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Progressioni di fascia: un sistema assolutamente da cambiare!

Donato Carraradi
Donato Carrara
Pubblicato il: 23/10/2016 vai ai commenti

Editoriali

Il riconoscimento dell’anzianità professionale, in sanità, pare seguire una logica del tutto particolare rispetto al resto del mercato del lavoro. Mercato del lavoro che con le sue ferree regole consolidatesi nella storia, riconosce il valore dell’esperienza lavorativa più di ogni altra forma di apprendimento. Non è un caso che oggi le aziende preferiscono assumere non laureati o al massimo quelli con laurea breve. Non è conveniente e non serve assumere chi solo formalmente (con un attestato universitario…) dovrebbe essere in grado di produrre quando di fatto deve ancora imparare pressoché tutto. E’ consolidato che sia il lavoro stesso a formare i professionisti, anche quelli di rango intellettuale. Alla carenza di preparazione sul campo infatti si ricorre ai famosi tirocini che quanto meno danno un’infarinatura. Ma anche questi lasciano il tempo che trovano finchè non si è inquadrati in un determinato ruolo e contesto.

Per fare un esempio, ai medici nel SSN sotto i 5 anni di anzianità non viene riconosciuto alcunché di retribuzione di posizione ed è progressiva anche l’indennità di esclusività. Devono farsi 5 anni di esperienza prima di accedere ad un riconoscimento economico (11.518 €). Il passo successivo lo raggiungono dopo altri 10 anni, con uno scatto di 8.058 €. In seguito, se riconosciuti dirigenti di struttura complessa avranno un ulteriore riconoscimento di 9.411 €. Quindi è scontato che sia il tempo a formare il professionista, a prescindere da meriti e capacità individuali.

Un altro esempio a supporto è quello dei metalmeccanici. Il contratto prevede un riconoscimento di 5 scatti biennali legati esclusivamente all’anzianità lavorativa, quindi da per scontato che un lavoratore acquisisca esperienza al solo passare del tempo con cui svolge una mansione.

All’estero, in particolare nei paesi anglosassoni, la progressione orizzontale è spalmata su tutta la carriera lavorativa. In genere si parte da un valore stipendiale di 100 per arrivare a fine carriera con 150, con degli scatti quadriennali legati all’anzianità professionale.

Tornando ai metalmeccanici, un operaio che parte con uno stipendio di 100, a fine carriera raggiungerà 174.

In sanità pare siamo tutti imbecilli. Non impariamo nulla o pochissimo. Infatti, partendo da 100, dopo 40 anni di esperienza professionale, ci viene riconosciuto solo un 21% in più. Per i medici va un po’ meglio perché arriveranno a 139.

Un tempo, nel 1983, non funzionava così. Il contratto prevedeva 8 scatti biennali del 6% e successivamente del 2,5%. Quindi dopo 16 anni di anzianità anziché valere 100, il proprio stipendio valeva 160 e poi poteva crescere ancora, anche se in misura minore. Non solo ma nel contratto del 1990 l’art. 49 istituì l’indennità infermieristica riconoscendo ulteriori 100.000 lire mensili ai 20, 25 e 30 anni di esperienza professionale.

10 anni dopo, con l’avvento dell’aziendalizzazione, viene abolito il sistema di progressione automatica e si introducono le categorie (A,B,Bs,C,D,Ds) e le fasce orizzontali, prima solo 5 ed in seguito fu aggiunta la 6° solo per la categoria D e Ds.

Questo nuovo sistema, a tutto disprezzo della professionalità, lasciò alla contrattazione locale di stabilire i criteri di avanzamento, ma per prima cosa disconobbe il valore dell’esperienza professionale visto che a fine carriera oggi si vale solo 121.

Ogni azienda poteva stabilire proprie regole, di fatto creando un sistema clientelare e di sudditanza sindacale, per far fronte alla disaffezione crescente e alla sfiducia verso le sigle sindacali storiche. Gestire in loco gli avanzamenti sottraendoli a regole generali e obiettive, ha significato sottoporre i lavoratori al giogo del potere aziendale/sindacale vigente mantenendone inalterati gli equilibri  ed impedendo ed ostacolando di fatto il nascere di nuovi sindacati. Se volevi il passaggio di fascia o di categoria, dovevi avere quella tessera e non un'altra…

C’è da chiedersi quale altro senso potesse avere un simile sistema. Sistema che, con gli anni e con il blocco dei finanziamenti ai fondi contrattuali, oggi mostra tutta la sua totale inadeguatezza. Sistema che ha creato delle disuguaglianze ingiustificabili ed assurde e che certo non si può dire aver premiato la professionalità.

A dimostrazione di ciò, di seguito potete rendervene conto visualizzando l’elenco di tutte le ASL e Aziende Ospedaliere del Paese, ordinato per percentuale di dipendenti nella fascia massima, la 6°, secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato. I dati sono relativi al 2014 ma,  a causa del blocco stipendiale, sono gli stessi dal 2009.

In alcune aziende il 50% dei dipendenti era in fascia 6, mentre per molte altre la fascia 6 risultava totalmente vuota. Disparità assurde dovute ad un sistema assurdo, tutto da rifare! Speriamo che nel nuovo contratto si riesca a metter mano.

Distribuzione_delle_Fasce_Retributive_nelle_aziende_SSN.pdf