari in sottorganico, con carichi di lavoro sempre più pressanti, sia quelli ultracinquantenni o ultrasessantenni presenti nei turni notturni e festivi per garantirci le cure e l’assistenza, che quei giovani professionisti della salute precari, con contratti flessibili co.co.co., co.co.pro o false partite iva o peggio nelle c.d. cooperative sociosanitarie, sottopagati, senza diritti, senza la certezza di un futuro professionale, operano nell’emergenza e nei settori più strategici della sanità: guerrieri dell’unica guerra che sia giusto combattere: quella contro le malattie, gli infortuni e perché la nostra attesa di vita non solo sia più lunga ma anche migliore.

Sono convinto che sia l’ora che per questi nostri eroi lo Stato e Le Regioni avviino un processo innovativo per fornire loro la giusta ed adeguata risposta che parta dall’assunto fondamentale che la risorsa umana e professionale operante per la tutela della salute sia la centralità strategica per l’attuazione dei principi dell’articolo 32 della Costituzione e della conseguente Riforma Sanitaria e pertanto, conseguentemente, si dia corso ad un percorso che ne promuova e garantisca la loro valorizzazione e la partecipazione alle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria a livello nazionale e regionale.

Una sfida così grande che ci attende quale l’attuazione piena ed estensiva del Patto per la Salute non può che avere come presupposto la realizzazione formale e solenne di una “Cabina di regia” tra il Ministero della Salute e gli altri Ministeri interessati, le Regioni ed i Sindacati del personale del Servizio Sanitario Nazionale, tutti nessuno escluso, sia quello dipendente che quello convenzionato, sia quello dirigenziale, medici compresi, che quello del comparto.

Quello che a prima vista potrebbe apparire impossibile dovrebbe divenire la normalità: nuove e discontinue modalità di relazioni sindacali siano realtà: non più tavoli negoziali separati e non comunicanti bensì un’assise unitaria ed unificante laddove i problemi ed i contenuti riguardino l’organizzazione del lavoro, l’evoluzione professionale, il monitoraggio, la verifica delle innovazioni e la promozione di quelle positive e migliorative.

Il poter riunire in un unico tavolo tutti i sindacati rappresentativi del personale sanitario ha come prima conseguenza strategica il far divenire “il Lavoro in Sanità” il coprotagonista, insieme a chi governa ai livelli nazionale, regionale ed aziendale, dei processi in corso di riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale che, come ho detto prima, è una delle più grandi ed efficaci scelte di civiltà del nostro Stato ma anche il dar corso ad una più estensiva attuazione del dettato della Costituzione Repubblicana, la quale, se è vero come è vero la più bella che ci sia, oltre all’articolo 32 sul diritto alla salute, all’articolo 1 stabilisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, intuizione che proprio in sanità dispiega il massimo di potenzialità in quanto è qui che la risorsa umana e professionale costituisce la centralità nell’erogazione delle prestazioni ai cittadini.

Pertanto la difesa, il consolidamento e l’augurabile potenziamento della natura di sistema universalistico e solidaristico di attuazione del diritto alla salute individuale e collettiva ritengo che debba prevedere, quale postulato fondamentale ed imprescindibile, in forma discontinua ed innovativa rispetto alle precedenti esperienze, la partecipazione, come protagonisti attivi e non come soggetti informati, insieme a Stato e Regioni, i produttori di salute per il tramite dei loro rappresentanti sindacali, professionali e scientifici nel settore pubblico come in quello privato, sia con rapporto di lavoro dipendente che con rapporto di lavoro convenzionato, alla attività di programmazione e monitoraggio del S.S.N, ad iniziare dalla piena attuazione del nuovo Patto per la Salute ed alla sua successiva concretizzazione ai livelli nazionale e regionale.

           E’ evidente, infatti, che i processi di modifica innovativa che il nuovo Patto per la Salute mette in essere per difendere, consolidare e se fosse possibile estendere la capacità del SSN nella sua mission di tutela della salute individuale e collettiva, non possono che attuarsi se si realizza la comprensione, la condivisione ed il coinvolgimento dei soggetti, ad iniziare dalle centinaia di migliaia di professioniste e professionisti sanitari, che dovranno quotidianamente programmarli, attuarli, monitorarli e verificarne gli effetti.

