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Violenze nelle strutture sanitarie ai danni di operatori e pazienti. 12 maggio dedicato a questo fenomeno gravissimo e in sconcertante aumento.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 02/05/2017 vai ai commenti

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Molte, troppe volte abbiamo riportato sulle nostre colonne notizie riguardanti violenze subite da operatori sanitari e utenti da parte di altri pazienti delle strutture sanitarie del nostro Paese.

 

Chi lavora nelle unità più a rischio (Pronto Soccorso, Psichiatria, Geriatria), ma non solo, ben conosce la gravità del problema, le continue minacce rivolte agli operatori, le violenze verbali e fisiche, il costante clima di tensione in cui si è costretti a lavorare nell'impotente attesa del fatto eclatante, che sappiamo che prima o poi ci sarà, ma non sappiamo quando, come, perchè, da parte di chi.

Le violenze ai danni degli operatori sanitari (ma anche di altri pazienti) sono in impressionante aumento, le cause sono note: a far scattare l'ira incontrollata sono le attese, le condizioni di soggiorno, le patologie che colpiscono la capacità di intendere e di controllare le proprie azioni.

Gli infermieri lo sanno bene, e sanno bene che sono sostanzialmente soli di fronte a questo mostro, sfuggente ma feroce, pronto a colpire in ogni struttura sanitaria.

Quest'anno il Nursind ha deciso di dedicare la Giornata Internazionale dell'Infermiere proprio al tema delle violenze; non è la prima volta che il nostro sindacato punta i riflettori su questa piaga. Anche nel 2013 la Giornata dell'Infermiere fu dedicata a questo tema (Clicca), e la ripetizione non è casuale, ma bensì il segno che su questo fronte l'allerta è ancora massima, il pericolo elevato e in aumento.

La cronaca continua a fornirci notizie di questo tipo. Circa due settimane fa a Legnago un paziente, risvegliatosi dalla sedazione resasi necessaria per prestargli assistenza sanitaria dopo che aveva tentato di togliersi la vita tagliandosi i polsi, si è alzato dal suo letto e si è accanito con un paziente terminale, strappandogli i dispositivi che lo tenevano in vita e dunque uccidendolo, prima di avventarsi munito di forbici contro due infermieri, a loro volta feriti (Clicca).

Ma è solo l'ultimo, gravissimo episodio, di una serie impressionante, distribuita lungo tutto lo Stivale.

E' inderogabilmente tempo di prendere provvedimenti.

Anche la FNOMCEO ha acceso i riflettori sul problema, evidenziando come siano necessari interventi che vadano a incidere ad ampio raggio, dalla formazione del personale, al rafforzamento delle piante organiche, alla presenza delle forze di sicurezza e dell'ordine, all'adeguamento delle strutture. Sistemi di vigilanza a circuito chiuso, pulsanti di allarme, procedure di intervento rapide e certe, presenza di presidi delle forze dell'ordine, illuminazione interna ed esterna, arredi adeguati a minimizzare il rischio di utilizzo di essi o parte di essi per fini violenti, locali accoglienti e idonei alla permanenza dei pazienti sono solo alcuni dei suggerimenti di cui si chiede di tenere conto nella definizione di linee guida che incidano sul problema.

Ma anche maggiore attività di denuncia degli episodi di violenza. Succede spesso, infatti, che gli operatori, vuoi perchè ritengano inutile denunciare, vuoi perchè giustificano con la comprensione le violenze che scaturiscono dalle condizioni patologiche, non denunciano gli episodi di cui sono vittima o a cui assistono. Denunciare, invece, è fondamentale, per far sì che le Aziende siano costrette a prendere in carico il problema. Un problema che ha numeri da capogiro, allorchè si viene a sapere che oltre il 90% degli operatori di Pronto Soccorso è stato a contatto con la violenza (Clicca).

Prevenzione, personale, formazione, denuncia. Queste la direttrici per aggredire la violenza nelle corsie.

In occasione della campagna di sensibilizzazione sul tema che il Nursind promuove per la Giornata Internazionale dell'Infermiere del 12 maggio prossimo, rilanciamo anche il questionario rivolto agli operatori sanitari (Clicca) che proponemmo allora, al fine di aggiornare i dati relativi al dilagare di questa vera e propria piaga del sistema sanitario. In un Paese civile e moderno le strutture sanitarie devono esser il luogo cui il cittadino si rivolge con fiducia per ottenere soddisfacimento dei suoi bisogni di salute e non un sobborgo malfamato. Gli operatori devono avere la possibilità di lavorare in luoghi sicuri, per la propria incolumità e per poter svolgere al meglio le proprie funzioni, dato che lo stress derivante dal rischio di violenze impatta negativamente, tra l’altro, sulle capacità di problem solving e aumenta le possibilità di errore.

 

- Risultati indagine condotta nel 2013 QUI