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Nursind e Fsi in tribunale per difendere diritti di 66 lavoratori del laboratorio analisi di Pordenone

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La Redazione
Pubblicato il: 27/05/2016 vai ai commenti

Comunicati StampaFriuli Venezia Giulia

COMUNICATO STAMPA

 

Nursind e Fsi in tribunale per difendere i diritti di 66 lavoratori del laboratorio dell'ospedale di Pordenone, dopo il mancato accordo tra Aas 5 e sindacato sul contratto decentrato sull'orario di lavoro

Altavilla (Nursind) e Carnelutto (Fsi): «Chiederemo revoca del recupero degli ultimi dieci anni e restituzione delle ore decurtate del 2015»


Nessun accordo tra Azienda sanitaria 5, Nursind e Fsi (Federazione  sindacati indipendenti) sul contratto decentrato sull'orario di lavoro: i  sindacati decidono di procedere con la battaglia legale. Nonostante il giudice abbia dichiarato illegittimo il comportamento dell'Aas 5 nei  confronti dei lavoratori (procedura d’urgenza 739/2015), questi ultimi, assistiti da Nursind e Fsi, hanno tentato in tutti i modi di giungere a una  definizione conciliativa, ma invano. «L'Azienda, pur avendo in un primo tempo manifestato volontà in tal senso, ha reso di fatto impossibile l’accordo -dichiarano Gianluca Altavilla, segretario provinciale del Nursind, e Virginia Carnelutto, segretaria aziendale  della Fsi -. I ricorrenti erano persino disposti ad accettare, in via conciliativa, la già effettuata decurtazione delle ore lavorate nel 2015, ma l'Aas 5 pretendeva che i ricorrenti concordassero di segnalare alla Corte dei Conti il caso per eventuale profilo di indebito. L'allora direttore generale dell'Aas 5 Paolo Bordon e il direttore amministrativo Tecla Del Dò hanno cercato di scaricare così eventuali responsabilità della dirigenza aziendale sui lavoratori». Altavilla e Carnelutto si chiedono «come sia possibile pensare che un dipendente possa essere responsabile di scelte organizzative, e tra l'altro anche contrattuali, assunte da direttori generali succedutisi sino allo stesso Bordon e sottoscritte da tutte le Ooss. Se Bordon e Del Dò avessero realmente paventato un danno erariale, avrebbero dovuto subito chiedere ristoro ai precedenti direttori generali e amministrativi, nonché a loro stessi. Invece, si sono dimostrati deboli coi forti e forti coi deboli, rifacendosi su lavoratori che sono anche elettori e votano quei politici che piazzano i vari direttori generali». Secondo i sindacati, «non è possibile che paghino i lavoratori che in questi anni, col loro impegno, hanno fatto aumentare il fatturato dell'Azienda, portando benefici all'utenza e migliorando la qualità del servizio. Chiederemo revoca del recupero degli ultimi dieci anni  e restituzione delle ore decurtate del 2015. Bordon  e Del Dò sappiano che Nursind e Fsi non si fermeranno finché non saranno riconosciuti dignità e diritti dei lavoratori». 

Quanto alla vicenda, ricordiamo i passaggi principali: il  contratto decentrato sull'orario di lavoro, applicato da 15 anni, prevedeva per i dipendenti di laboratorio e Sit, a fronte di un'apertura dei servizi all'utenza sulle 12 ore per 6 e 7 giorni e di una flessibilità che ha permesso all'Azienda di risparmiare su assunzioni e straordinari pagati, una riduzione oraria a 35 ore medie settimanali (come prevista da contratto nazionale). Questo ha portato, oltre alla soddisfazione dei cittadini, grandi benefici all'Azienda in termini economici e di immagine. L'Aas 5, però, ha unilateralmente dichiarato illegittimo il contratto decentrato sull'orario di lavoro, chiedendo ai dipendenti un recupero retroattivo di dieci anni delle ore di lavoro mancanti rispetto alle 36 ore settimanali, oltre che col mancato pagamento degli incentivi. Tutto questo per sospetto di danno erariale.  Pertanto,  Federazione sindacati indipendenti e Nursind, unitamente ai lavoratori, hanno avviato un iter legale per la revoca del recupero,  la restituzione delle ore decurtate e il pagamento degli incentivi spettanti. Il giudice aveva riconosciuto l’illegittimità dell’operato dell’Azienda, auspicando una modifica di atteggiamento da parte della direzione. Ma questo non si è verificato. Ora, dunque, la battaglia legale prosegue.