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Contratti P.I.: presentati attraverso la C.G.S. circa 25 mila ricorsi alla CEDU.

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La Redazione
Pubblicato il: 29/08/2016 vai ai commenti

Comunicati Stampa

Comunicato stampa NurSind

Segreteria Nazionale

 

Contratti Pubblico Impiego: circa 25 mila ricorsi alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) presentati attraverso la Confederazione Generale Sindacale (CGS) per indennizzare il mancato rinnovo .

Non solo CGIL, CISL e UIL e Codacons, il più consistente ricorso finora presentato per il mancato rinnovo dei contratti pubblici è stato presentato il 28 giugno presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dalla Confederazione Generale Sindacale (http://www.confederazionecgs.it).

“Non basta affermare che i mancati rinnovi contrattuali hanno riportato gli stipendi al valore del 2001 e che in media un dipendente pubblico ha perso 212 euro lordi al mese causa il blocco della contrattazione che dura da più di 6 anni; occorre tutelare il lavoro e i lavoratori secondo i principi costituzionali, se ancora c’è rispetto per questa Costituzione e per le sentenze della più alta Corte della repubblica.”

Proprio dopo aver vinto il ricorso presso la Corte Costituzionale nel giugno 2015, il cammino di tutela del salario dei dipendenti pubblici è proseguito attraverso un ricorso di grande valenza politico-sindacale: la richiesta di risarcimento presso la CEDU promossa dalla CGS (confederazione che rappresenta circa 90 mila dipendenti pubblici) attraverso la piattaforma www.ricorsocgs.it (ancora attiva per la gestione delle comunicazioni).

L’iniziativa non ha avuto, paradossalmente, l’appoggio delle altre confederazioni rappresentative nel pubblico impiego ma in breve tempo (i ricorsi andavano depositati entro il 30 giugno 2016 e le procedure di raccolta delle adesioni sono state particolarmente delicate perché svolte in soli due mesi e con una mole di documentazione non indifferente) hanno aderito ben 25 mila ricorrenti. Le organizzazioni sindacali che oggi chiedono nuove risorse per l’apertura del triennio contrattuale 2016-2018 dimenticano però che la sentenza della Corte Costituzionale riconosce il diritto ai lavoratori pubblici a vedere prima “chiuso” il triennio contrattuale 2013-2015. Contro questa volontà di far passare in cavalleria l’arretrato, il Nursind tramite la CGS ha offerto ai propri iscritti il tentativo di una causa risarcitoria presso un organismo esterno alla Stato italiano visto che anche le sentenze della Corte Costituzionale rimangono inapplicate.

Buone speranze sulla strada intrapresa ci vengono anche dal report annuale della Corte CEDU che ha evidenziato come nel 2015 l’Italia abbia raggiunto la cifra record di 77 milioni di euro di risarcimento che il Governo ha liquidato per violazione della Convezione europea dei diritti dell’uomo.

“Pensiamo – conclude il segretario nazionale NurSind – che la tutela dei lavoratori richieda il coraggio di lottare in ogni modo per la garanzia dei diritti costituzionali e che la contingenza economica non possa essere la scusa per bloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici. La scelta di allocare le risorse disponibili in mance o bonus piuttosto che adeguare gli stipendi, è una scelta politica e come tale va valutata come singoli cittadini e come associazione di rappresentanza dei lavoratori.”

Se anche questo ricorso può essere utile affinché il governo riveda la cifra irrisoria di 300 milioni di euro messa a disposizione per il triennio 2016-2018 e finalmente decida di adeguarsi ai principi della Costituzione Italiana prima di chiederne la modifica attraverso il referendum ben venga ma non si pensi che Nursind garantirà il proprio appoggio alle scelte governative indipendentemente dalle risorse che si stanzieranno e da come si penserà di sanare la pregressa tornata contrattuale.

 

 

 

NURSIND

   SEGRETERIA NAZIONALE