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Prescrizione infermieristica: in Italia la discussione è ancora soggiogata dalla paura infondata

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 28/04/2015 vai ai commenti

Competenze Avanzate - Le prese di posizioneNursing

di Chiara D'Angelo

 

Di prescrizione infermieristica si parla da tempo, ed il Nursind in proposito ha presentato, fra gli altri argomenti, anche un documento contenente le osservazioni del sindacato alla bozza di DDL di attuazione dell’art. 22 del Patto per la Salute (Clicca)

Riguardo al tema specifico della prescrizione infermieristica il Nursind sostiene come questa sia improcrastinabile e ne definisce gli ambiti di applicabilità circoscrivendoli ai processi assistenziali (prescrizione di presidi, esami, farmaci comuni).

In Spagna un’analoga estensione ha già superato i primi step per la sua ratifica, essendo giunta ora al Consiglio di Stato e da questo, poi, passerà al Governo (Clicca)Un esempio, quello spagnolo, citato spesso nella discussione, ma non isolato; si pensi alla Gran Bretagna, ad esempio.

In Italia siamo ancora ai germogli della discussione, e purtroppo registriamo come questa stenti a decollare fattivamente poiché la resistenza dei retaggi culturali e, talvolta, corporativi, fa sentire tutto il suo peso.

Da un lato è palese ormai la consapevolezza che l’infermiere già di fatto si ritrova ad operare in situazioni in cui la prescrizione, seppur non formalmente, rientra nella sua attività routinaria (il richiamo è alla prassi molto diffusa di chiedere al medico di firmare prescrizioni che l’infermiere stesso è chiamato a compilare, oppure a paradossali passaggi burocratici che impongono che sia il medico a prescrivere dispositivi del cui uso e della cui opportunità è l’infermiere ad essere l’unico professionista esperto, o agli esami che in ambito ospedaliero l’infermiere provvede a fare eseguire per poi lasciare, giustamente, al medico la sola valutazione degli esiti, e molti altri casi ancora).

Al tempo stesso, di fronte alla richiesta di formalizzare questa attività effettiva, e quindi di riconoscerne i contorni legali e professionali, si assiste ad una vera e propria levata di scudi dei medici (alcuni) che ritengono che questo impoverisca il loro ruolo, che la salute dei cittadini sia gravemente minacciata, che di punto in bianco ci si ritrovi nelle mani di improvvisati ed improvvidi dilettanti.

Anche una delle rappresentanze dei farmacisti (Pia Policicchio, FENAGIFAR) si è espressa in questi termini, peraltro rappresentando argomentazioni troppo facilmente discutibili (Clicca). Così come è infondato il timore che la prescrizione infermieristica possa impedire al medico di vedere i suoi pazienti, espresso finanche da chi sta invece attuando una forma di sinergia interprofessionale avanzata (per il nostro Paese) come in Toscana il dott. Saffi Ettore Giustini, della SIMG (Clicca)

Riorganizzare il sistema sanitario e il lavoro in sanità non può prescindere dal ridisegnare gli ambiti e le sinergie tra le competenze e gli atti delle diverse figure professionali, riconoscendo a ciascuna la peculiarità e le specialità di cui è portatrice, anche in considerazione della notevole (e forse sfuggita a taluni) evoluzione che la preparazione dei professionisti ha subito negli ultimi decenni.

Non è proficuo pensare ad un rinnovamento se si assume come premessa che le professioni sanitarie siano quelle che erano vent’anni fa, proprio perché così facendo partiamo già fuori strada.

E’ imperativo allora lasciare da parte timori atavici e spauracchi vari, e ragionare sulle professioni così come sono oggi e, soprattutto, così come saranno e dovrebbero essere domani (anche attraverso specifici percorsi formativi), con la serenità che nessuno ci perderà nulla, che il medico sarà sempre il medico e l’infermiere sarà l’infermiere, e non l’assistente del medico. Ma, soprattutto, ci guadagneranno i cittadini, che avranno risposte ai propri bisogni assistenziali più rapide, specifiche ed efficaci.