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Firenze: gli studenti di Infermieristica in piazza al grido di “il tirocinio non è schiavitù”.

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 23/11/2016 vai ai commenti

Articolo 49 e DemansionamentoSardegnaToscana

Era una manifestazione che preparavano da tempo, necessaria dopo che quella di gennaio non aveva prodotto i risultati sperati. Così, gli studenti del corso di laurea di infermieristica guidati dalla rappresentanza studentesca riunita in UDU (Vai al sito), sono scesi in piazza e si sono riuniti sotto il Consiglio Regionale per far ascoltare forte la loro voce.

Le ragioni della protesta sono molteplici e riguardano la complessità del corso di laurea con particolare riferimento ai provvedimenti introdotti dal Consiglio del Corso di Laurea cui si somma la cancellazione del sostegno economico garantito da Regione Toscana.

Nella loro pagina facebook (Vai alla pagina facebook) Infermieristica UDU Medicina si legge:

Molti provvedimenti presi dal Consiglio del Corso di Laurea, del tutto ingiustificati ed inaccettabili, hanno distrutto il corso di laurea in infermieristica: la reintroduzione della frequenza obbligatoria a tutte le materie, l’insensato temporeggiamento sull’introduzione dello studente part-time, esclusione dei neolaureati dalla laurea Magistrale, la cancellazione degli appelli di dicembre ed aprile per gli studenti in corso. Un chiaro campanello d’allarme è il risultato ottenuto a questo nuovo test di ammissione: su circa 600 posti programmati, a scorrimento ultimato, sono tantissimi ancora i posti rimasti liberi (chiaro fallimento del numero chiuso). A queste criticità si aggiunge la cancellazione dell’Assegno Infermieri. Infatti la Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore alla sanità pubblica Stefania Saccardi, ha deciso di togliere di nuovo l’Assegno Infermieri. Perché? Perché ci ritengono un peso per il Sistema Sanitario Regionale, nonostante molti infermieri, che abbiamo incontrato e che incontriamo nel nostro percorso di tirocinio, ci considerino una vera e propria risorsa, sopratutto nei reparti dove la mancanza di personale è evidente da anni al SSR. Tale assegno, infatti, era considero dagli studenti di infermieristica come una sorta di rimborso per le spese sostenute durante le 1800 ore di tirocinio, considerando che le assegnazioni delle sedi di tirocini sono, molte volte, lontane dalla propria residenza e non sempre dispongono di mense e residenze universitarie, fondamentali per il Diritto allo studio. Ricordiamo a tutti inoltre che gli studenti del 3° anno, ormai ben formati e preparati, svolgono in ospedale 8 mesi di tirocinio (oltre la metà) dell’intero tirocinio, che spesso e volentieri si traduce in forza lavoro gratuita per l’Azienda Ospedaliera”.

Di fatto la voce è stata sentita molto bene oltre le finestre di palazzo, così che il consigliere Stefano Scaramelli, presidente della commissione sanità, ha deciso di convocare i rappresentanti degli studenti il 30 novembre per udire le loro motivazioni e verificare la possibilità di un intervento.

Il Corso di Laurea in Infermieristica ha molteplici problemi in ogni realtà in cui è istituito. Sono problemi che si trascinano da sempre, di tipo organizzativo, certamente diversi in base alle varie realtà ma comuni a tutti quando ci si addentra nella questione tirocinio formativo. Di fatto e da sempre, quelli che impropriamente continuano ad essere indicati con l'urticante appellativo di “allievi”, costituiscono una vera e propria forza lavoro che compensa le ataviche carenze di organico delle corsie in ogni angolo d'Italia. Ma se qualcuno potrebbe pensare che le carenze che suppliscono siano comunque proprie del profilo professionale per cui studiano, pagando laute tasse universitarie, si sbaglia di grosso, perché il più delle volte la natura del lavoro che svolgono è di carattere tipico dell'assistenza diretta e quindi di pertinenza delle figure di supporto.

Riteniamo che il coraggio dimostrato dagli studenti di Firenze, così ben organizzati e da tutti quelli che negli anni hanno tentato di raccontare i loro problemi, rischiando di subire ripercussioni pesanti sul loro libretto universitario, debba essere da esempio per tutti. Quanta autocritica dovrebbe fare il corpo infermieristico che lavora a contatto con gli studenti in relazione ai problemi che lamentano? Quanti articoli del codice deontologico vengono violati durante il tirocinio, prima ancora che agli studenti venga insegnato cosa quello che sarà il loro codice deontologico appunto? Se oggi facessimo una analisi dettagliata in tutte le sedi del corso di laurea per chiedere agli studenti cosa ne pensano del loro percorso di tirocinio, ho paura che il quadretto che ne verrebbe fuori non sarebbe troppo edificante per nessuno. In primis per i professionisti, non formati alla funzione di tutor ed in sofferenza per le condizioni di lavoro in cui operano; quindi per le strutture, colpevoli di non creare le condizioni di garanzia perché lo studio non si trasformi in lavoro ma resti sempre, comunque e solo momento di formazione, tanto più per una professione intellettuale come la nostra; poi ancora per gli studenti, i quali non potranno essere gravati anche del peso di una rivoluzione totale oltre quello già insopportabile della disoccupazione che li porterà lontani da questo paese

Vi sono poi regioni dove non esiste nessuna sorta di contributo da abolire perché mai istituito, dove comunque non mancano le lamentele; a riguardo, possiamo avere un assaggio su come sia vissuta la questione, leggendo le parole di una giovane studentessa al cui sfogo ho avuto il dispiacere di assistere, senza trovare le parole giuste per abbozzare un qualche genere di conforto.

