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IMPARARE DAGLI ERRORI SI PUO’... PAROLA DI FRANCESCO FALLI

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 07/12/2013 vai ai commenti

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di Chiara D'Angelo

Sabato 7 dicembre a Feltre (Belluno) si è tenuto il Corso “Imparare dagli errori, contenere i rischi assistenziali e prevenire gli incidenti”, relatore il dott. Francesco Falli, Presidente del Collegio IPASVI di La Spezia ed esperto di rischio clinico. Evento formativo, promosso dal NurSind, più volte l’anno e in diverse località d’Italia che riscuote ogni volta grande partecipazione, ricco dibattito e soddisfazione da parte degli intervenuti. Forse non tutti sanno che questo Corso ha ispirato la stesura del libro: "QUANDO L'ERRORE DIVENTA UNA LEZIONE GRATUITA" di Francesco Falli e Gian Luca Ottomanelli. Ed è proprio su questo testo che Francesco Falli ha gentilmente risposto alle domande di Infermieristicamente.

 

Francesco, come nasce l’idea del libro? 

Il libro è figlio di un corso ECM del 2005 che vive, aggiornato e modificato, ancora oggi, progettato per ragionare sugli errori che riguardano noi Infermieri, e pensato dal collega Ottomanelli (il mio Vice) e da me quando sentimmo l'orrenda notizia della morte per un'endovena di potassio di Daniele, il bambino piemontese ucciso per un antibiotico diluito male: fu da quell'episodio che partì la prima ''raccomandazione'' ministeriale sulla sicurezza, che dispose di conservare fiale e soluzioni contenenti il potassio ''da un'altra parte'' rispetto ai restanti farmaci. La prima edizione si è esaurita subito, ne è seguita un’altra, l’attuale, per accontentare le richieste dei colleghi, ovviamente abbiamo colto il momento per aggiornarlo.

 

Perché la scelta dello stile narrativo adottato rispetto ad un altro? 

Sai, ho preso parte come discente a molti corsi sul rischio e sono consapevole e convinto davvero che la teoria è importantissima. Però so anche che se prendo un Infermiere (o un altro esponente di una Professione Sanitaria) e lo piazzo ''a forza'' ad un evento aziendale dove un relatore anche bravino, ma un pò tradizionale, gli spiega nei dettagli ''teorici'' la teoria del ''formaggio svizzero'' rischio di erogare ECM senza crescita della consapevolezza. Se invece descrivo cosa è successo a un collega, passo dopo passo, durante una manovra che tanti -se non tutti - fanno spesso fra i presenti al corso (ad esempio, diluire un farmaco, cosa che ha appunto ucciso Daniele, anni 2, e purtroppo anche altri) inevitabilmente l'attenzione cresce.... i colleghi mi scrivono di essersi riconosciuti nelle descrizione delle cose che racconto, forse anche perchè io fino a non molti anni fa sono stato uno di coloro che facevano esattamente queste attività 'classiche': somministrazione terapia, gestione analisi ematiche e applicazione delle prescrizioni diagnostiche e le mille cose che un Infermiere sa fare e sa fare, spesso, anche bene..

 

Qual’è stato il tuo “vissuto personale” rispetto a questo libro? 

Ecco, vedi, io ho voluto solo divulgare una mia emozione, ma so che -esattamente come succede coi propri figli, e lo so perchè da figlio sono stato esattamente così poco ricettivo coi miei genitori- il valore dell'esperienza altrui raramente è recepito. Allora insisto sulle storie, sugli episodi, cerco di rimarcare cosa e come ha condotto all'errore o come ha fatto quel collega a ''salvare'' una vita (e se stesso, e il suo equilibrio) semplicemente facendo un controllo in più....il libro, come il corso, si appoggia solo su Storie (ti raccomando la maiuscola, ci tengo!) vere, e su racconti di colleghi tutti protetti dall'anonimato, ma portatori di esperienze sincere, reali, perfino di condanne...sono cresciuto nel libro, col libro e nel ritorno dei colleghi verso di me, verso chi mi ha scritto per dirmi che ora fanno più caso alle loro procedure, all'accresciuto rischio che deriva, per esempio, dal farsi interrompere durante la somministrazione dei farmaci, che la SISIP (Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche) misura nel 12%. I tagli e la spending review non aumentano la sicurezza delle procedure. L'ambiente gioca un ruolo determinante, con le sue regole e le sue dinamiche, con la sua cultura e anche con la cura - o con la sua carenza- verso i Professionisti che vi operano.

 

Mi ha sempre colpita il fatto che tu non abbia mai fatto pubblicità a questa tua opera, nei numerosi corsi che tieni sull’argomento in giro per l’Italia. Perché?

Perchè sono uno fin troppo esposto: lo so che non ci crederai mai, ma io sono , di base, un tizio abbastanza riservato e perfino timido: fidati di me. Il fatto che sia per me ormai facilissimo parlare in pubblico non cambia la natura del mio carattere, che è molto ligure in questo: ma se sai come aprirmi , io so volere bene con cura e onestà, lo sanno i miei amici e lo sanno coloro che hanno percorso, con me, pezzi di strada insieme.

 

Francesco, qual è ad oggi la tua idea del professionista infermiere e come prevedi evolverà, se evolverà, la professione infermieristica? 

