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Baroni (M5S): nel Lazio le cliniche private maneggiano cifre enormi in maniera poco chiara. Società satellite e scure sul personale al centro di un esposto alla Corte dei Conti.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 17/04/2017 vai ai commenti

Lazio

Il Movimento 5 Stelle, a firma di Massimo Baroni, ha depositato un esposto alla Corte dei Conti del Lazio affinchè la magistratura contabile avvii dei controlli sul giro di denaro che coinvolge le cliniche private.

 

A insospettire il deputato pentastellato, infatti, il fiume di denaro che continua a riversarsi nelle casse delle società che gestiscono la sanità privata laziale e, parallelamente, il riscontrarsi di licenziamenti, riduzioni di organico, perenni stati di crisi che le coinvolgono.

Secondo Baroni, infatti, dietro questo fenomeno alberga una gestione poco chiara dei fondi pubblici che arrivano dalla Regione e che sono ingenti: 55 milioni di euro. Dalle indagini svolte dal M5S emergerebbe che le società che gestiscono le cliniche private (sono stati analizzati i bilanci di 4 di questi, cui fanno capo 9 strutture sanitarie) utilizzano il fiume di denaro che continua ad affluire dalle casse regionali per finanziare e creare nuove attività, mentre le strutture esistenti vengono continuamente poste in “stato di crisi”, con il ricorso ad ammortizzatori sociali, licenziamenti e riduzioni di organico e tagli alle retribuzioni. Al contempo pare emergere anche qualche indicatore negativo riguardo alla qualità delle prestazioni erogate, con un “numero inspiegabile di decessi”.

I sospetti mossi da Baroni sono quindi estremamente importanti e, se confermati, costituirebbero ingredienti per una approfondita indagine della Magistratura oltre che per ragionare ancora una volta sull'impostazione privatistica della sanità.

Interpellato dalla nostra Redazione l'On. Baroni sostiene che: "I milioni di euro usciti, in diversi anni, dalle società che gestiscono le 9 cliniche laziali accreditate da Zingaretti sono 21, rispetto ai 55 che dovrebbero percepire grazie agli accordi di budget con la Regione Lazio, per soddisfare la domanda di cura. Era stato annunciato che 900 lavoratori sarebbero finiti in cassa integrazione o in contratti di solidarietà, salvo poi risultare a tempo pieno e persino con gli straordinari. Infatti chi rimane in forza, infermieri e altro personale sanitario, (i licenziamenti in qualche caso ha raggiunto fino a un terzo del personale) è costretto a fare i conti con politiche di riduzione forzata degli stipendi a causa di questi ipotetici e mai controllati, "stati di crisi aziendali" delle società in capo alle cliniche private accreditate".

Continueremo a seguire gli sviluppi della vicenda.

 

Fonte: il Blog di Massimo Baroni