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Fondi per sanità e socio-assistenziale il gioco delle tre carte, dove il cittadino perde sempre.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 05/03/2017 vai ai commenti

EditorialiNurSind dal territorio

Qualche mese fa le trombe degli stanziamenti per il Fondo Sanitario Nazionale, “incrementati” rispetto al 2016. Ma inferiori a quanto pattuito a luglio 2016. Qualche settimana fa la buona novella: 422 milioni di euro svaniti dai trasferimenti tra Stato e Regioni all'interno del FSN.

 

Certo, non è un taglio: le Regioni si attrezzino per recuperare altrove quei soldi, dato che è noto lo stato di salute dei bilanci di molte Regioni italiane.

Successivamente ancora una buona notizia: la Conferenza Stato Regioni del 23 febbraio scorso ha “seccato” 261 milioni di euro per il settore socio-assistenziale (Clicca). Di questi 50 milioni li rimette il fondo per le non autosufficienza (che torna ai 450 milioni inizialmente previsti, annullando un incremento fantasma deliberato solo il giorno prima dalla legge per la Coesione sociale e il Mezzogiorno), mentre a pagare maggiormente pegno è il Fondo per le politiche sociali, che lascia sul piatto oltre 210 milioni di euro, e rimanendo con una dotazione di soli 99 milioni con un taglio che, salvo errori di calcolo, è di circa il 68%.

A fare emergere questi ultimi tagli è stata un'interrogazione della on. Donata Lenzi (PD) in Commissione Affari sociali della Camera (Clicca).

Di fatto quindi i tagli alle Regioni sono di oltre 860 milioni di euro per il 2017; una cifra molto importante.

Si dirà che questi ultimi tagli non riguardano il Fondo sanitario nazionale. Ma sono pur sempre riduzioni che riguardano i trasferimenti alle Regioni in ambito sociale, e che il sociale e la sanità siano cugini lo sanno tutti. Così come tutti ormai hanno capito che nel gioco delle tre carte vince sempre, in fondo, il banco.