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Legnago: omicidio e aggressione in corsia

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 17/04/2017 vai ai commenti

Veneto

Torna prepotentemente alla ribalta il tema delle aggressioni al personale sanitario che si verificano all'interno di corsie e ospedali che allunga l'elenco dei casi già recentemente trattati e le riflessioni sul tema (Firenze, Piemonte). Un tema ampiamente conosciuto e dibattuto, costantemente rilanciato dalle notizie di cronaca che non mancano di riportare i fatti dell'ennesimo caso. Non c'è una geografia, non c'è una condizione specifica ma la costante di atti più o meno violenti che coinvolgono il personale sanitario in qualsiasi postazione di lavoro.

L'ultimo terribile caso si è verificato presso la rianimazione dell'ospedale di Legnago e questa volta a farne le spese non è stato solo il personale del reparto ma anche un incolpevole paziente ricoverato che ci ha rimesso la vita.

Un fatto drammatico e terribile epilogo di una situazione apparentemente sotto controllo. Poche ore prima, un uomo di 35 anni soccorso dal 118 per atti di autolesionismo, era stato ricoverato in rianimazione e sottoposto a sedazione. All'improvviso però l'uomo si è destato e ha strappato tutto quanto serviva a tenere ancora in vita un uomo di 52 anni, morto poco dopo. C'è voluto tutto il coraggio del personale di servizio che nel tentativo di bloccarlo, fortunatamente riuscito, ha subito in due casi alcune ferite, per fortuna non gravi, provocate dall'omicida che li ha colpiti brandendo un paio di forbici.

Un fatto gravissimo e sconvolgente che le indagini della magistratura e quelle interne all'azienda serviranno a chiarire, al fine di determinare linee guida operative e comportamentali che riescano a ridurre quanto più possibile il rischio che fatti come questi possano ripetersi. Era prevedibile un rischio così elevato? Il paziente avrebbe dovuto essere isolato? Come conciliare la necessità dell'isolamento e del controllo con le strutture di ambienti e reparti? Sono tutte domande cui è necessario tentare di dare una risposta.

Un metodo è quello di studiare il fenomeno per conoscerlo, attraverso l'analisi della realtà e dei fatti come una delle prime azioni su cui si debbano concentrare gli sforzi per la ricerca di soluzioni utili all'abbattimento del rischio, posto che non è pensabile che fatti del genere possano essere comunque impediti.

Il Centro Studi della Segreteria Nazionale NurSind, dopo quattro anni dalla prima edizione (Leggi qui) di cui InfermieristicaMente aveva dato conto (leggi qui), ha deciso così di procedere alla seconda somministrazione di un questionario sul tema che può essere compilato online da tutti gli operatori sanitari perché “essere aggrediti in servizio sta diventando sempre più frequente e non solo in Italia. L’aggressione non solo provoca danni fisici e morali agli operatori, ma danneggia anche tutti i cittadini a cui mancheranno le cure di quell’operatore finché non sarà guarito” commenta la segreteria per spiegare l'iniziativa che vi invitiamo a supportare compilando il questionario accessibile a questo link.

Riteniamo l'iniziativa molto importante e crediamo che la stessa possa essere d'esempio e di aiuto alle direzioni sanitarie aziendali e di presidio per avere un quadro del problema quanto più completo, soprattutto per quanto concerne la percezione che ne ha il personale sanitario che ogni giorno, sulla propria pelle oltre tutte le inefficienze e le mancanze di molti servizi, è costretto a fare i conti anche con questo imprevedibile e pericoloso fenomeno.

 

Andrea Tirotto

 

 

Fonte Corriere della Sera

Immagine di copertina: Home Page Ulss 9 Scaligera Regione Veneto