            Ne consegue che si debba partire dall’evidente constatazione che il SSN avvii una profonda modifica dell’organizzazione del funzionale all’evoluzione scientifica, tecnologica nonché dell’ordinamento e della formazione delle operatrici e degli operatori: dall’ospedale per intensità di cura alle cure primarie nel territorio presenti sulle 24 ore, alle implementazioni delle competenze delle professioni sanitarie alla valorizzazione della carriera professionale e non solo di quella gestionale della dirigenza medica e sanitaria, sono alcune delle priorità la cui stessa progettazione ma soprattutto la sua realizzazione, condivisa e convinta, non possa aver corso senza il confronto e la partecipazione attiva dei soggetti che di tale modifica non saranno solo i destinatari bensì i protagonisti.

Il fatto che il nostro sistema sanitario, come l’intero Stato sociale, stia nell’’attuale situazione di crisi economica, non è utilizzato per negare la diretta partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Aziende e delle Istituzioni Sanitarie al risanamento dei conti ed alla qualificazione della spesa pubblica, bensì può essere l’occasione favorevole ed opportuna perché responsabilizzandoli in prima persona, ci si possa avvalere delle loro competenze scientifiche, organizzative e professionali.

Infatti per superare le sacche di inappropriatezza tecnica di inefficienze organizzative e gestionali e di utilizzo indotto o non corretto della domanda di salute, procedendo ad una qualificata revisione appropriata ed etica dell’attuale utilizzo delle risorse in grado di invertire tale tendenza, chi più del personale, una volta motivato e responsabilizzato può contribuire a questa iniziativa di bonifica e di riutilizzo delle risorse, soprattutto se queste una volta recuperate possano rimanere in Sanità e finalizzate ad incentivare l’innovazione dell’organizzazione del lavoro e lo sviluppo professionale, ma anche, e soprattutto ad investire nell’occupazione, rimarginando la ferita con le nuove generazioni di professionisti della salute ai quali si sta rischiando di negargli la speranza del presente e del futuro professionale?

Non è retorico ricordare, ma è un atto dovuto, che la storia del Servizio Sanitario Nazionale, dallo scioglimento del precedente sistema mutualistico, alla difesa e mantenimento delle sue caratteristiche di sistema universale, pubblico e solidaristico hanno visto in prima fila i sindacati, gli ordini, i collegi, le associazioni professionali e le società scientifiche del personale, per questo per chi governa è doveroso ed etico far sì che la pluralità dei saperi professionali, che sono il valore aggiunto in sanità, siano messi in condizione di dar corso alla loro potenzialità e capacità riformatrici in uno scenario unitario ed unificante che superi le consuete metodologie e ritualità della contrattazione, ancora valide per questioni specifiche e settoriali ma non per la realizzazione di un disegno strategico di sistema, qual è il Patto per la Salute.

Per tutte queste considerazioni la ormai realtà della “ Cabina di regia” presso il Ministero della Salute potrà essere in grado di valorizzare la partecipazione delle rappresentanze sindacali e professionali del personale del SSN alla programmazione ed al monitoraggio dell’innovazione dell’organizzazione del lavoro sanitario, da realizzare oltre le già previste sedi negoziali e cioè l’area del personale a convenzione (Medicina di medicina generale, Pediatria di libera scelta, Specialistica Ambulatoriale) quella delle dirigenze (medico veterinaria e Sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa) e quella del Comparto nonché della galassia del settore privato; bensì per l’interdipendenza, l’interazione e l’integrazione funzionali di tutte queste aree, in un unico ed unitario tavolo di confronto con il Ministero e le Regioni, senza nulla togliere a successivi momenti specifici ma che successivamente debbano essere ricondotti a questo tavolo di confronto ministeriale.

L’avvio di un unitario ed unificante tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, maggiormente rappresentative che elabori, realizzi e verifichi intese programmatorie con Ministero della Salute e Regioni, anche sui contenuti del Patto per la Salute, ritengo che debba costituire la qualificata e positiva innovazione di un Ministero della Salute ma dell’intero Governo che pensionando l’era nefasta dei steccati e delle contrapposizioni, anche tra le professioni, scateni tutto il protagonismo attivo e positivo, con il necessario intreccio ed integrazioni dei saperi professionali, patrimonio delle centinaia di migliaia di professionisti ed operatori sanitari da investire realizzare per la difesa, il mantenimento e, si auspica, il potenziamento e rilancio del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

 

Saverio Proia