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Tempo e vincoli economici nel rapporto medico-paziente. Indagine di CittadinazAttiva e TDM

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 28/02/2017 vai ai commenti

Centro studiNurSind dal territorio

CittadinanzAttiva e Tribunale dei Diritti del Malato hanno pubblicato i risultati di un'indagine condotta per capire quanti e quali siano i vincoli che rischiano di gravare sul percorso terapeutico e sul rapporto tra medico e paziente, con un focus specifico relativo alla prescrizione di farmaci biologici e biosimilari.

 

Dai risultati dello Studio "Indagine civica sull'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie, con focus su farmaci biologici e biosimilari” (Clicca), che ha coinvolto circa 800 medici di diversa specializzazione e provenienza geografica, emergono alcuni punti che meritano attenzione in quanto potrebbero rappresentare dei campanelli d'allarme.

Il primo fattore da considerare è il fattore tempo e la sua incidenza sulla qualità del rapporto medico-paziente. Se è vero che la maggior parte dei medici ritiene che il tempo da dedicare alla prescrizione di una terapia sia fondamentale, dall'indagine emerge come quasi un terzo dei medici intervistati ritenga quello effettivamente a disposizione insufficiente.

Sull'utilizzo del tempo a disposizione, una grossa fetta degli intervistati (oltre il 60%), dichiara di modularne l'entità in base alle esigenze del paziente, dedicando comunque prioritariamente una certa attenzione alla fase prescrittiva (17%). Ma gli stessi medici denunciano come il fattore tempo sia condizionato pesantemente dagli adempimenti burocratici (34%), in alcuni casi ulteriormente appesantiti dalla numerosità dei pazienti (17%).

Il secondo fattore di condizionamento è quello economico, che spinge il 44% dei prescrittori verso il farmaco aggiudicato dall'azienda al minor costo (20%) o indicato dalla linee guida regionali (24%). Quello che spicca è il peso (circa 40%) che Direttori generali delle Aziende sanitarie e Regioni hanno nello spingere i medici a sostituire farmaci biologici e biosimilari.

Significativo, su questo fronte, il dato secondo cui quasi il 40% dei medici dichiari di cambiare/sostituire la terapia per ragioni diverse da quelle cliniche, segnatamente per contribuire alla sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale (39%) e per rispettare limiti e obiettivi di budget fissati dall'Azienda ospedaliera o dalla Asl (35%).

Tonino Aceti, presidente di CittadinanzAttiva-TDM, lancia l'allarme: ci sono delle criticità importanti che emergono dall'indagine ma “siamo ancora in tempo per invertire la rotta, perchè lo chiedono sia i medici che i pazienti e possiamo farlo subito”.

Il diritto alla salute e a ricevere cure adeguate non può essere subalterno a determinazioni economicistiche o a organizzazioni del lavoro che comprimono il tempo dedicabile al paziente.

 

- Indagine completa QUI