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Catania. Task force Ministero: "Non c'è stata obiezione di coscienza"

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 25/10/2016 vai ai commenti

EditorialiSicilia

Quando la sanità diventa il nemico numero uno da combattere, è sempre il momento giusto per scatenare polemiche, per innalzare polveroni mediatici alla ricerca del capro espiatorio, crocifisso al momento, perché diventi il principio e la fine di tutti i mali.

Eppure chi informa, dovrebbe prima appurare la verità, e non affidarsi a fantasiose ricostruzioni, solo per assecondare il lettore.

Proprio oggi è arrivata la stesura della relazione, redatta dai componenti della task Force, inviata dal Ministero della Salute a Catania, per appurare a cosa sia stata dovuta la morte di Valentina Milluzzo, deceduta in seguito a parto abortivo gemellare, presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Cannizzaro.

Non si evidenziano elementi riconducibili all’obiezione di coscienza”, questo è quanto affermano gli ispettori del Ministero della Sanità, nella loro relazione inviata al Ministro Beatrice Lorenzin.

La task Force, coordinata da Francesco Enrichens, entro 30 giorni depositerà la relazione definitiva.

Niente di anomalo è stato dunque ravvisato nell’operato dell’ equipe dell’ U.O. di Ostetricia e Ginecologia, nonostante i familiari, continuino, imperterriti, a mezzo stampa, a sostenere i loro capi di accusa.

Di seguito la relazione preliminare:

Si ritiene innanzitutto che, dalla documentazione esaminata e dalle testimonianze raccolte tra il personale sanitario, non si evidenziano elementi riconducibili all’obiezione di coscienza.

La paziente è giunta nel reparto di Ostetricia e ginecologia il 29 settembre con diagnosi di: minaccia di aborto in gravidanza gemellare alla 17sima settimana di gravidanza; gravidanza indotta con fecondazione assistita in altro centro.

La paziente è stata adeguatamente trattata per le condizioni che presentava.

In data 15 ottobre, alle ore 12.00, vige un improvviso rialzo della temperatura corporea, trattato con la somministrazione di antipiretici ed il proseguo della terapia antibiotica e.v.

I parametri restano stabili, senza alcuna rilevazione anomala, fino alle 16, in cui viene ravvisato un calo della pressione arteriosa.

Si eseguono tempestivamente gli esami ematochimici, che evidenziano un quadro settico e di coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e calo della pressione arteriosa.

Vengono allertati gli anestesisti e comunicato ai familiari tempestivamente il quadro clinico della paziente.

Alle 23,20 viene espulso il primo feto morto.

Alle 24.00 comincia l’infusione di ossitocina per l’espulsione del secondo feto, che avviene all’1.40 del 16 ottobre, morto anch’esso.

Coinvolto un secondo anestesista di turno, la paziente viene portata in sala operatoria per le procedure di secondamento chirurgico e revisione della cavità uterina, il tutto terminato alle 2.10 del 16 ottobre.

Al rilevamento di perdite ematiche si procede con un tamponamento vaginale e della cavità uterina, accompagnati dalla terapia farmacologica appropriata.

Le condizioni della paziente peggiorano, intubata viene trasferita in rianimazione, alle 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale l’exitus.

I parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall’equipe.

Gli ispettori propongono però alcune “raccomandazioni e proposte di miglioramento“, comunque più tecniche e generali rispetto al caso specifico: primo, la “necessità di una attenta valutazione delle procedure finalizzate al lavoro in equipe multidisciplinare”; secondo, la “ridefinizione delle modalità di comunicazione tra equipe con definizione dei livelli di ‘alert'”; terzo, la “puntuale verifica delle modalità comunicative con gli utenti”; quarto, la “implementazione di protocolli operativi sintetici e mirati alla pronta individuazione delle situazioni a rischio”; quinto, la “definizione del rapporto tra personale ostetrico e infermieristico, al fine di un ottimale equilibrio tra carichi di lavoro e specificità dell’attività nell’unità operativa di ostetricia”. Fra gli “eventuali provvedimenti suggeriti, la precisa definizione delle modalità di attivazione dei percorsi organizzativo-assistenziali in emergenza-urgenza”.

Ed a proposito della relazione, l’On. Gianluigi gigli, Presidente del Movimento per la vita italiano, invoca le scuse di chi, strumentalizzando la vicenda, ha cercato di scagliarsi contro gli obiettori di coscienza, delegittimando chi opera per curare le donne e far nascere i bambini, e non per impedirne la nascita.

 

Fonti:

Donna morta a Catania. Per il ministero della Salute non c’è stata “Obiezione di coscienza”. La relazione della Task Force inviata da Lorenzin

 

Gigli (Mpv): “Ora qualcuno chieda scusa”