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Caro Diario, sono Ettore, ho solo un anno e sono guarito...

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 01/03/2017 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

Capita di scorrere le pagine di facebook, e di imbattersi nel racconto di un bimbo che per mezzo della voce del padre racconta il suo piccolo calvario dopo la diagnosi di meningite C.

Il padre ha sicuramente voluto esorcizzare quello che deve essere stato un dolore così forte da stracciare l’anima, affidando ad un social, le proprie emozioni, i dubbi e le incertezze, le paure.

Il risultato è una pagina di diario, vera ed emozionante, che merita di essere letta a cuore aperto, per poterne cogliere l’essenza.

A parlare è Ettore (Nicolas il padre), il bambino la cui storia è balzata alla cronaca, una settimana fa, per aver contratto la meningite C.

Con la semplicità di un bambino, le parole si rincorrono, nel racconto della vicenda, dalla corsa all’ospedale Bufalini di Cesena, alla diagnosi.

Nel paradossale proferire di un bambino, si coglie tutto il dolore dei genitori alla notizia dell’infausta malattia "appena la dottoressa ha cominciato a visitarmi, ho visto il suo volto cambiare espressione ed i miei genitori mettersi a piangere, mi sono reso conto che qualcosa si stava mettendo male, di lì a poco scoprirono che ero stato colpito da meningite C, che avrebbe potuto uccidermi".

Nel racconto che segue, c’è tutto un mondo di emozioni contrastanti, l’essere disorientati, impauriti; la rabbia per quella parte di mondo che si allontana, che nel momento del dolore fa le valige e va via; la collera per una stampa che in cerca di click e di letture, a forza di titoloni mendaci, distorcono la realtà, fomentando allarmismi che fanno perdere fiducia, nello Stato, nella Sanità, la tanto declamata malasanità.

E poi in tanto dolore, arriva quella lucina accesa di speranza "mio padre dice che l’Italia è un Paese da lasciare, ma non è vero ho incontrato persone speciali, prendersi cura di me, e soffrire se stavo male".

Queste parole profumano di promesse e di stupore, per una Sanità che non è tutta da buttare, fatta di persone che dedicano la loro vita alla cura degli altri, nonostante tutto, contro un sistema da rifare.

Medici, infermieri, coraggiosi.

Cosi come coraggioso è stato il piccolo Ettore, che grazie alla competenza di un personale di eccellenza ce l’ha fatta, un’ansa di qualche ora fa lo dà fuori pericolo e di ritorno a casa.

Il nostro Ettore, infine ci dà una grande ed importante lezione finale, quella che la vita è battito di ali, fugace, fragile, ed andrebbe vissuta appieno, senza rimpianti, amando, sognando, senza sprecarne un attimo.

La vita va preservata, protetta, pensiamoci quando è il momento di Vaccinare.

Grazie Ettore, a parlare per te, è stato il tuo papà, perché tu hai solo un anno di età, ma siamo sicuri che tu avresti detto le stesse identiche cose, se ne avessi avuto la capacità.

A te, ed alla tua famiglia auguriamo tutta la serenità che meritate, grazie ancora per questa pagina di diario e di speranza.