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Abuso dei permessi ex L104 e licenziamento. Ichino: le norme sono ancora troppo morbide con i furbetti.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 23/02/2017 vai ai commenti

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La possibilità di incorrere in licenziamento a seguito dell'abuso nell'utilizzo dei permessi previsti dalla legge 104 ha, secondo il senatore PD Pietro Ichino, ancora troppe debolezze.

 

La questione sulla necessità di rivedere in chiave più severa le norme sul licenziamento dibattuta dal senatore democratico muove sulla scorta di un fatto di cronaca: un dipendente di un'azienda privata, colto a prestare attività lavorativa presso altra azienda durante la fruizione dei permessi 104 (concessi per accudire l'anziana madre) è stato licenziato, ma il giudice a seguito del ricorso del lavoratore, ha ritenuto ingiustificato il licenziamento (perchè si è trattato di "soli" tre giorni) disponendo a suo favore un'indennizzo a carico dell'azienda licenziante pari a 12 mensilità. Per fortuna nel frattempo l'art. 18 è stato abolito, sostiene Ichino, perchè altrimenti il lavoratore avrebbe dovuto essere reintegrato nel posto di lavoro.

E' evidente che c'è qualcosa che non funziona come dovrebbe. Innanzitutto la condotta del lavoratore è fuor di dubbio illecita. I permessi previsti dalla legge 104 devono essere finalizzati a prestare al congiunto bisognoso l'attività di assistenza di cui necessita, e non certo per poter dedicarsi a qualsiasi altra attività. In questo caso, sottolinea ironicamente Ichino, probabilmente l'azienda presso cui il lavoratore prestava la propria opera durante i permessi versava in maggior stato di bisogno rispetto alla madre novantenne, e sicuramente ancor di più rispetto al bisogno della prima azienda. Ironia a parte, comunque, rimane la vulnerabilità della norma e della sua applicazione, laddove la scarsa entità del danno prodotto dalla condotta illecita pesa più della condotta stessa, in ragione della quale non si può certamente far valere un principio di buona fede.

Seppure secondo Ichino (docente universitario in diritto del lavoro, avvocato, giornalista pubblicista) 12 mensilità di indennizzo siano oggettivamente troppe, perlomeno la legge oggi non consente il reintegro, che avrebbe in questo caso configurato una vera e propria beffa in danno non solo dell'azienda, ma anche dei lavoratori che per assistere i propri congiunti utilizzano in maniera legale i permessi 104. La sentenza, comunque, un segnale lo manda, e non è un segnale buono: se la furberia è lieve, è tollerabile. E' proprio questo che non è, invece, tollerabile.

 

Fonte: Il Tirreno Edizione Massa Carrara