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Emigrare dall'Italia per lavorare ed anche per morire. Dj Fabo è morto stamane, in Svizzera.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/02/2017 vai ai commenti

AttualitàLeggi e sentenze

Svizzera, ore 11.45, Fabiano Antoniani, 40 anni, conosciuto ai più come Dj Fabo, è morto, ha scelto liberamente di porre fine al suo dolore, in esilio.

Fabiano, era un normale cittadino italiano, con una vita normale, un ragazzo forte e realizzato, che girava il mondo, inseguendo la sua passione, la musica, alla ricerca della felicità. Fabiano era un uomo sano, sì, fino ad una notte di un 13 giugno del 2014, quando un incidente automobilistico ha cambiato per sempre la sua vita, sprofondando in un abisso di dolore, immobilizzato in una gabbia, al buio: cieco e tetraplegico.

"Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo”, ha annunciato così la morte di Fabiano, Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni.

Dopo anni di sofferenze, di terapie senza nessun esito, Fabo, in un commovente video appello a Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, aveva chiesto di poter morire, di mettere fine alla sua “lunga notte senza fine”, nel suo Paese, in Italia.

Un appello che è rimasto inascoltato, un appello che ha trovato nella politica solo un’assordante silenzio.

Ha scelto così l’esilio, in un’assenza di pietà cristiana, per le difficoltà di un viaggio lungo e complicato, che lo portasse finalmente verso la liberazione da tanto dolore.

Ha scelto di scegliere, ma questo Stato non glielo ha permesso.

L’Italia è un Paese dal quale bisogna emigrare, per vivere, per lavorare, ed anche per morire.

E’ un Paese il nostro, che non riconosce più il valore della vita e nemmeno il valore della morte, se non ha saputo accogliere l’urlo disperato di chi chiedeva solo di non soffrire atrocemente.

"Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille", l’ultimo messaggio che è arrivato via Twitter, da una clinica in Svizzera, la Dignitas, a qualche chilometro da Zurigo, dove ha chiesto ed ottenuto il suicidio assistito.

Fabiano, spiegava di “non essere depresso e di mantenere tutt’ora il senso dell’ironia“, ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: “Immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni”.

Adesso Cappato rischia di essere incriminato e rischia 12 anni di carcere, a Fabo è stata inflitta ulteriore sofferenza da questo Stato, mentre la Legge sul testamento biologico è ancora ferma in Commissione Affari sociali, ed il suo arrivo alla Camera previsto per il fine febbraio è slittato a marzo.

Quanto scritto fin’ora non ha lo scopo di voler convincere nessuno della bontà dell’Eutanasia, lungi da me; ha solo il fine di evidenziare il silenzio di uno Stato che si professa Laico, e che non riesce a decidere di dare a questo Paese una Legge laica, lontana da “influenze”religiose.

I cittadini, tutti, atei, cattolici o di qualsiasi altra confessione religiosa hanno il diritto di scegliere in coscienza, cosa fare della propria esistenza, quando a questi, in maniera irreversibile diventa inaccettabile, anche nell’impossibilità ad autodeterminarsi.

 

Ph: vocedistrada.it

fonte: http://www.corriere.it/cronache/17_febbraio_27/dj-fabo-svizzera-morire-qui-senza-l-aiuto-mio-stato-6d709402-fcc9-11e6-8717-6cdb036394a5.shtml