Iscriviti alla newsletter

A Carnevale, per le bimbe c’è anche la maschera dell’infermiera sexy

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 04/02/2017 vai ai commenti

NurSind dal territorioPuglia

Carnevale evento festoso per grandi e piccini. Business commerciale che frutta miliardi di euro in tutto il mondo. Ogni anno s’inventano costumi sempre più fantasiosi e intriganti, soprattutto ammiccanti, che ormai hanno sdoganato allegramente e abbondantemente anche nella fascia delle bambine piccolissime. Nei supermercati per le piccole donne dai 3 anni in su, la scelta è vasta: maschere sexy di cappuccetto rosso, fatine winx, apettine maya molto “appetitose”, ballerine Lady Gaga, vampirette e dulcis in fundus, quest’anno in anteprima l’infermierina sexy! Tacchi, giarrettiera, borsetta e una siringa gigante.

Il costume è stato notato, pochi giorni fa,  negli scaffali di un negozio per l’infanzia a Bari, e l’insolito ritrovamento è stato segnalato al Garante per i Minori della Regione Puglia, la Dott.ssa Rosy Paparella.

La reazione del Garante non si è fatta attendere, ha notificato al negoziante la richiesta di ottenere i dati dell’azienda produttrice, invitandolo a non commercializzare il prodotto e sensibilizzare la clientela, indirizzandola verso articoli più adeguati:…"Non solo il buon senso ma anche l'esperienza sugli stereotipi sessisti suggerirebbe quantomeno di boicottarne l'acquisto. Per il momento intendiamo risalire alla ditta produttrice, per tentare un'azione di sensibilizzazione…I messaggi veicolati dal costume in questione, sono lesivi della dignità della bambina ritratta e della professione cui si riferisce, quella delle infermiere. Ma soprattutto veicolano modelli sessisti, alludendo a una sessualizzazione precoce delle bambine. Temo non si tratti di un caso isolato, e d'altra parte anche l'abbigliamento proposto alle bambine spesso rimanda agli stessi stereotipi. Il problema reale è che esiste un mercato per questi prodotti, e la sfida è ridurne il potere, anche attraverso la sensibilizzazione dei genitori".

Colpevoli spesso, proprio i genitori che sono le prime vittime degli stereotipi culturali e sociali, ormai globalizzati,  che vedono il corpo della donna oggetto di speculazione e sfruttamento. E tutto diciamocelo chiaramente, ruota intorno alla giostra del sesso, l’unica “droga di Stato”, insieme all’alcool ad avere larghissime concessioni.

Il “porno soft”, pervade la nostra società, è onnipresente nei media, tv, facebook, i  più famosi cantanti e star dello spettacolo e del cinema sono sex symbol. La bellezza associata ad una mal celata disponibilità sessuale, sono le chiavi del successo e di un futuro. Una lacerante verità, nel racconto di un mio collega di qualche tempo fa. Allo smonto notte, all’alba,  prima di andare a dormire, come al solito va nel suo bar preferito per consumare una buona colazione. Il bar  è  meta di altri lavoratori che chiacchierano amabilmente tra loro e vista la vicinanza, il mio amico è costretto ad ascoltare l’affermazione di un uomo di circa 40 anni:…”…per come vanno le cose, io spero che mia figlia possa entrare nel giro giusto, Berlusconi e company dovrebbero campare 200 anni!....”.

Alcune donne ritengono che questa società sessista consegni a loro una sorta di potere, una speciale supremazia. Possiamo anche guardare l’altra faccia della moneta, la palese discriminazione dell’oggettivare e descrivere il corpo della donna bambina e adulta secondo determinati canoni, a chi da veramente potere? Chi ne ha il profitto? Certamente non la merce, il corpo femminile, il sesso, sono solo un mezzo, l’obiettivo è rendere sempre frizzante e stimolante il mercato, incrementare il capitale di chi sceglie, cosa dobbiamo acquistare.

In definitiva la questione non sembra isolata solo alla maschera dell’infermiera sexy per le bimbe. l’identificazione a modelli erotici per l’universo infantile si sta allargando in modo preoccupante. In un mondo in maggioranza adulto, l’oggetto del desiderio, si sta forse morbosamente spostando sull’infanzia?

Essere genitore, educare, formare,  orientare verso degli  ideali. Riflettere sempre, specialmente nei piccoli gesti quotidiani, può essere la chiave di volta di un cambiamento.  Una famiglia e una società tesa a sviluppare la consapevolezza nei giovani e negli adulti che l’empowerment  non si conquista  con il possesso di una favoleggiata immagine di bellezza e l’accumulo di oggetti “alla moda”.  La vita ha bisogno di azioni e volontà volte a migliorare se stessi e il mondo circostante. Utopia? Non credo, fino a che ci sarà qualcuno, pronto ad indignarsi e a non rendersi complice della svendita fallimentare anche dei propri figli.

 

Fonte: http://bari.repubblica.it/