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Testimonianza di un' infermiera : Le Bare bianche del terremoto

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/09/2016 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

Riceviamo e pubblichiamo il breve racconto di Lucia, infermiera di San Benedetto del Tronto, che ha prestato servizio presso l’obitorio di Ascoli Piceno, durante i tragici giorni in cui il terremoto ha colpito il centro Italia.

Con una disarmante semplicità e sensibilità, racconta la sua esperienza dolorosa, la conta dei corpicini inermi dei bambini, il desiderio immenso di vederli correre ancora, la bellezza di un bambino che ha davanti tutta la vita, l’infausto epilogo in una bara bianca .. che spezza il fiato.

 

Stanca. Tre giorni che valgono tre mesi. Ho la testa confusa, i pensieri arruffati e il cuore che mi saltella nel petto tra una extrasistole e l'altra. Passerà. Caleidoscopio di immagini e sensazioni. Spavento, orrori, sguardi persi, urla strazianti, abbracci densi di angoscia, bagnati zuppi di sudore, di lacrime, di disperazione, mani sui capelli, mani sui visi, a soffocare gli occhi, a coprire bocche tremanti, mani che accarezzano lucido legno e corpi inermi, tumefatti, lividi, irriconoscibili, odore di tutto che si appiccica ovunque, sulla pelle, sui capelli, sui vestiti, pungente di paura, caldo e dolciastro di morte, intenso di fiori, cupo di smarrimento.

Ma quanto sono belli i bambini che saltano e ridono mezzi sdentati, le ginocchia sbucciate e i murcioletti al naso, i capelli scomposti e la maglietta tutta impataccata di cioccolato e succo di pesca.
Oggi mi fermo e li guardo tutti, tutti quelli che incontro. Che meraviglia vedere le loro gambette muoversi allegramente, l'agitare delle loro manine, la mossa delle loro testoline impazzite su quei colli sottili piccini. Un bimbo che si muove e ride è la cosa più bella del mondo, ed io non me ne ero mai resa conto per bene fino ad ora, fino a quando, in piedi, senza respiro, non ho guardato i corpi immobili, violacei, freddi, silenziosi, ordinati, puliti, trasfigurati dei bimbi del terremoto, nelle loro terribili bare bianche.
Oggi avrei voglia di abbracciarli tutti, e baciarli, e fammi raccontare le loro cose fantastiche e stupefacenti, di sentire il calore delle cosciette e della pelle sudicchiata, dei piedini puzzolenti e le manine imbrattate di colori e terra.
Un bimbo che si muove e ride è davvero la cosa più bella del mondo, ed io oggi ho un bisogno disperato di calore e bellezza infinita...

Lucia Mielli, 28 agosto 2016