Curarsi fuori regione costa molto. Le Regioni nel 2015 hanno speso 4,100 miliardi di Euro
La migrazione sanitaria interregionale è fenomeno che coinvolge moltissimi assistiti che utilizzano servizi sanitari in strutture diverse dalla propria regione di residenza. La migrazione per ottenere “salute”, è il segno tangibile della disparità, discriminazioni che i cittadini italiani devono ancora sopportare. Un diritto leso, quello della salute, uguale per tutti, sancito dalla Costituzione Italiana nel 1948.
La migrazione sanitaria non è a costo zero per cittadini e regioni; determina ricavi per le regioni che accolgono questi “migranti”, perché ricevono i relativi corrispettivi dalle regioni di residenza. Le attività sanitarie erogate a cittadini “fuori regione”, sono oggetto di manovre compensative, svolte attraverso lo scambio dei dati di queste prestazioni e dei relativi importi al Tavolo della mobilità interregionale. Considerando che il fondo sanitario nazionale è ripartito tra le regioni italiane in funzione delle caratteristiche demografiche dei residenti, essenzialmente numerosità ed età.
Questo fenomeno temporaneo di emigrazione sanitaria, più correttamente chiamato “mobilità sanitaria”, ha molteplici motivazioni, alcune degne di nota:
- La mobilità sanitaria di prossimità, costituita dai residenti nelle zone di confine, che scelgono le strutture sanitarie più vicine che reputano migliori.
- Flussi di pazienti si osservano per prestazioni di complessità e specificità elevate che sono erogate da poche strutture qualificate.
- Esiste anche una mobilità legata a movimenti casuali dovuti ad esempio a vacanze, oppure per lavoro e studio, più o meno brevi.
- Infine la più importante, quando gli utenti scelgono un presidio, un professionista sanitario anche distante, per ricevere cure tempestive o nella speranza di essere curati meglio. Ovvero quando l’offerta quanti-qualitativa di servizi sanitari è carente sul proprio territorio.
La conferenza Stato Regioni ha reso pubblici i bilanci relativi alla mobilità interregionale del 2015. La spesa complessiva per curarsi fuori regione costa 4,100 miliardi di euro.
La classifica delle Regioni che hanno il saldo in positivo (con arrotondamenti):
1° Lombardia + 598 milioni di Euro
2° Emilia Romagna + 346 milioni di Euro
3° Toscana + 146 milioni di Euro
4° Veneto + 113 milioni di Euro
Ora quella delle Regioni che all’opposto hanno il saldo in negativo:
1° Campania - 282 milioni di Euro
2° Calabria - 276 milioni di Euro
3° Lazio - 240 milioni di Euro
Seguono sempre in rosso, le Regioni Sicilia e Puglia che insieme alle tre in elenco superano il miliardo di Euro. Il divario tra Nord e Sud è palese, al sud l’unico risultato positivo è della regione Molise + 25, 25 milioni di Euro; il merito si ascrive esclusivamente all’attività di eccellenza svolta all’Istituto Neurologico Mediterraneo di Isernia (Neuromed), dove numerosi pazienti provenienti da ogni regione italiana convergono per specifiche necessità curative/diagnostiche.
La prerogativa del saldo negativo non è limitata a queste regioni, nel libro nero anche Liguria e Marche che “soffrono” della mobilità sanitaria di confine; per le Marche verso l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, il Lazio ed in parte anche in Puglia (9,5 milioni). I cittadini della Liguria si spostano nelle strutture sanitarie limitrofe del Piemonte, Lombardia e Toscana.
Ma la ricerca dell’eccellenza sanitaria per i cittadini consta spesso anche di lunghi viaggi, la Regione Campania ha cumulato debiti verso:
- la Lombardia quasi 12 milioni di Euro
- l’Emilia Romagna 6 milioni di Euro
- la Toscana 5,8 milioni di Euro
- la Lombardia 4 milioni di Euro
- il Veneto 3 milioni di Euro
Tabella consuntiva 2015 della mobilità sanitaria regionale
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La migrazione nel settore privato (ricoveri) tra il 2013 – 2015 è costata 100,3 milioni (Totale complessivo calcolato al 50% come da accordi stabiliti in precedenza dalle Regioni). Il flusso dei pazienti premia la sanità privata Lombarda, saldo positivo di 30 milioni di Euro, al quale si accodano: Veneto, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. All’opposto i cittadini del Lazio che fruiscono di strutture private, pesano sul bilancio regionale per 15 milioni e a seguire quelli della Campania, Marche e Sicilia.
La ristorazione dei debiti sarà diluita, secondo quanto stabilito dall’accordo Stato Regioni, raggiunto nel 2016. La mobilità del 2015 sarà ripartita a conguaglio nel bilancio 2017; la mobilità 2014 e 2016 nel riparto del 2018.
Fonte
www.quotidianosanita.it
La mobilità saitaria/quadernomonitor.pdf