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Salute nel Mondo: Italia al 20°posto

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/09/2016 vai ai commenti

Editoriali

L’Italia scivola al 20° posto se ad essere misurata è la Salute su scala globale.

E’ il risultato di uno studio, in cui sono stati comparati 188 Paesi.

L’analisi, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, condotta da un gruppo di lavoro, guidato da Stephen Lim dell’Institute for Healt Metric and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington in Seattle, ha riordinato i dati provenienti dal Global Burden of Deseases Injuries and Risk Factors(GBD), che conta 1870 collaboratori, che lavorano su una piattaforma analitica condivisa, dislocati su 124 Paesi.

La necessità di costituire un grande apparato come il GBD, nasce dalla volontà di rendere quanto mai perseguibile e tangente alla realtà, il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Sustainable Development Goals (Obiettivi di sviluppo sostenibile), adottati a settembre 2015 da 193 leader globali.

Il Sustainable Development Goals, avviato dall’ONU, comprende 17 obiettivi universali, 169 target e 230 indicatori, e per questi i 193 Paesi si sono impegnati a far sì che vengano raggiunti entro il 2030.

Gli obiettivi da conseguire prevedono l’abolizione delle guerre, la disfatta della fame e della povertà nel mondo, l’eliminazione delle violenze, siano esse in famiglia che da parte del partner, il raggiungimento di un livello ottimale di istruzione per tutti, presenza di infrastrutture sostenibili, una migliore qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo, sicurezza dei luoghi in cui viviamo, un equo e sostenibile sfruttamento delle risorse naturali, attenzione ai cambiamenti climatici, protezione della flora e fauna marina e terrestre.

Un ampio e centrale capitolo è dedicato all’obiettivo Salute: i Paesi si impegnano a far sì che si possa vivere a lungo e nelle condizioni di salute migliori possibili, per questo tutti devono avere accesso alle cure mediche ,ai farmaci ed a vaccini di qualità.

La sfida che l’ONU lancia è quella di sconfiggere malattie quali HIV ed epatiti, di diminuire drasticamente la mortalità delle gestanti e la mortalità infantile.

Ampio spazio è dedicato alla Prevenzione, sia in tema di patologie, sia nella promozione di un’ educazione sanitaria che indichi corretti stili di vita, contro gli abusi di droghe, alcol e che dia ai cittadini corrette informazioni sulla salute mentale.

I Paesi si impegnano a porre in atto qualsiasi strategia per dimezzare le morti da incidenti stradali e da contaminazione, da inquinamento dell’acqua e del suolo

Questi i parametri in base ai quali è stata stilata la classifica, che vede tra i Paesi più performanti l’Islanda, Singapore e la Svezia con un punteggio di 85/100, mentre in fondo alla classifica permangono Somalia e Sudan meridionale con 22/100 e Repubblica Centrale Africana con 20/100.

Ai primi posti seguono Andorra, Gran Bretagna, Finlandia, Spagna, Olanda, Canada ed Australia.

Gli Usa si piazzano al 28° posto, con 75/100, ad abbassare il punteggio l’alta percentuale di mortalità materna ed una pessima performance su indicatori come l’abuso di alcol, mortalità per atti violenti, autolesionismo,avvelenamento ed il triste primato per l’obesità infantile.

L’ Italia si colloca al 20° posto con 78/100, i peggiori indicatori sono relativi alla violenza sulle donne ad opera del partner, dove totalizza un punteggio di 66/100, e questo solo se si prendono in considerazione gli episodi denunciati, ignorando il sommerso.

Altri indicatori che incidono negativamente sul nostro Paese sono l’obesità, il 46,4% degli italiani maggiorenni è in sovrappeso o obeso, il 30,7% la quota dei bambini in eccesso; l’HIV, il fumo, l’inquinamento da polveri sottili.

Punteggio pieno l’Italia l’ ha raggiunto nei problemi di arresto della crescita nei bambini al di sotto dei 5 anni e nel deperimento di questi, nella sconfitta della malaria, nell’assenza della guerra,

Naturalmente la classifica stilata, abbraccia così tanti indicatori che risulta comunque poco credibile, ad esempio la Francia si posiziona al 24° posto per l’indicatore guerra a causa degli attentati terroristici che l’hanno colpita nel 2015, così come penalizzati da questo indicatore sono Siria e Libia, è altresì vero che il report che si ottiene può essere utile per le scelte di politica sanitaria future, ogni 15 anni le Nazioni dovrebbero essere in grado di valutare gli obiettivi raggiunti o meno.

Interessante il commento di Devi Sridhar, professore di Global Health all’Università di Edimburgo, che accompagna lo studio su Lancet, che afferma come si tratti di obiettivi troppo vaghi, non calcolabili e a volte irraggiungibili, come ad esempio i progressi fatti su Tbc ed HIV che dal 1990, sono alquanto modesti, ed immagina che, parlare di fine dell’epidemia di qua a 15 anni è irrealistico.

 

Fonte: Una nuova classifica sulla salute nel Mondo. Italia al 20º posto. Al top Islanda, Singapore e Svezia