Iscriviti alla newsletter

Isola di La Maddalena: donne in attesa, pronte a travaglio a casa per evitare il trasferimento a Olbia.

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 27/02/2017 vai ai commenti

Sardegna

La MaddalenaChi non è nato a La Maddalena, quella piccola isola a Nord della Sardegna, madre di un arcipelago tra i più belli del mondo, battuta dal maestrale, isolata ma da sempre crocevia di popoli e viaggiatori, non può capire quale sia l’orgoglio con cui gli abitanti si vantano di essere “di scoglio”, nati all’isola appunto. I maddalenini, nella carta d’identità, alla voce “segni particolari”, vorrebbero scrivere “isolani” per rimarcare con ancora più evidenza quanto già è palese nel campo “luogo di nascita”. Amano il loro scoglio gli isolani al pari di quanto si ama un figlio ed esserci nati è sempre stato un motivo d’orgoglio tramandato nei due secoli e mezzo di storia della comunità.

Una tradizione che da circa un anno si è interrotta per tutti a causa della chiusura del punto nascita di cui avevamo già parlato nell’articolo leggibile a questo link. A poco sono valse le polemiche legate a una nascita avvenuta d’urgenza al pronto soccorso senza che ginecologo e ostetrica facessero in tempo ad arrivare in reperibilità, considerato che si trattava di una secondipara che non ha dato il tempo nemmeno di riattaccare il telefono. Caso in contrasto con quello di un’altra donna non trasferibile che con parto fisiologico, ha dato alla luce il suo secondogenito, nella sala parto riaperta per l’occasione. Sono questi i casi avvenuti alla fine dell’anno scorso di nuovi nati che eccezionalmente potranno vantarsi con ancora più orgoglio, di essere veri isolani. Al momento, tutti i nuovi arrivati nel 2017 sono nati a Olbia, trasferiti in tempo utile perché tutto avvenisse in sicurezza come da protocolli approvati in fase di chiusura del punto nascita; questo è il destino riservato a tutti, salvo imprevisti, salvo urgenze, salvo comportamenti al momento solo minacciati che però hanno destato nuove preoccupazioni e sollevato l’asticella delle polemiche.

Le mamme in attesa, pur di far nascere i loro figli sull’isola, avrebbero minacciato di presentarsi al pronto soccorso a travaglio avanzato, così da non consentire l’attivazione del protocollo di trasferimento in tempo utile per la sua riuscita in sicurezza e garantire così al fortunato, il marchio indelebile di nato all’isola e di isolano, di cui potrà vantarsi per tutta la vita come avesse un raro ed unico segno distintivo o come fosse l’ultimo dei Rapa Nui. Fonti interne all’ospedale raccontano di una realtà particolarmente critica nonostante le donne siano Un traghetto per La Maddalenainvitate a presentarsi in ospedale alle prime avvisaglie. In una condizione di travaglio iniziale, ci sarebbero le condizioni per poter organizzare il trasferimento a Olbia in condizione di garanzia, nonostante il traghetto che riporta a Palau, sulla terraferma e nonostante i 45 km di strada tortuosa. Di contro una situazione di urgenza generata da un comportamento come quello paventato da qualcuna, sarebbe aggravata dal fatto che sull’isola sono presenti solo le scorte di sangue necessarie per le gravi emergenze, dal fatto che il nido è comunque chiuso e dal fatto che in ogni caso, mamma e nuovo nato entro due ore sarebbero comunque trasferite ad Olbia per l’assistenza del caso.

La politica si è immediatamente messa in moto per dare voce al movimento delle mamme e della popolazione intera che stanno combattendo una guerra inutile contro la regione. I numeri parlano chiaro, un punto nascita degno di questo nome ha motivo di esistere ove avvengano 1000 parti l’anno. La Regione Sardegna ha arbitrariamente abbattuto questo limite a 500 per salvare alcune realtà, accorparne altre ed evitare che in Sardegna si possa nascere solo a Cagliari o a Sassari. Il piano di riordino della rete ospedaliera prevede la chiusura del punto nascita della Maddalena, di fatto già realizzata ed inappellabile anche ad istituti particolari come quello della zona disagiata il cui limite, almeno nelle intenzioni, sarà superato con il piano di trasporto urgente già in atto e il trasferimento in elicottero anche nella notte, attraverso il posizionamento di una postazione di elisoccorso h24 a Olbia, unica in Sardegna peraltro, disposta proprio per la necessità di attenzione rivola agli abitanti dell’isola ma ancora in attesa di attivazione (non si hanno notizie della gara plurimilionaria per il servizio regionale di elisoccorso agli atti ancora da bandire nonostante si vociferi di un inizio dei voli a luglio).

Lo scontro è aperto. Una popolazione che dagli anni 70 vive, prospera e si moltiplica in loco grazie al suo ospedale da una parte e una amministrazione regionale dall’altra, costretta nel 2017 a fare i conti con una calcolatrice che nonostante tutto, continua a dare risultati di segno meno e affronta il problema del bilancio attraverso una riorganizzazione che se per certi versi può considerarsi comprensibile, dall’altro toglie diritti e servizi a causa di sprechi e mala gestione perpetuati negli anni, di cui la gente non può avere colpa o responsabilità di sorta se non quella di aver creduto di volta in volta, alle promesse degli uni e degli altri.

Andrea Tirotto

Leggi anche La Nuova Sardegna, clicca qui e qui