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Nuovi orari e riposi. Fiaso: ”Il sistema ha retto”, ma servono dei correttivi

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 12/03/2017 vai ai commenti

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La Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) ha condotto uno studio per verificare, a oltre un anno dalla caduta del regime di deroga ai turni di riposo per il personale sanitario, quale sia stato l'impatto della L. 161/2014 nel sistema sanitario.

 

La prima considerazione, di fondo cui il rapporto giunge è che, tutto sommato, il sistema nel suo complesso ha retto. Grazie sicuramente alla buona volontà degli operatori e alla capacità di reingegnerizzare i turni di lavoro, ma anche di reinterpretare la norma.

Si tratta tuttavia di una situazione costantemente al limite e il presidente della FIASO, Francesco Ripa di Meana, ritiene serva ”un approccio organico sul fronte normativo e contrattuale che in sei mesi affronti e sciolga i nodi irrisolti sul personale del SSN offrendo così certezza e serenità all’intero settore sanitario”.

E mette in campo un set di proposte che, secondo la Fiaso, consentirebbero di dare alla normativa sui riposi quel po' di flessibilità che permetterebbe al sistema di funzionare meglio.

In particolare Ripa di Meana propone:

  • di escludere dall'applicazione della norma le figure dirigenziali e apicali e quelle per le quali la prestazione lavorativa non prevede tempi e luoghi predefiniti;
  • esentare dall'applicazione della norma il personale impiegato in prestazioni ad elevata complessità non delegabili ad altro personale;
  • portare a 8 ore il riposo giornaliero garantito nelle strutture di specifico interesse pubblico;
  • escludere dal computo delle attività di servizio quelle non assistenziali, come ad esempio la formazione obbligatoria o le riunioni interne, nonché le attività volontaristiche (formazione individuale) e l'approfondimento di casi clinici;
  • prevedere una franchigia annuale di 80 ore nell'applicazione della norma;
  • escludere dal campo di applicazione della norma le attività didattiche e di ricerca per il personale universitario e dei policlinici.

 

In effetti si tratterebbe, secondo questa logica, di stabilire delle deroghe permanenti all'applicazione della norma. Il problema però dovrebbe essere un altro: non si tratta di architettare congetture ragionieristiche per far rientrare questa o quella attività nel computo, bensì si tratta nella sostanza di garantire ai lavoratori il riposo a cui hanno diritto. Se partecipare ad attività formative è riposo, se fare docenza è riposo, se discutere di casi clinici è riposo, se fare ricerca è riposo, viene da pensare che c'è chi non fa altro che riposare.

E infatti la proposta della FIASO non si esaurisce in questo, ma rilancia la necessità di cogliere l'occasione del rinnovo contrattuale per uno slancio innovativo anche dal punto di vista organizzativo.

Sappiamo bene che il sistema ha retto con enormi problemi e, talvolta, in dispregio della norma.

Il problema è dunque negli organici, che una pur ottima organizzazione del lavoro non può sostituire e quindi la strada dovrà essere quella degli aumenti di personale. Ogni altro tentativo è un diversivo, un tampone, una scappatoia temporanea che va a discapito degli operatori, in prima battuta, ma soprattutto dei cittadini che sono beneficiari dei servizi erogati.

 

- Indagine FIASO QUI