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Cavicchi alla Camera sulla riforma degli Ordini: proposta sotto-determinata.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 15/01/2017 vai ai commenti

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Il professor Ivan Cavicchi è stato invitato in audizione alla Commissione Affari Sociale della Camera dei Deputati per produrre le proprie considerazioni in merito al DDL Lorenzin di riforma degli Ordini professionali.

 

Nel suo intervento, il professor Cavicchi ha illustrato ai componenti della Commissione parlamentare le sue perplessità riguardo all'efficacia della riforma degli Ordini professionali così come delineata dal disegno di legge poiché, spiega Cavicchi, la proposta non fornisce innanzitutto risposta ai propri dichiarati obiettivi, ossia: maggior funzionalità del SSN, accrescimento dell'adeguatezza del SSN alle esigenze degli utenti, superamento di lacune, criticità ecc.

Secondo Cavicchi l'ordinistica professionale così com'è e così come la si intenderebbe “riformare” non è e non sarebbe in grado di dare risposte a questi problemi, pertanto la proposta nel suo complesso è molto al di sotto degli obiettivi che si pone.

Critico soprattutto verso l'idea, che emerge dal DDL, di trasformare la funzione ausiliaria dei Collegi e degli Ordini in funzione sussidiaria dello Stato. Questo significa trasporre sulle strutture ordinistiche delle competenze amministrative (da sottrarre al Ministero?) e quindi appesantirne il funzionamento e allontanarlo dalla funzione che invece dovrebbe avere, ossia di promotore e garante della deontologia professionale, nella logica secondo cui attraverso la tutela e la garanzia della deontologia si realizza la tutela e la garanzia di godimento del diritto alla salute dei cittadini.

I professionisti, oggi, dichiara Cavicchi, non sono messi nelle condizioni di poter esercitare la loro professione, e gli Ordini devono occuparsi prioritariamente di questo.

Oggi la rappresentanza professionale soffre di molti problemi: scarso riconoscimento delle proprie funzioni e della propria credibilità da parte dei professionisti stessi (vedasi affluenza alle consultazioni elettorali interne), incapacità di dare risposte ai grandi problemi delle professioni (come la perdita di autonomia, di ruolo, di identità), organizzazioni ordinistiche autoriferite agli interessi dei propri gruppi dirigenti, spaccature interne, differenziazione della deontologia applicata, regressività della deontologia.

Secondo Cavicchi l'ordinistica professionale sanitaria è nei guai e per uscirne le scelte devono essere forti, per riportare lo scopo degli Ordini al centro della loro esistenza, passando attraverso un recupero della credibilità e del rapporto con gli iscritti.

Provocatoriamente Cavicchi lancia la proposta di trasformare il contributo obbligatorio degli iscritti a contributo volontario; una provocazione che fa ben capire che tipo di rapporto il professore immagina essere sano tra professionisti e Ordine.

Perchè il “mare di denaro” che transita attraverso gli Ordini è davvero sterminato, così come è poco trasparente la sua gestione.

Incompatibilità, trasparenza, autonomia: le tre parole chiave con cui Cavicchi tratteggia l'ordinistica davanti alla Commissione parlamentare.

Una relazione molto pungente quella di Cavicchi alla Commissione, che, nemmeno a dirlo, ha sollevato un vespaio di reazioni. C'era da aspettarselo, considerando i succulenti interessi che l'ordinistica solletica e con i quali si intreccia.

Ma per capire se Cavicchi ha del tutto torto, forse ciascuno può risponder in coscienza a una semplice domanda: quanti e quali professionisti trarranno beneficio dalla riforma degli Ordini e dei Collegi? Se la risposta è “tutti” allora forse Cavicchi ha torto marcio, ma se la risposta è “pochi, i soliti” allora mi viene da pensare che sia l'unico che ha avuto il coraggio di dire, e proprio là dove l'ha detto, come stanno le cose.

 

Fonte: WEB TV CAMERA DEI DEPUTATI: COMMISSIONE AFFARI SOCIALI - Sperimentazione clinica medicinali, audizione esperti (guarda il VIDEO)

 

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