Iscriviti alla newsletter

Caso disciplinare Ancona: E' suonata la sveglia

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 21/04/2017 vai ai commenti

La rivistaMarche

 

di Alfonso Megna

 

Ancora una volta avverto quel fastidioso suono, dirompente, penetrante, che s’insinua nelle tempie fino ad arrivare al cervello, come un lungo sottile ferro rovente, spinto con decisione nella testa.

E pensare che fino a qualche tempo fa lo percepivo come un ronzio, poi diventato un cicalino, un po’ come i campanelli dei pazienti che di notte invadono il silenzio del reparto. Il tempo passa e le cose peggiorano. Incominciavo ad avvertire il suono come quello delle vecchie sveglie a corda. Quelle con i classici campanacci superiori che si scatenavano grazie a un martelletto metallico che li colpiva ripetutamente.

La storia si ripete.Continuiamo a restare nel nostro torpore. Come dire? Ogni mattina la sveglia suona e noi la blocchiamo, ma lei imperterrita riprende a suonare. Tanto la giornata va affrontata, è inutile restare a dormire, dobbiamo “SVEGLIARCI”.

Questa è la situazione che percepisco rispetto alla professione infermieristica. Siamo in letargo, un lungo dormire che ha superato ogni logica e buon senso. Dormiamo da troppe stagioni, troppo il tempo passato a sentire innumerevoli sveglie, tante e sempre più pericolose. Continuiamo a non volere affrontare la “giornata”, continuiamo a chiudere gli occhi sul futuro ma siamo costretti a spalancarli sul momento, magari davanti alla notizia di un magistrato che condanna un collega, o leggendo di una sanzione inflitta all'infermiere X; allora ci fingiamo sorpresi per pochi momenti per poi assopirci fino alla prossima sveglia.

In tutto questo rumore io non dormo più. Non riesco a stare sereno, continuo a pensare che una sveglia di queste potrebbe interessare me. Sono preoccupato perché continuiamo a dormire, mentre chi è sveglio, decide per noi…e non sono infermieri.

Di tanti episodi oggi mi soffermo su uno molto recente. Una vicenda che ha coinvolto il collega di Ancona Francesco Pezzuto. Un professionista con più di 40 anni di esperienza, una persona attenta e ricca di quello che Cartesio sosteneva essere la cosa più equamente distribuita perché nessuno si considera sprovvisto di tale peculiarità, “il buon senso”.

Cartesio voleva essere volutamente ironico, atteggiamento che sposo nei confronti di un Azienda che sanziona l’infermiere perché non prende servizio in sala operatoria poichè stanco; ha avuto il buon senso di salvaguardare la vita dei pazienti. Il collega svolge il proprio lavoro diligentemente. Turno mattutino, poi chiamato per la reperibilità la sera resta in servizio per ulteriori 12 ore. Dopo questo tour de force avrebbe dovuto prestare nuovamente servizio alle 14, nemmeno 6 ore di riposo, rispetto le 11 previste dalla Legge. Una normativa, ricordiamo, obbligata dalla comunità europea, che in calcio d’angolo non sanziona l’Italia per la mancata applicazione del provvedimento. Una giusta pretesa, che tutela lavoratori e cittadini dall'affaticamento che aumenta il rischio di errore.

Il collega si rifiuta per iscritto di prendere servizio, motivando la sua scelta per la troppa e documentata stanchezza. La risposta dell’Azienda non tarda ad arrivare. Alle 11 il coordinatore sveglia al telefono il collega intimandogli di garantire il servizio pomeridiano. Il minimo che poteva chiedere il collega era l’ordine di servizio. Ancora buon senso. Se l’azienda pretende un comportamento fuori legge (di fatto si chiede di non rispettare il riposo di 11 ore) ha l’obbligo di sottoscrivere ufficialmente la richiesta. Ordine di servizio negato, turno mai iniziato. L’Azienda continua con la sua linea offensiva e sanziona il collega.

Una storia che mi aveva lasciato il solito amaro in bocca. Una condizione che fa rabbia perché quasi perpetua. Ci siamo passati tutti in situazione più o meno similari. La rabbia mi assale quando comprendo il motivo della sanzione. Ospedali Riuniti dice: “il dipendente ha delle precise responsabilità derivanti dalla posizione di garante di diritto alla salute dei pazienti che accedono al blocco operatorio e tenuto quindi al rispetto del turno mensile … al fine di coniugare l’azione programmatoria dell’azienda e le necessità assistenziali dei cittadini che ad essa accedono per un proprio bisogno di salute” (fonte il Resto del Carlino 28/03/17). Il collega ha ricevuto un richiamo verbale.

L’Azienda sanziona Francesco perché non bada alle necessità dei pazienti. In realtà sia per dovere etico sia professionale, il collega tutela i pazienti. Sa che essendo stanco il suo operato metterebbe a rischio la vita di chi entra in sala operatoria. Io mi chiedo se sia possibile che un Azienda, convinta di essere nella ragione, si limiti a un richiamo verbale per un’assenza ingiustificata dal servizio. E se invece quanto scritto dal collega ha convinto la dirigenza, perché ostinarsi a sanzionarlo se pur in modo blando. È affascinante pensare che l’azienda sia come noi. Gli è suonata la sveglia e non vuole aprire gli occhi.

Il problema non è Francesco, ma la situazione. L’eterno sotto organico in cui siamo costretti a lavorare il demansionamento, i turni di lavoro improponibili, la mancata gestione del rischio clinico ecc. Il vero problema è che non sanzionare Francesco significherebbe ammettere la condizione in cui versiamo; svegliarsi bruscamente e dare il bene placido a decine di colleghi a prendere come esempio la morale del collega Pezzuto.

V’invito a riflettere. Invito tutti a spalancare gli occhi sul futuro. Immaginate che Francesco si fosse recato in servizio. Per la stanchezza magari faceva un incidente. Poteva l’INAIL rifiutare il risarcimento perché s'inizia il servizio senza l'obbligatorio riposo di 11 ore? Non sarebbe esistito neanche un ordine di servizio a tutelare l’infermiere. Per la stanchezza avrebbe potuto commettere un errore sulla conta dei ferri, garze o altra distrazione tale da nuocere al paziente. Ne rispondeva lui penalmente e civilmente. Una condanna penale sarebbe stata assicurata, il risarcimento civile forse avrebbe dovuto pagarselo da solo. Non tutte le assicurazioni pagano la colpa grave. Ripeto, non sarebbe esistito un ordine di servizio a tutela di Francesco.

L’azienda ha fatto semplicemente quello che è ormai è routine. Ha spento la sveglia, sperando nel silenzio e nella rassegnazione da parte di un collega che, da un richiamo verbale non avrebbe avuto alcun danno. Anche perché il prossimo febbraio andrà in pensione. Spero che il sindacato e Francesco trovino la forza di opporsi a questa pagliacciata.

Qualunque cosa si pensi di potere fare per rimanere a dormire, ormai è troppo tardi. È tardi per le aziende, per i colleghi, per tutti… la sveglia è arrivata.

“che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare cosi. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare. Borsellino”

Francesco ha scelto di pagare,

ha scelto di cambiare le cose.