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Il Tar Umbria delegittima l' Unità di degenza infermieristica

E’ davvero un momento difficile quello che sta attraversando la categoria infermieri.

Un passo avanti e cento indietro.

Dalla paventata sospensione dei medici del 118 di Bologna alle obiezioni sul See and Treat del Lazio sollevatesi all’interno dell’ ordine dei medici, sembra vi sia un copione scritto nell’intento di fermare quella timida evoluzione che cominciava a fare capolino tra gli infermieri illuminati.

Dall’Emilia Romagna al Lazio, passando per l’Umbria: il Tar Umbria con sentenza depositata il 10 novembre 2016, ha accolto il ricorso promosso dai sindacati dei medici contro la legittimazione dell’ UDI, Unità di degenza Infermieristica, istituita presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia.

I fatti

L’azienda Ospedaliera di Perugia, con delibera 770 del 4 maggio 2015, facendo integralmente propria la delibera n.53 del 4 maggio 2015 della Direzione Sanitaria del Dipartimento Professioni Sanitarie,avvia la sperimentazione dell’Udi, Unità di degenza infermieristica, dotata di 12 posti letto, adibita alla gestione dei pazienti in fase post acuta, generalmente provenienti da unità operative a carattere internistico e con piano terapeutico predefinito, necessitanti di assistenza infermieristica, prima del ritorno al proprio domicilio.

Contro la costituzione di quest’ultimo si sono scagliati la CIMO Umbria e l’AAROI – Emac Umbria, associazioni sindacali rappresentative dei medici, chirurghi, veterinari, odontoiatri, specialisti in anestesia e rianimazione e delle discipline che operano nel contesto della medicina critica e dell’emergenza. I sindacati in questione, coadiuvati dall’Ordine Provinciale dei Medici, Chirurghi ed Odontoiatri di Perugia, hanno impugnato la delibera, non ritenendola legittima.

Cos’è l’Udi?

Le Udi, nascono per accogliere determinate categorie di pazienti: non autosufficienti, anche temporaneamente; senza limiti di età; che si trovano nella fase post acuta della malattia, in cui non è richiesta la presenza del medico in maniera continuativa; pazienti dimessi dall’ospedale per acuti ma bisognosi di mantenere e completare la stabilizzazione clinica raggiunta nel corso del ricovero acuto e che presenta ancora la necessità di assistenza infermieristica continuativa, prima di rientrare al proprio domicilio o presso struttura; pazienti che presentano la necessità di un percorso clinico assistenziale non attuabile a domicilio tramite l’ ADI.

L’Udi, si propone quindi di:

  • Ridurre le giornate di ricovero ospedaliero inappropriate.

  • Limitare l’ingresso definitivo in strutture residenziali.

  • Assicurare continuità assistenziale.

Il Piano assistenziale è interamente responsabilità infermieristica, mentre la tutela clinica è affidata fino alle dimissioni, al medico di riferimento.

 

Le motivazioni del ricorso

I sindacati ritengono questo modello organizzativo non conforme, anzi in contrasto con la normativa nazionale e regionale, a tutela del diritto alla salute del paziente, che richiede l’intervento coordinato del medico e dell’infermiere.

A non essere chiari, a dir loro, sono il ruolo e le responsabilità dei medici nell’assistenza dei pazienti.

 Non è comprensibile come i pazienti possano essere seguiti, nel percorso terapeutico e clinico, soltanto dall’equipe assistenziale composta da un coordinatore infermieristico, infermieri ed

operatori socio-sanitari e solamente in caso di specifiche attività possa o debba intervenire il medico di riferimento dell’UDI; neppure è comprensibile il ruolo e la responsabilità del medico di riferimento dell’UDI, che, stante la complessità e diversità delle patologie dei pazienti ricoverati, dovrebbe essere plurispecializzato, fermo restando che è compito dell’infermiere valutare se e quando chiamare il medico in caso di eventuale peggioramento del paziente. Si crea, in altri termini, uno stravolgimento dell’ordinario criterio secondo cui la componente assistenziale si pone a valle di un percorso di diagnosi ed indicazione terapeutica, che è esclusivamente di pertinenza medica.

 

La sentenza

Il Tar Umbria ha fatto proprie le motivazioni addotte dai sindacati dei medici, dichiarando accolto il ricorso, ed aggiungendo il fatto che il Piano Sanitario Regionale non prevede l’Udi, quindi la sua istituzione risulta illegittima. L’Udi, crea confusione di ruoli tra medici ed infermieri,spettando soltanto al medico la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente e all’infermiere quello assistenziale. Diversamente “si verrebbe a creare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento”. Questo modus operandi non garantisce un armonico percorso terapeutico al paziente.

 

La sentenza, come ben si può dedurre è stata accolta con  entusiasmo dai sindacati dei medici, ritenendo equilibrate le decisioni del Tar, a tutela dei medici, degli stessi infermieri e della salute del cittadino.

Agli infermieri, invece resta l’amaro in bocca per la centesima sconfitta in tema di competenze avanzate, che pur provando a decollare, vengono in ogni modo ostacolate.

 

 

 

Fonte:Unità di degenza infermieristica. Tar Umbria la boccia: “Illegittima e crea confusione di ruoli”