Iscriviti alla newsletter

Infermieri, professionisti sanitari tra l’incudine e il martello.

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 09/03/2017 vai ai commenti

Comunicati StampaPiemonte

Il professionista sanitario Infermiere, incastrato, tra l’obbligo morale e deontologico di denunciare situazioni a rischio ed insicure, e le eventuali  ripercussioni dovute alle denunce effettuate.

Siamo stanchi di assistere a questo gioco al massacro. Da un lato, condizioni di lavoro insicure che anche deontologicamente imporrebbero ai professionisti sanitari una denuncia atta a salvaguardare le condizioni di salute dei pazienti, dall’altro, la minaccia e un messaggio neanche tanto velato di questi amministratori, nominati dalla politica atti ad incutere timore e ripercussioni nei dipendenti.

Non è di certo un caso isolato quello del medico del Maria Vittoria di Torino che ha rilasciato dichiarazioni alla trasmissione televisiva di Rai 2 e che solo una mobilitazione mediatica, ha evitato ripercussioni disciplinari.

La paura di esporsi, di denunciare, di scrivere circa condizioni di lavoro insicure e che mettono a repentaglio la stato di salute dei pazienti e la sicurezza dei professionisti, dovrebbe essere un dovere morale oltre che deontologico ma spesso prevale il timore di non avere ripercussioni da parte dei  coordinatori, del proprio dirigente o dall’azienda. Ognuno di questi, impegnati a non dover dare conto,  a tutelare la propria immagine, la propria poltrona, senza curarsi dello stato delle cose.

Dovrebbero essere loro per primi, in qualità del ruolo che ricoprono a denunciare situazioni di disagio e insicure. Dovrebbero essere loro per primi a chiedere interventi urgenti. Dovrebbero essere loro per primi ad avere quest’obbligo morale, etico e deontologico. Invece , l’attuale sistema di nomine e nominati, il dover comunque rendere conto a qualcuno non lo consente. Allora, ci si scaglia contro la parte più debole, cercando di tappargli la bocca il più possibile.

Sovente, anzi sempre, quando emergono situazioni di disagio, di sicurezza si parla del personale ma mai di chi quel servizio lo coordina e/o lo dirige. Credo che loro per primi dovrebbero dare una risposta.

Forse, se oggi siamo in queste condizioni, lo dobbiamo anche a questo sistema di nomine a cascata che ci costringe ad avere più una classe dirigente impegnata a tutelare se stessa che le condizioni di lavoro del personale e di conseguenza la salute dei cittadini.

Una classe dirigente libera, non avrebbe concesso tutto questo. Con una classe dirigente vera, molti problemi sarebbero stati affrontati e risolti. Con una classe dirigente dalla parte del cittadino sarebbe stato diverso.

Francesco Coppolella

Coordinatore Regionale NurSind Piemonte