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Vicenza e il caso “gara di aghi al PS”: dipendenti innocenti, accuse false. L’Azienda archivia il procedimento.

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La Redazione
Pubblicato il: 01/05/2016 vai ai commenti

Comunicati StampaNurSind dal territorioVeneto

L’infuocata vicenda che ha visto intentare un procedimento disciplinare contro medici e infermieri del Pronto Soccorso dell’ULSS 6 di Vicenza è crollata dinnanzi all’assoluta insussistenza delle accuse. La stessa Azienda sanitaria ha infatti notificato agli interessati la conclusione e l’archiviazione dei provvedimenti intentati a loro carico, poiché non c’è prova della sussistenza delle accuse mosse verso di loro. Accusati falsamente, dunque.

I Segretari Nazionale e Provinciale Nursind Andrea Bottega e Andrea Gregori rendono noto con un comunicato stampa il contenuto della decisione dell’ULSS Vicentina e, incassando il riconoscimento della falsità delle accuse mosse artatamente contro i dipendenti, rilanciano richiamando le responsabilità di chi ha volutamente inscenato un caso disciplinare fondandolo sulla menzogna e infangando il buon nome dei dipendenti in oggetto, dell’Ospedale di Vicenza e di tutta la sanità vicentina. Comportamento reiterato anche dopo la chiusura del procedimento disciplinare quando, pur in presenza dell’accertamento della insussistenza delle accuse inizialmente mosse, l’accusatore ha rinfocolato, con la stessa indole menzognera, un caso mediatico altrettanto infondato quanto dannoso per l’immagine delle persone perbene coinvolte e della sanità vicentina.

Quello che ci si attende, ora, è che la verità ritrovi il dominio sulla menzogna e che chi dichiara il falso per colpire degli innocenti incontri la Giustizia sul suo cammino.

 

COMUNICATO STAMPA

Chat tra infermieri e medici all’Ulss 6 di Vicenza: per l’Azienda le accuse erano false

Il segretario nazionale Andrea Bottega ed il segretario provinciale Andrea Gregori: “L’azienda Ulss 6 di Vicenza ha riconosciuto che il verbale di accusa era non veritiero”

 

Vicenza, 1 maggio 2016. “Con la diffusione dell’esito del procedimento disciplinare di uno degli interessati, in linea con quelli elaborati per gli altri, intendiamo far comprendere una volta per tutte all’opinione pubblica come si sono svolti i fatti. Non abbiamo alcun dubbio che si arriverà alla verità per i dipendenti del pronto soccorso di Vicenza, oggetto di accuse false ed infondate”. Con queste parole il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega ed il segretario provinciale Andrea Gregori fanno definitivamente chiarezza sulla vicenda che nei giorni scorsi ha scosso la Sanità vicentina arrivando alle prime pagine ed ai Tg nazionali.

Il Nursind, infatti, con la diffusione alla stampa del provvedimento dell’Ulss 6 di Vicenza ha fatto un’operazione di trasparenza, perché sulla vicenda non reputa ci sia nulla da temere. Così viene prodotto il documento ufficiale di chiusura del procedimento, che non è la versione dei fatti dal punto di vista del sindacato, bensì dell’Azienda Ulss 6 di Vicenza. “Dalla documentazione aziendale, ribadiamo non sindacale – aggiungono Bottega e Gregori - si evince chiaramente che le accuse rivolte sono frutto di una intenzionale volontà di riferire circostanze non vere. Questo è quanto è stato accertato dall’Azienda dopo mesi di indagini. L’ipotesi di una gara, il pensiero di una sfida è stato presente solo nella mente di chi ha accusato. Convocati a gennaio ed ignari di cosa fossero chiamati a rispondere, i dipendenti hanno negato la versione dei fatti che si voleva loro attribuire. Non c’è stata la volontà di ascoltare, bensì solo quella di colpire indipendentemente dalla verità”.

Chiarezza è fatta, dunque, ma ora la vicenda dovrà trasferirsi dalle accuse false mosse ai lavoratori a chi, in modo subdolo, ha posto in atto una condotta che ha esposto ad un grave danno all’immagine l’Ospedale civile di Vicenza e l’intero complesso della Sanità veneta. “Non accettiamo lezioni morali – sottolinea Bottega - da chi è disposto a dichiarare il falso per accusare degli innocenti. Questo è il vero comportamento che andrebbe sanzionato disciplinarmente nel rapporto di lavoro, come previsto dall’art. 55 bis comma 7 e dal punto di vista ordinistico. I politici onesti, invece, dovrebbero prendere le distanze da chi mente sapendo di mentire. È auspicabile, poi, che i cittadini, accertati i fatti come è successo, facciano sentire la vicinanza a chi ogni giorno si sacrifica per tutelare la loro salute”.

Il Nursind è chiaro: “chi oggi chiede l’allontanamento di queste persone accusate falsamente sa di farlo ad indagine chiusa, cioè quando è stata accertata la mancanza di reati, di condotte censurabili e di inadempienze lavorative. Perché salvare chi falsamente produce prove a scapito di altri e condannare chi è stato definitivamente scagionato da ogni accusa?

A chi chiede punizioni esemplari si fa presente che gli otto professionisti sono già stati giudicati ed assolti. Chi non è ancora stato giudicato, invece, è chi ha dichiarato il falso, chi infanga il buon nome della Sanità pubblica, dell’Ospedale di Vicenza e dei suoi dipendenti non merita onori”.

Non è il Nursind, quindi, che “assolve” gli infermieri, ma la stessa Azienda Ulss 6 di Vicenza, che ha verificato i fatti ed accertato la verità inequivocabilmente. Parlano i documenti, le registrazioni, le testimonianze. Se ci fosse stata una minima ipotesi di reato, l’Azienda avrebbe trasmesso tutto in procura, ma così non è accaduto, perché le accuse erano false e nessun gioco ai danni dei pazienti si è mai verificato. “Il resto è chiacchiera infamante il cui conto, speriamo, per la credibilità della politica, dell’amministrazione pubblica e delle istituzioni nei confronti dei cittadini, sarà chiesto a chi ne è responsabile. Rimane ancora oggetto di indagine il motivo per cui a distanza di mesi – concludono Bottega e Gregori - la settimana successiva all’archiviazione dei procedimenti, qualcuno ha costruito un caso mediatico non a tutela dei cittadini, dato che la falsità delle accuse è stata già provata, bensì per colpire i dipendenti e l’immagine dall’Ospedale di Vicenza. Confidiamo che la stampa libera e gli ispettori regionali diano una risposta alla cittadinanza tutta, perché è interesse di che emerga chi dice la verità”.

 

Conclusione procedimento disciplinare QUI