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Commenti diffamatori: per la Cassazione responsabile anche il gestore del sito

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 09/01/2017 vai ai commenti

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Un recente sentenza della Corte di Cassazione ha introdotto una importante novità in merito alla responsabilità del gestore del sito in ordine al contenuto diffamatorio dei commenti postati autonomamente dagli utenti.

 

Andando contro il parere espresso da altri gradi di giudizio e dalla stessa Corte di Giustizia Europea (che riteneva non punibili i gestori nemmeno per i commenti anonimi), la Cassazione ha infatti ritenuto che, qualora il gestore del sito sia a conoscenza del contenuto dei commenti (prima che gli stessi siano postati in autonomia dagli utenti) risponde in concorso con l'autore di diffamazione qualora il tenore del commento stesso prefiguri questo reato.

La sentenza giunge al termine di una vertenza legale iniziata nel 2009 in cui il diffamato era Carlo Tavecchio, Presidente di FIGC, ed il post in questione allegava copia del certificato penale di Tavecchio, additato dall'autore del commento come “emerito farabutto” e “pregiudicato doc”.

Sito (Agenziacalcio.it) condannato in concorso con l'autore del commento a 60000 euro di risarcimento e oscuramento del sito stesso.

La responsabilità del sito è imputata, secondo la Cassazione, in seguito al fatto che il gestore doveva essere a conoscenza del contenuto diffamatorio del commento avendo ricevuto il documento (certificato penale) via mail, mentre l'imputato sosteneva di aver appreso dei contenuti del commento solo al momento della notifica di oscuramento dl sito.

A tale riguardo è importante rilevare come la Cassazione non faccia distinzioni tra siti giornalistici professionistici o di altro tipo, lanciando quindi un segnale forte anche verso tutte le “piazze virtuali” in cui siamo soliti leggere di tutto. Ci si chiede ora se anche le pagine Facebook possano rientrare nel campo di applicazione di questa norma giurisprudenziale e se, per i commenti postati sulla nostra pagina, siamo corresponsabili noi come gestori della pagina o addirittura Facebook come gestore del sistema.

Al di là dei cavilli, la vicenda apre comunque un nuovo fronte sulla responsabilità dei gestori dei siti in cui gli utenti possono liberamente postare i propri commenti e invita a una attenta riflessione sulla malintesa libertà di espressione attraverso internet. E' evidente che spazi di questo tipo sono indispensabili per il libero confronto delle opinioni, ma non possono essere campo per l'ingiuria o la diffamazione, che rimangono in ogni caso atteggiamenti penalmente punibili.

 

- La sentenza QUI

 

Fonte: R.it Tecnologia