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Snami contro l'infermiere di famiglia: “pericolosa improvvisazione”

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 16/04/2017 vai ai commenti

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La relazione tra le professioni sanitarie sembra proprio non voler evolvere di pari passo con i bisogni dei cittadini e con l'evoluzione del complesso mondo delle professioni sanitarie, anche non mediche.

 

E ancora una volta, nemmeno a dirlo, sono i medici che alzano le barricate contro gli infermieri e, in particolar modo, contro l'”infermiere di famiglia”.

La figura infermieristica che opera (e dovrebbe operare, secondo gli auspici di riorganizzazione dei servizi sanitari di cui tanto si parla) sul territorio per affiancare la figura del medico di medicina generale nell'assistenza dei pazienti domiciliari, stavolta è attaccata da Gianfranco Breccia e da Angelo Testa, rispettivamente segretario nazionale e presidente dello Snami, il sindacato che rappresenta i medici di medicina generale.

I due esponenti della rappresentanza medica infatti criticano senza mezze misure gli infermieri di famiglia (Clicca), con specifico riferimento alla Regione Piemonte, dove il progetto è già stato avviato (ma anche in Lombardia, Campania e Molise).

Secondo i medici gli infermieri, in un “attimo di enfasi”, hanno pubblicizzato troppo il ruolo dell'infermiere di famiglia (il riferimento è alle parole del Segretario Nazionale del Nursind, Andrea Bottega, che ha dichiarato che “La sola gestione dei non autosufficienti a domicilio in mano ai medici di medicina generale è fallimentare” e che la figura dell'infermiere di famiglia, opportunamente valorizzata, “potrebbe risolvere il problema dell'intasamento dei Pronto Soccorso”), andando “fuori tema”.

Il timore, sempre lo stesso, è che gli infermieri possano in qualche misura scippare le competenze prettamente mediche e sostituirsi ai camici bianchi, evidentemente frutto di un “attimo di enfasi” fantastica dei medici stessi.

E lo stesso slancio d'enfasi ha fatto dichiarare a Testa che anche il Triage del Pronto Soccorso sicuramente sarebbe svolto meglio da un medico piuttosto che dagli infermieri (come ora accade), ventilando l'ipotesi che questa competenza possa passare ai camici bianchi che, con la prossima rimodulazione dell'assistenza territoriale, lavoreranno in diurno.

Traspare davvero una confortante apertura alla riorganizzazione dei servizi da parte dello Snami in queste dichiarazioni, solo in parte smentita nel suo disarmante conservatorismo dal riconoscimento agli infermieri di poter essere, in metafora calcistica, dei buoni giocatori, quando è il medico ad allenare.

Sempre in metafora sportiva, francamente pare che questi medici vedano meglio l'infermiere nel ruolo del raccattapalle ma, per dirla a modo loro, siamo sicuri che i medici non saprebbero raccattarsi le palle da soli ancora meglio?

Intanto, mentre ci si lucida la corona, le situazioni dei Pronto Soccorso e dei pazienti domiciliari sono sotto gli occhi di tutti, fuori dalla corte.