Iscriviti alla newsletter

Sardegna: non c'è pace nel progetto di riordino del Servizio Sanitario Regionale

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 29/01/2017 vai ai commenti

NurSind dal territorioSardegna

Da una parte, il rapporto impietoso del piano esiti, dall'altra la neonata azienda unica che definisce ambiziosi gli obbiettivi con un disavanzo già certificato di 100 milioni per il 2016, in mezzo i cittadini incolpevoli e dietro le quinte la politica, a muovere i fili di una riforma che ha dimostrato di essere partita dal verso sbagliato. Ciò che doveva essere fatto per primo, la riforma dei servizi territoriali e la riorganizzazione della rete ospedaliera, sono azioni finite in fondo alla lista e oggi a dircelo, sono gli stessi nuovi manager. Manager che nel caso di Moirano, sono stati nominati in seguito alla parte di riforma che si è voluta fare per prima ad ogni costo, ossia la costituzione dell'azienda unica regionale.

Torna prepotente allora la constatazione del fatto che i risparmi teorizzati ed immaginati potranno passare solo dalla riforma del territorio. E' anche molto chiaro come questa sia la parte più sconveniente della riforma, almeno da un punto di vista politico. E' difficile pensare di essere rieletti quando un territorio intero ti si rivolta contro perché la razionalizzazione impone scelte impopolari quali la chiusura di punti nascita, di ospedali, reparti e servizi nel nome del rientro della spesa. Dal dicembre 2014 è stato un susseguirsi di proteste legate proprio al riassetto della rete ospedaliera ed ecco perché questa parte della riforma sia finita in fondo alla lista: serve tempo, tempo per far capire tempo per far digerire senza rischiare troppo.

Ecco quindi che al disavanzo di 300 milioni, si aggiungono nuove richieste per altri 100 milioni (Leggi Qui)che spostano il conto verso saldi che, ha dichiarato il manager Azienda Tutela Salute, rendono “indispensabile la rete ospedaliera e la centrale unica di acquisto” solo per fare un esempio. E' però del tutto evidente che le azioni relative al riordino della rete ospedaliera non potranno essere prese in considerazione se non dopo alcuni passaggi istituzionali che dilazioneranno i tempi. Di piano territoriale non se ne parla. Misure di sviluppo della medicina di prossimità continuano ad essere argomenti citati ma mai pienamente sviscerati, segno che su questa parte ci credono in pochi o forse nessuno. Non è facile accettare e pensare che la professione infermieristica possa essere generatrice di economia nel momento in cui si va ad offrire alla popolazione un'alternativa al pronto soccorso. Per capire questo bisogna avere una mentalità aperta e disposta a sfidare le consuetudini investendo sul materiale a disposizione e non ci pare che questa classe politica e questo management abbia questa caratteristica. Non c'è quindi da meravigliarsi se i conti non tornano, tanto più quando i rapporti del piano esiti ti dimostrano, dati alla mano che le strutture di cui disponi hanno problemi di produzione e di qualità a fronte di costi che generano i debiti di cui sopra. E ancora meno c'è da sorprendersi se nel tritacarne finiscono le scelte dei compensi dei manager (Leggi Qui).

Uno dei punti fondamentali della riforma era la fusione a Sassari tra l’azienda ospedaliera universitaria e l’ospedale della città. I commissari avrebbero dovuto preparare tutto e lasciare il terreno pronto alla partita che oggi sta giocando il nuovo management diretto da Antonio D’Urso. L’incorporazione, attualmente realizzata sulla carta, si sta rilevando un problema di proporzioni enormi, considerato che il campo, come ammesso dallo stesso direttore generale, non è stato per niente preparato e oggi si vivono tutte le conseguenze di una mala gestione che pur affondando le radici nel tempo, oggi hanno subito una estrema accelerazione e sono pienamente esplose:

i laboratori hanno comunicato di dover sospendere l’attività per mancanza di reagenti;

l’ortopedia protesica denuncia la mancanza delle protesi stesse;

le associazioni dei volontari non vedono pagati dal giugno scorso i compensi per il trasporto dei malati tra i padiglioni del presidio;

mancano le forniture di presidi di ogni tipo e considerate le ultime vicende giudiziarie, c'è da capire perchè vi sia un rallentamento delle procedure di approvvigionamento (Leggi Qui).

Un elenco infinito di inefficienze da riportare, ascrivibili al management precedente che per questo buon lavoro svolto, è stato promosso alla direzione dell’area socio sanitaria locale di Sassari in seno all’azienda unica regionale (Leggi Qui). Paradossi che operatori e cittadini non riescono mai a comprendere essendo le vere vittime di questa mala gestione che si trasforma in mala sanità. Inefficienze la cui cura graverà sui conti regionali producendo ulteriori perdite che continuano a rimandare al riordino della rete ospedaliera come cura indispensabile.

Nonostante la riforma abbia preso questo verso, non possiamo che augurarci che la politica trovi presto la quadratura del cerchio e il coraggio di proporre una visione di sanità diversa, in cui tagli e chiusure siano almeno propedeutici allo sviluppo della medicina territoriale che insieme agli investimenti sulla prevenzione, è l’unica dimostrata via verso l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità di un sistema destinato altrimenti ed inesorabilmente al collasso.

 

Andrea Tirotto

 

Fonti:

La Nuova Sardegna leggi qui

Sanità24 leggi qui

Regione Sardegna guarda il video