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Privacy. Dati da WhatsApp a Facebook: il Garante apre un'inchiesta. Stop anche in Germania.

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 28/09/2016 vai ai commenti

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Il matrimonio di dati celebrato a fine agosto, grazie al quale Facebook ha a disposizione nuove informazioni provenienti dagli account WhatsApp, non è chiarissimo. Il progetto di Zuckerberg di connettere, almeno in parte, le due piattaforme merita un approfondimento. Così il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un'istruttoria con l'obiettivo di fare chiarezza.

La comunicazione è arrivata da una nota ufficiale del Garante, dalla quale si evince che WhatsApp e Facebook sono state invitate a fornire «tutti gli elementi utili alla valutazione del caso». In particolare, il Garante ha chiesto di conoscere nel dettaglio «la tipologia di dati che WhatsApp mette a disposizione di Facebook; le modalità per l’acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall'avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato».

Un'ulteriore richiesta è quella di chiarire «se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch'essi comunicati alla società di Menlo Park, e di fornire elementi riguardo al rispetto del principio di finalità, considerato che nell'informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità di marketing».

La replica del social network. Un colpo basso per la galassia Facebook, chiamata a chiarire una mossa che qualche settimana fa aveva sorpreso un po' tutti. Con un aggiornamento dei termini di servizio, infatti, il 25 agosto WhatsApp comunicava ai propri utenti che dopo 4 anni era arrivato il tempo di cambiare. E che grazie alle nuove impostazioni, Facebook era in grado di offrire «migliori suggerimenti di amici» e mostrare «inserzioni più pertinenti».

Un'operazione con chiare finalità di marketing che faceva leva sulla pigrizia dell'utente medio, solitamente poco propenso ad entrare nei dettagli di un servizio che comunque piace e funziona. Ma è qui che sono entrati in azione i guardiani della privacy. Un portavoce del social network ha dichiarato che «WhatsApp è conforme alla legge sulla protezione dei dati dell'Ue. Lavoreremo con il garante della privacy italiano nel tentativo di rispondere alle loro domande e di risolvere eventuali problemi».

Stop anche in Germania. Che intrecciare i dati di Facebook e WhatsApp sia il chiodo fisso di Zuckerberg non ci sono dubbi sin dal febbraio 2014, quando il Ceo di Menlo Park staccò un assegno da 19 miliardi di dollari per portarsi a casa la app di messaggistica istantanea più popolare al mondo. In Europa, però, il progetto di Zuckerberg si sta scagliando violentemente contro le barriere innalzate dai tutori dei dati personali. La Germania ha ordinato alla Facebook Inc. di bloccare – da subito - il trasferimento di dati da WhatsApp a Facebook.

Secondo il commissario per la protezione dei dati, Johannes Caspar, devono essere i cittadini tedeschi a decidere se fornire le proprie informazioni personali oppure no. Ma i problemi per Facebook non finiscono qua. L'operazione di fine agosto non è piaciuta neanche alla commissaria europea Margrethe Vestager che, qualche giorno fa, ha annunciato di voler andare a fondo. E l'impressione è che questa storia sia solo all'inizio.