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23 miliardi di sprechi, abusi e frodi nella sanità italiana. OCSE e Gimbe il cambiamento è possibile

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 14/01/2017 vai ai commenti

Centro studiNurSind dal territorio

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)che consta dell’adesione di 35 nazioni tra paesi europei, tra cui l’Italia, e internazionali; è un organismo internazionale che si occupa di studi economici  e utilizza la sua ricchezza di informazioni su una vasta gamma di argomenti per sostenere i governi nel favorire la prosperità e la lotta contro la povertà, attraverso la crescita economica e la stabilità finanziaria. il 10/01/2017  ha pubblicato un documento: Tackling Wasteful Spending on Health (affrontare gli sprechi in sanità)  dove emerge una criticità, le risorse sanitarie sono utilizzate male”… uno spreco nella migliore delle ipotesi, e nel peggiore dei casi possono danneggiare la nostra salute”.

Nel report:

  • Gli errori in sanità influenzano negativamente il trattamento di uno su dieci pazienti e più del 10% della spesa ospedaliera è assegnato a correggere tali problemi
  • Molti i pazienti che ricevono cure inutili o di scarso valore; una parte considerevole di ricoveri di emergenza avrebbero potuto essere   meglio affrontati e trattati in un ambiente di assistenza primaria o anche gestito dai pazienti stessi, con adeguataeducazione.
  • Eccessive prescrizioni di antibiotici rivelano consumi inappropriati, determinando lo spreco di risorse finanziarie e contribuiscono allo sviluppo della resistenza antimicrobica
  • Nei paesi OCSE, il potenziale per i farmaci generici rimane sottoutilizzato
  • Molti i processi amministrativi inutili che non aggiungono nessun valore alle attività sanitarie, spesso  gravati da illeciti di frode e corruzione

Nel complesso, le stime attuali indicano che un quinto della spesa sanitaria potrebbe essere incanalato verso un uso migliore. Riconoscere l'esistenza di spese inefficaci e sprechi, può essere difficile per gli operatori sanitari, dirigenti e persino per i politici responsabili dei sistemi di assistenza sanitaria. Il documento è un utile strumento in quanto adotta un approccio sistematico per:

  • Individuare le attività inefficaci e dispendiose  dei sistemi di assistenza sanitaria;
  • analizzare le cause e gli attori coinvolti;
  • fornire un catalogo di contromisure adeguate

L’analisi mostra chiaramente 3 categorie principali di spese inutili:

  1. Nell’assistenza e cura clinica dei pazienti. Servizi sanitari duplicati, gli eventi clinici avversi prevenibili come la sede errata d’intervento chirurgico, le numerose infezioni acquisite durante il trattamento, e la cure di basso valore, riferite dai  parti cesarei non necessari o le inappropriate richieste ed esecuzioni di diagnostiche “imaging”.
  2. Sprechi operativi di gestione/organizzazione dei servizi sanitari. Si verificano quando potrebbe essere fornita assistenza utilizzando meno risorse all'interno del sistema mantenendo i vantaggi. Alcuni esempi sono i prodotti farmaceutici o dispositivi medici  scartati o inutilizzati; oppure quando prezzi più bassi potrebbero essere ottenuti con acquisti oculati, spesso farmaci o presidi  costosi sono impiegati al posto di quelli meno costosi, senza ulteriore vantaggio per il paziente. In Australia ad esempio, da un’indagine sui medicinali finiti nel cestino è emerso che viene scartato un quantitativo di farmaci (il 70% soggetto a prescrizione) del valore pari a 2 mln di dollari australiani. Potenziali enormi risparmi sono poi attribuiti a un più largo ricorso a medicinali generici e biosimilari: per cinque Paesi europei più gli Usa è stato stimato che l’uso di farmaci equivalenti porterebbe un risparmio di 50 miliardi di euro entro il 2020.  Lo stesso avviene nel caso in cui i pazienti cercano le cure nei dipartimenti di emergenza, finiscono in ospedale a causa di prevenibili esacerbazione dei sintomi della malattia cronica che avrebbe potuto essere trattata a livelli di cure primarie e nelle degenze ospedaliere inappropriate  perché c’è l’assenza di un adeguato sistema di continuità delle cure. La chiave di volta è il cambiamento organizzativo. In Norvegia, grandi centri di assistenza primaria fungono da strutture intermedie, e forniscono cure non urgenti e un mix di assistenza post-acuzie, riabilitazione e assistenza ai bambini H24 e 7 giorni su 7. In questo modo, rafforzando le cure primarie si riducono i ricoveri.
  3. Sprechi relativi alla governance. Sono le risorse che non contribuiscono direttamente alla cura/assistenza del paziente e che le sottraggono al perseguimento dell’obiettivo salute. Questa categoria comprende le procedure amministrative non necessarie,  la frode,l'abuso e la corruzione.

Tutti i paesi dell'OCSE stanno già cercando di affrontare gli sprechi in sanità. Almeno 10 paesi producono “mappe” per identificare le variazioni nelle attività di assistenza sanitaria che potrebbero non essere clinicamente giustificate e 19 paesi utilizzano Health Technology Assessment (HTA) per determinare il valore di alcune nuove opzioni di trattamento. Quasi la metà dei paesi OCSE sono attivamente impegnati nel promuovere una maggiore prescrizione di farmaci generici.  14 paesi hanno rafforzato l'accesso ai servizi primari per la cura della comunità per deviare l’accesso inadeguato dell’utenza ai dipartimenti di emergenza.

Fino ad oggi, però, solo pochi hanno istituito sistemi trasparenti, completi di segnalazione degli eventi avversi, che incoraggiano l'apprendimento e la  prevenzione dei problemi futuri, o approcci gestionali per individuare le frodi e gli abusi. Nel complesso, significative opportunità rimangono ancora per sforzi più sistematici. Un’informazione migliore trasparente è la chiave, necessario per portare la portata del problema all'attenzione di un pubblico più vasto. La tensione verso cui muoversi è  garantire l’accesso equo a  cure di qualità e all’innovazione assistenziale e di trattamento nei confronti dei problemi di salute dati  dall'invecchiamento  della popolazione.

In Italia il Dott.Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe,  sottolinea che già a giugno scorso, la Fondazione aveva presentato al Senato della Repubblica il Rapporto sulla sostenibilità del SSN 2016-2025, sulla base delle evidenze scientifiche pubblicate nella serie Lancet che ora si confermano perfettamente in linea con le indicazioni del Report OCSE…..”in Italia circa 11 miliardi di euro/anno vengono erosi da sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, a cui si aggiungono oltre € 13 miliardi relativi a frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell'assistenza. Le opportunità esistono per liberare risorse all'interno della sistema sanitario. Sonon le politiche di governo a determinare influenze positive sul sistema sanitario. Tagliare la spesa inefficace produce risparmi significativi e la possibilità di muoversi verso un sistema sanitario di eccellenza, privilegiando la prevenzione e sistemi di potenziamento delle cure primarie.

L’importante  è proporre e attuare i cambiamenti necessari ai cittadini, mettere al centro la persona, spesso significa scontrarsi con una prassi di governace, burocrazie, corporativismi consolidati. Realizzarlo è complicato ma il cambiamento è l’unica garanzia di salvare un Servizio Sanitario Pubblico e il suo principio fondante di uguaglianza nelle cure.

Fonte

http://www.sanita24.ilsole24ore.com/

http://www.thelancet.com/