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Abruzzo. 69enne muore dopo esser stato rifiutato da 7 ospedali per mancanza di personale.

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 23/08/2016 vai ai commenti

AbruzzoNurSind dal territorio

Il dramma di un pratolano di 69 anni colpito da aneurisma: andava operato, ma in Abruzzo non c’era personale. Il manager della Asl Tordera dichiara che a Sulmona è stato fatto tutto il possibile mentre i familiari di Lorenzo Di Nino confermano le accuse. Il tribunale per i diritti del malato chiede chiarezza. 

In sette ospedali abruzzesi non è possibile eseguire l’intervento chirurgico perché non c’è personale a sufficienza. A Chieti le sale operatorie sono occupate. Lorenzo Di Nino, 69 anni, di Pratola Peligna, colpito da aneurisma all’aorta nella sua abitazione, muore a cinque ore dal malore, nel piazzale dell’ospedale di Terni, in Umbria, dove nel frattempo è arrivato.

A denunciare l’accaduto è il figlio, che ha deciso di sollevare il velo su una vicenda assurda e dolorosa. «Mio padre si è sentito male intorno alle 7,30 del 12 agosto, mentre era in casa», racconta il figlio. «Abbiamo chiamato la guardia medica che ha sollecitato l’intervento dell’ambulanza. Dopo circa un’ora eravamo al pronto soccorso di Sulmona. Nell’ospedale peligno non è stato possibile operarlo e sono scattati i contatti con gli altri ospedali abruzzesi, tra cui Chieti, centro specializzato per questi casi. Purtroppo, stando a quello che ci hanno detto, non c’era personale in nessun centro della nostra regione e a Chieti la sala operatoria sarebbe tornata disponibile dopo le 15».

Un’attesa impensabile per un uomo ricoverato e che aveva necessità di un intervento urgente. «Ci hanno fatto firmare una liberatoria e con l’elisoccorso hanno inviato mio padre a Terni, nel tentativo di farlo operare. L’elicottero è partito alle 11,30 e alle 12 è atterrato a sei chilometri dall’ospedale umbro.

A questa distanza si trova la piazzola per l’atterraggio dell’elicottero. Poi di corsa in ambulanza per raggiungere l’ospedale, ma ormai era passato troppo tempo e alle 12,45 è morto, a pochi metri dal pronto soccorso. Mio padre si poteva salvare, ma dovevano operarlo subito. Gli hanno negato questa possibilità e qualcuno dovrà renderne conto. Soprattutto, vogliamo denunciare quanto accaduto perché non è giusto che le urgenze si trattino a centinaia di chilometri di distanza e dopo 5 ore dal malore».

Intanto, su disposizione dell’ospedale di Terni è stata eseguita l’autopsia i cui risultati si avranno nel giro di alcune settimane. La richiesta sarebbe stata avanzata, come forma di autotutela, da alcuni medici di turno.

Sulla vicenda prende posizione anche il tribunale per i diritti del malato di Sulmona. «Manca l’organizzazione», ha detto Eduardo Facchini. «Il personale del 118 ha avuto difficoltà a fare gli interventi per la mancanza di personale. Bisogna guardare in faccia i problemi della sanità e risolverli senza parlare più di casualità, termine da bandire nel contesto della cura alle persone. Inoltre, come tribunale del malato, andremo a fondo alla questione per capire meglio quanto accaduto e valutare di chi sono le responsabilità. Di certo, le persone, possono ammalarsi anche ad agosto senza rischiare di rimanere senza assistenza medica».

Fonte: ilcentro.gelocal