Al primo anno vieni scaraventato in un reparto minimo insieme ad altri 6 colleghi; inizialmente non sai dove stare cosa fare ti senti un pesce fuor d’acqua, tutte le tue conoscenze consistono in un infarinatura di come si fa questo o quello, ma nessuno si prende la briga di insegnarti cosa fare, sei l’ultimo arrivato e non è raro che ti facciano pulire gli armadi e riordinare i farmaci “perché così impari i nomi “; successivamente sono le Oss a guidarti ed insegnarti il primo approccio al paziente.

Di fare terapia o medicazioni non se ne parla proprio, quando ti capita di poter fare una sottocute o dare una pastiglia ti senti quasi miracolato. Il tirocinio del primo anno di 350 ore su 9 mesi di università lo passi tra lezioni e aula, studi nei quarti d’ora disponibili tra una lezione e l’altra perché di mancare a tirocinio non se ne parla, non puoi lasciare ai colleghi la possibilità di imparare una cosa più di te, devi combattere con i tuoi 6 colleghi per poter dare anche tu una pastiglia, devi arraffare il più possibile togliere Lavoro agli altri per imparare qualcosa.

Il tempo da dedicare allo studio non esiste, non è preventivato nonostante ci siano circa 25 esami da sostenere perciò lo ritagli tra una lezione e l’altra o studi a lezione oppure sei costretto a mancare da tirocinio per poi sentirti dire da alcune caposala particolarmente intransigenti che il tirocinio è stato frequentato in maniera discontinua e vedere il giudizio finale abbassarsi.

Al secondo anno le cose peggiorano drasticamente perché se al primo anno il tirocinio era solo di mattina e le lezioni solo di sera al secondo dovrai acquisire la capacità di sdoppiarti visto che tirocinio e lezioni sono in contemporanea, e non importa se hai fatto la notte, la mattina seguente c’è lezione e non puoi mancare perché c’è l’obbligo di presenza a tutte le lezioni; ciò significa che per una materia da un credito puoi mancare solo 2 volte e appello e contrappello o firma alla cattedra sono strumenti di controllo inesorabili.

Il lato positivo del secondo anno anche se molto spesso vieni collocato in un ambulatorio a rilevare pressioni o fare ecg per tutto il giorno, è che con la possibilità di fare h.24 almeno sei solo col tuo tutor e non devi lottare per poter imparare qualcosa con altri 5 o 6 colleghi.

Al Terzo anno ti piacerebbe magari essere assegnato ad un aerea che non hai ancora fatto oppure che sia collegata con quella precedente per esempio una chirurgia una sala operatoria e poi magari una rianimazione o anestesia, invece no, ti trovi assegnato per la 3 volta alla stessa area, e ti ritrovi a non sapere fare ancora pratiche di base; ma non ti venga in mente di chiedere un cambio di reparto perché non esiste, è così e basta.

Sarebbe certamente più logico oltre che piacevole se ci fosse una sequenzialità nell’assegnazione dei reparti ed una distribuzione nelle varie aree, ma da anni ormai è la fortuna a farla da padrone.

Sarebbe molto utile distinguere il periodo degli esami e delle lezioni da quello del tirocinio, come già accade in alcune facoltà, senza che nessuno debba evitare di riposarsi o saltare tirocinio o le lezioni.

Ancora più utile sarebbe iniziare l’affiancamento al tutor fin dal primo anno per evitare che 6 studenti tutti insieme nello stesso turno lottino l’uno contro l’altro pur di vedere e imparare qualcosa. Sarebbe corretto infine nei confronti degli studenti che i tutor fossero formati per essere tali e sarebbe ancora più corretto nei confronti dei tutor essere retribuiti per il loro lavoro extra che è di grande responsabilità”.

La questione rimane aperta e non c'è dubbio che debba essere trattata sotto molti punti di vista, compreso quello contrattuale e dovrebbe essere materia all'ordine del giorno di quel progetto di cui nessuno parla più che si chiama Stati Generali dell'Infermieristica che avevano proprio l'obbiettivo di aprire una discussione organica di compensione e riordino della professione per cui tanti professionisti e personalità, sono pronti a spendersi da subito....da ieri.

Andrea Tirotto

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