Sono preoccupato perchè vedo che ancora non riusciamo a rimarcare tutti insieme i valori ''di base'': va benissimo ''collezionare'' i crediti ECM o accumulare i Master, ma sarebbe bellissimo che tutti insieme, ad ogni piè sospinto, ad ogni occasione, ricordassimo il nostro Valore come dichiarano certe evidenze scientifiche (non le opinioni da cucinetta) che DIMOSTRANO come un numero inadeguato di Infermieri è causa di errori (appunto!), dell'aumento di decessi, di sviluppo di complicanze, di diffusione delle infezioni incluse quelle resistenti e/o mortali....ho spedito più volte a tutti i colleghi spezzini, e citato in ogni sede possibile, il lavoro del 2011 dell'americano Needleman, ripreso in Italia da Carlo Orlandi del'HSR S.Raffaele, che dimostra tutto questo...e non capisco perchè non lo impariamo a memoria come un mantra, e non lo ricordiamo a tutti i possibili interlocutori...chiedendo aiuto, impegnandoci in prima persona, almeno un pochino, un pomeriggio al mese....invece no, è più facile e meno costoso dire che le cose non funzionano, magari accusando di protagonismo, o rimarcando i suoi limiti, quel collega che in qualche modo o in qualche forma sta cercando di promuovere il cambiamento, e buona notte.

 

Cosa “rimproveri” ai colleghi infermieri? 

Lo scollamento, non siamo assolutamente uniti. E per di più siamo, soprattutto noi (anche altri profili, certo), danneggiati dall'attuale situazione. E si allontana la possibilità della pensione; molte colleghe sono ancora in turno dopo molti anni e non c'è modo di levarle per mancato turn over....

 

Un augurio e un consiglio a tutti i colleghi... 

Di crederci, di non mollare, e di farsi coinvolgere in qualcosa di valido per la categoria, e dunque per loro stessi: ci sono le associazioni professionali, ci sono gli ordini, ci sono le sigle sindacali ora anche di categoria e si deve pensare che se si possiedono più informazioni (che sono l'inevitabile conseguenza di questa scelta di coinvolgimento) si potrà essere meno fragili, meno esposti....se posso, descrivo anche in questo caso la mia esperienza: erano gli Anni Novanta dell'ultimo secolo dello scorso Millennio, avevo un coordinatore (o meglio, allora era il ''Capo sala'', rigorosamente!) spesso in polemica con i Medici della nostra realtà... lavoravo in una terapia intensiva e ci piaceva molto fare le emogasanalisi (''puntura'' dell'arteria radiale), ci sentivamo come Rambo...solo da lì a poco sarebbero arrivati i cateterini permanenti in arteria radiale,dai quali semplicemente girando un rubinetto è oggi possibile prelevare il campione di sangue per la valutazioni di ossigeno, PCO2, bicarbonati, e gli altri parametri classici dell'esame. Ma l'allora vigente mansionario(o DPR 225/74) era chiaro: noi Infermieri non avevamo la possibilità normativa di effettuare che i prelievi venosi. Mentre nella nostra realtà (ogni mattina in particolare) erano tantissime le EGA effettuate da noi Infermieri.... dopo l'ennesimo bisticcio coi Medici, il Capo sala ci vietò di fare anche una sola ulteriore emogas, aggiungendo che ci avrebbe denunciato per abuso di professione: la manovra era riservata ai soli Medici!! Così, molto amareggiati e avviliti, stoppammo l'attività di prelievo arterioso dalla radiale.... La mattina seguente io ero di nuovo in turno per un cambio con una collega, e scoprii che dopo sole 24 ore si era enormemente ridotto il numero delle emogas arteriose da effettuare, sugli stessi malati!!! In sostanza, quando eravamo noi Infermieri a prelevare i campioni di sangue arterioso ne venivano previste molte, molte di più. Quando finì la crisi fra Coordinatore e Medici riavemmo il via libera. Ma io non aggredii mai più nella mia vita un'arteria, non certo perchè non ne ero capace, ma perchè mi sentivo consapevole di un abuso. E quando, morto il ''mansionario'', avrei potuto ancora rifarlo (come confermò in seguito, sul caso di specie, anche il Consiglio Superiore di Sanità nel 2005) non ero più in assistenza diretta, ma avevo accumulato intanto altri esempi di crescita interiore legata alla mia maturazione e consapevolezza, che mi aveva fatto forse a tratti rompipalle, ma sicuramente più aggiornato, attento, alla fine in grado di muovermi con maggiore sicurezza, frutto della mia accresciuta informazione sulle coordinate del mio lavoro...che mi ha permesso poi di allontanare da me le cose non mie, per essere più dedicato e concentrato sulle questioni completamente a ''mio carico''.... Il tutto, spero sia compreso, non nel mio solo interesse, ma in quello degli assistiti: e se leggo l'allora vigente (ieri, come oggi) DM 739 del 14.9.1994 vedo che c'è anche scritto, perfino!! Ringraziando ancora una volta Francesco Falli per la disponibilità informiamo che, per chi fosse interessato al libro, ci sono ancora poche copie disponibili presso la casa editrice"Meet and Service" di Pavia.