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Caso Saronno. Ipasvi Mi–Lo- Mo Br- Va- Co Parte offesa e incarico a CTU infermiere. Ipasvi Firenze puntare sulla cultura della sicurezza

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 20/12/2016 vai ai commenti

LombardiaNurSind dal territorioToscana

Quello che ci spaventa, al di là dell’incomprensibilità dei comportamenti delittuosi  ancora al vaglio degli inquirenti, ascritti ad un medico e infermiera dell’ospedale di Saronno, è il contesto omertoso dove sembra si siano consumati. Una rete di relazioni malate, colpite dall’infezione “fatti gli affari tuoi” ben teorizzata e descritta dal comico satirico Crozza. Un impianto  che sembrava apparentemente circoscritto alla politica e alla mafia, ma che ora si scopre essere collusa e connessa anche al sistema sanitario, realtà emersa con gli omicidi “secondo pseudo protocolli terapeutici” orditi, contro ogni logica deontologica.

Per curare questo “organismo infetto”, a garanzia della categoria professionale infermieristica e di chi singolarmente ha avuto il coraggio di ribellarsi e denunciare i misfatti compiuti, si costituisce in giudizio come “persona offesa”, prima la Federazione IPASVI a cui ora si affiancano i Collegi di Milano-Lodi-Monza Brianza, Varese e Como.  Non dimentichiamo che un’unica infermiera, Clelia Leto, ha avuto la forza di scardinare questa catena di eventi nefasti, richiamando  l’ostilità  e mobbing dei colleghi. Grazie alle sue reiterate denunce, prima alla direzione sanitaria e non avendo avuto riscontro, in un clima di solitudine e biasimo proveniente dal suo entourage lavorativo, 2 anni fa ha deciso di notificare all’autorità giudiziaria, le “ stranezze” osservate e le minacce ricevute, per non aver eseguito le deliranti prescrizioni farmacologiche.

Il Presidente  Mutillo dei Collegi Milano-Lodi-Monza Brianza, Varese e Como ha quindi depositato alla Procura di Busto Arsizio l’atto d’intervento in concerto  con le tesi della Presidente Mangiacavalli:….La Federazione Ipasvi e i Collegi non intendono lasciare spazio a nessun tipo di improvvisazione o fraintendimento eventuale nelle indagini e, fedeli al proprio mandato, tutelano in prima persona i professionisti che hanno compiuto il loro dovere…”. A sostegno dell’imparzialità dell’indagine, Mutillo, ha inoltrato ulteriore richiesta di designare anche un CTU infermiere per una eventuale nomina di un collegio di consulenti tecnici d’ufficio, riservandosi di ricorrere a un proprio consulente infermiere tecnico di parte (CTP). 

Il “caso Saronno” può certamente definirsi quale  “evento sentinella”, è in quest’ottica che oggi il Collegio IPASVI di Firenze ha puntualizzato la necessità di un maggiore impegno verso azioni proattive di prevenzione e sicurezza, nell’ostacolare l’instaurarsi di “dinamiche malate” all’interno dei servizi sanitari .

Sul tema è intervenuta anche La vice Presidente della FN Ipasvi Maria Adele Schirru, lamentando una responsabilità delle direzioni sanitarie ospedaliere, che sono preposte alla costituzione di unità di risk management con il monitoraggio e controllo della sicurezza delle attività assistenziali. Un sistema di sorveglianza composto dagli stessi professionisti e da esperti della sicurezza, che attraverso audit, dovrebbero mettere in luce i problemi e ottenere soluzioni. Un fattore importante di miglioramento a cui si associa anche il coordinatore di cittadinanza attiva di Firenze Franco Alajmo: “….monitoraggi sullo stress lavoro correlato non si sono tradotti in interventi concreti di supporto ai professionisti in difficoltà. E questo non è accettabile perché il rischio maggiore, in situazioni di potenziale disagio, è per l’anello debole della catena, come il paziente”.

Per il Collegio di Firenze le procedure esistenti sono insufficienti, l’obiettivo è lo sviluppo di una “ CULTURA DELLA SICUREZZA”. I professionisti sanitari hanno bisogno di meccanismi reali, che possano essere adeguati all’operatività concreta, le teorie spesso funzionano bene solo sulle carte. Maria Flora Succu, consigliere del Collegio Ipasvi di Firenze, sottolinea l’opportunità di creare un sistema di vigilanza attivo già durante la formazione Universitaria dei Professionisti Sanitari, con la funzione di valutare periodicamente il quadro psicologico e psichiatrico degli stessi professionisti sanitari. “.. Talvolta, infatti, la quantità di energia richiesta per svolgere un’attività lavorativa è superiore alla disponibilità del professionista.Un maggiore sistema di controllo è, dunque, fondamentale per la tutela della qualità dell’assistenza, ma è altresì necessario per proteggere l’integrità psicofisica degli infermieri…. Le aziende sanitarie ed ospedaliere  devono assolvere al loro compito di vigilanza, ma anche i professionisti devono far la loro parte affinché il sistema di controllo funzioni a 360 gradi. Per questo i colleghi dovrebbero valutare e segnalare senza paura le condizioni di criticità”.

 Una criticità nelle condizioni di lavoro che potrebbe influenzare negativamente le performance degli operatori sanitari, evidenziata dalla Schirru:… Tutti i professionisti sanitari, infermieri in primis si trovano a subire accorpamenti, superamenti di aziende, mobilità d’ufficio entro 50 chilometri, turni massacranti, organici depauperati, personale che invecchia. E gli infermieri, essendo operatori in front office, sono il punto di caduta dello stress e dei problemi anche dei cittadini… Episodi, come le morti sospette all’ospedale di Saronno, minano infatti il rapporto fiduciario tra professionisti e pazienti. …..È del tutto inaccettabile la mutua assistenza tra colleghi. La spirale di follia di Saronno è stata interrotta grazie ad  un’infermiera coraggiosa che ora va tutelata. Le criticità si superano con controlli veri, rigorosi e anche su livelli più vasti di quelli attuali e con un netto cambio della cultura degli operatori.”