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Nelle Carceri toscane arriva il nuovo infermiere con formazione in Transcultura

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 15/03/2017 vai ai commenti

FormazioneNursingToscana

Un’ Ati (Associazione temporanea di imprese), che fa capo allo studio Auxilium Infermieri Professionisti sanitari Associati di Borgo San Lorenzo, composta da infermieri e gestita interamente da infermieri, ha vinto la Gara Europea da 11miliardi di euro per la “Gestione del servizio di assistenza infermieristica a favore della popolazione detenuta negli Istituti penitenziari della regione Toscana, per il periodo 2017/21.

Ma quando il Sistema sanitario è entrato nelle carceri, per occuparsi di assistenza?

Il DPCM 01/04/2008 sul “Riordino Medicina Penitenziaria”, ha segnato il passaggio di competenze in materia di salute al Servizio Sanitario Nazionale, lasciando all’amministrazione penitenziaria, il compito di provvedere alla sicurezza dei detenuti.

Con il decreto ministeriale, si è dunque giunti alla separazione della gestione della sicurezza dal diritto alla salute; diritto alla salute secondo i LEA spettanti ai cittadini liberi, come il diritto all’assistenza, alla prevenzione, alla riabilitazione, attraverso prestazioni adeguate ed efficaci.

Gli infermieri, di assistenza parlando, in carcere non sono mai stati e, non hanno una storia, un passato remoto; questo ha determinato la necessità di costruire da zero una professione, che potesse affrontare le problematiche, non poche, legate all’assistenza del detenuto: la conoscenza profonda dell’assistito che vive una situazione di reclusione, il dover eseguire prestazioni in spazi limitati e tempi ristretti, concessi dall’organizzazione sanitaria e penitenziaria per il contatto con il detenuto, impongono agli infermieri la necessità di ridefinire modi e metodi del processo assistenziale.

Le difficoltà assistenziali sono legate al tipo di patologia riscontrabile nei luoghi detentivi, prevalentemente di tipo infettivo, Tbc, Hiv, sifilide ed altre malattie sessualmente trasmesse, con una morbilità maggiore nella popolazione femminile, meno complianti nei confronti dei programmi di riabilitazione, per una minore tolleranza alla carcerazione.

Le malattie mentali, sebbene non sia chiaro se sia la detenzione a creare disordini mentali, o siano già patologie preesistenti, riguardano il 10-15% della popolazione detenuta. A tali disturbi si associa la frequenza di comportamenti aggressivi e le abitudini di abusi di sostanze.

L’ Ati è stata premiata, conquistando un distacco di 11 punti rispetto ai propri competitor, grazie ad un progetto innovativo.

L’innovazione riguarda l’aver previsto una nuova figura infermieristica, con formazione specifica in Transcultura, che si occupi solo di relazioni con i detenuti, con l’obiettivo di andare ad individuare ed intercettare i vari aspetti problematici come gestione del rischio del suicidio, l’aderenza alla terapia, la sperimentazione di scale di valutazione del dolore attuabili in ambito penitenziario.

L’altra novità è quella di avere introdotto innovazioni di carattere tecnologico che spaziano, dalla telecardiologia all’informatizzazione di alcuni processi legati alla somministrazione della terapia, fino ai miglioramenti nell’organizzazione dei servizi.

Il progetto, di esclusiva governance infermieristica, occuperà 87 persone, 35 infermieri liberi professionisti, 35 infermieri dipendenti di due cooperative, 15 Oss e due amministrativi.

Per l’Ipasvi Firenze è una grande conquista degli infermieri che hanno dimostrato competenza e capacità progettuale, amore e dedizione.

 

Fonti: 

Nelle carceri toscane le infermerie affidate in esclusiva agli infermieri

Infermieri nelle carceri: una presenza efficace?

Ph: triesteprima.it, insanitas.it