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Puglia: scoppia il “caso” dei prelievi ematici a domicilio. Tra prassi non conformi e protocolli poco noti la croce cade sempre sugli infermieri.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 18/04/2017 vai ai commenti

Puglia

Il “caso” dei prelievi ematici a domicilio nella Regione Puglia sta tenendo banco sui media, dopo le indagini della Magistratura e i “chiarimenti” dei vertici della sanità pugliese.

Da un lato i cittadini, cui non è chiaro (anche per poca informazione, probabilmente) quali siano i protocolli per poter accedere al servizio di prelievo ematico a domicilio, e dall'altro le strutture sanitarie (Policlinico di Bari in primis) che hanno tollerato a lungo il fenomeno delle analisi “esterne” senza attuare delle misure di contenimento e verifica del fenomeno.

Nella vicenda l'unica cosa che pare essere chiara, ad ora, è che i “cattivi” sono gli infermieri, ossia chi si presta a svolgere i prelievi a domicilio.

Di seguito il comunicato stampa dei Presidenti dei Collegi IPASVI di Bari, Saverio Andreula, e della BAT, Michele Ragnatela, che invitano i vertici della sanità pugliese a chiarire al più presto le modalità di accesso con cui i cittadini possono veder soddisfatta la propria necessità di farsi eseguire i prelievi ematici a domicilio, scansando ogni ambiguità in ordine all'operato degli infermieri, unici professionisti abilitati a questo tipo di prestazione, a partire dall'incomprensibile divieto per gli stessi (qualora dipendenti pubblici) di poter svolgere le proprie prestazioni in regime libero-professionale, caso unico nel panorama delle professioni sanitarie.

 

Prelievi ematici a domicilio: dossier dell’Ipasvi Bari e Bat inviato al presidente Emiliano. “Non criminalizziamo gli infermieri”

I presidenti dei due Collegi, Saverio Andreula e Michele Ragnatela inviano un corposo documento al governatore della Puglia. “Si corre ai ripari per una situazione che è stata tollerata per anni” scrivono.

BARI  – Massima attenzione per tutelare la salute dei cittadini pugliesi e massima collaborazione per analizzare un fenomeno portato alla luce dalle indagini della magistratura. Si muove su queste due direttrici l’azione dei Collegi Ipasvi di Bari e della Bat che, in un documento congiunto firmato dai presidenti Saverio Andreula e Michele Ragnatela, si rivolgono al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e, tra gli altri, al Direttore del Dipartimento Salute, Giancarlo Ruscitti e ai direttori generali delle Asl Bari e Bat, affinché si presti la massima attenzione sul fenomeno dei prelievi ematici a domicilio con il conseguente giro di vite da parte delle Aziende sanitarie, a seguito dell’attività investigativa dalla Procura di Bari sul fenomeno dei prelievi a domicilio che coinvolge una decina di infermieri.

Saverio Andreula, presidente Collegio Ipasvi Bari
“Non è giusto scaricare solo sugli infermieri le responsabilità di un fenomeno radicato in tutto il territorio pugliese, provocato dai bisogni di salute che esprime il cittadino a fronte dell’incapacità del sistema di farvi fronte” scrivono i presidenti dell’Ipasvi di Bari e della Bat. La situazione è delicata in tutta la Puglia e, ricordano Andreula e Ragnatela, prima delle disposizioni restrittive delle Aziende sanitarie “è stato tollerato il lavoro sommerso di infermieri che per anni hanno affollato gli sportelli di accettazione delle strutture pubbliche per consegnare i prelievi ematici effettuati a domicilio se non, addirittura, in qualche ‘barberia’ della provincia di Bari. Oggi, dopo l’esplosione del caso al Policlinico, ci si affanna a correre ai ripari”.

Michele Ragnatela, presidente Collegio Ipasvi Bat
Il rovescio della medaglia di questa vicenda è che i cittadini non sanno più come ottenere un prelievo ematico a domicilio e, di contro, sta contestualmente crescendo l’attività dei laboratori d’analisi privati per i quali non valgono le disposizioni emanate dalle Aziende sanitarie.

Così al danno d’immagine che gli infermieri, professionisti sanitari, stanno patendo per la vicenda Policlinico, si aggiunge la beffa che gli stessi non possono svolgere la libera professione se dipendenti di un’Azienda sanitaria pubblica. Eppure, ricordano i presidenti dell’Ipasvi di Bari e Bat, solo gli infermieri sono abilitati ad effettuare il prelievo ematico: “E’ giunto il momento di provare a scrivere regole nuove per la professione, consentendo al cittadino di scegliere il professionista sanitario che possa effettuare quella prestazione, così come c’è libertà di scegliere un medico per farsi curare”.

Da qui l’appello al Presidente della Regione Puglia e assessore alla Sanità, Michele Emiliano, perché apra un confronto che porti ad una nuova definizione delle regole regionali sui prelievi ematici. “E’ dovere di tutti tutelare gli interessi di salute pubblica dei cittadini” concludono Andreula e Ragnatela.

 

Per approfondimento:

- R.IT: Sanità, a Bari si indaga sui prelievi a domicilio. E gli infermieri: "I cittadini sono in difficoltà" QUI