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Infezioni ospedaliere: al via un nuovo studio focalizzato sulle lungodenze

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 03/05/2017 vai ai commenti

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Un'era post-antibiotica che deriva da un aumento costante e incontrollato di auto somministrazione di antibiotici che pongono in pieno contrasto i pericoli della pratica di automedicazione con i buoni risultati che si possono ottenere con buone pratiche di formazione applicazione e controllo (Leggi qui);

approfondimenti che lasciano sbalorditi quando gli studi dimostrano “come il pavimento, per il solo fatto di non essere una superficie che viene a diretto contatto con le mani, sia, una fonte sottostimata di agenti patogeni, che contaminano qualsiasi oggetto, strumentazione o device medico, cada a terra e poi venga manipolato, mentre invece dovrebbe costituire un’area aggiuntiva di ricerca” (Leggi qui);

analisi dei dati che lasciano basiti quando si scopre che “ogni anno le infezioni ospedaliere causano più vittime di quanto ne procurino gli incidenti stradali, 7000 morti per infezione contro le 3.400 vittime della strada” (Leggi qui).

Ma nella sanità del terzo millennio non può essere sottovalutato il fenomeno delle infezioni nelle lungodegenze, dove sopravvivono, in qualche modo mutano e rischiano di rientrare negli altri reparti, andando a complicare il fenomeno della resistenza, piaga mondiale su cui gli allarmi si sprecano (Leggi qui).

I dati a riguardo sono molto preoccupanti così che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha annunciato una nuova indagine HALT-3, considerato che l’ultima analisi HALT-2 risale al 2013 e aveva rilevato l'insorgenza di 4,2 milioni di infezioni nei reparti di lungodegenza a fronte di 3,5 milioni registrate nelle strutture per acuti.

Quotidiano Sanità, in un articolo del primo maggio pubblicato nella sezione Studi e Analisi,  riporta di una sessione dedicata all’antibioticoresistenza, svolta a Vienna durante il congresso europeo 2017 di microbiologia clinica e infezioni ospedaliere, in cui l’esperto di sorveglianza delle infezioni associate all'assistenza sanitaria presso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) Pete Kinross, ha chiesto il maggior coinvolgimento possibile delle strutture al momento di lanciare il nuovo progetto.

Infatti, i dati provenienti dal progetto HALT-2, sulla frequenza di Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) e Uso di Antibiotici sistemici (UA) nelle strutture socio-sanitarie per anziani, svolto in 9 paesi europei, Italia compresa che ha fornito i dati pervenuti da 11 regioni tra strutture pubbliche e  private, avevano già posto in luce dati allarmanti.

I protocolli sull’igiene delle mani ad esempio sono risultati molto diffusi anche se solo il 51% delle strutture partecipanti ha previsto la regolare organizzazione dell’attività o verifica dell’adesione. In generale sono risultati carenti i momenti di formazione sul tema delle ICA. La popolazione analizzata era molto anziana, a elevato carico assistenziale, allettata o non autonoma con una prevalenza di soggetti infetti pari a 3,3%. Il 6% degli ospiti infetti presentava più di una infezione. Le infezioni delle vie respiratorie sono state le più frequenti 38%, seguite da quelle delle vie urinarie al 29% e da un 16% rappresentato da infezioni di cute, tessuti molli o ferite.

I dati hanno confermato che le infezioni correlate all’assistenza e la diffusione di microrganismi antibiotico resistenti nelle strutture residenziali per anziani, sono un fenomeno allarmante e rilevante anche in Italia, per l’abbattimento del cui rischio vengono individuate come prioritarie, azioni di conoscenza del fenomeno presso ogni struttura, azioni di formazione e appropriatezza di pratiche e cure.

Così si è pronunciato Pete Kinross: “Le infezioni nosocomiali rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica in strutture di assistenza a lungodegenza in Europa. Le strategie per prevenire e controllare queste infezioni, oltre ad un uso prudente degli agenti antimicrobici, devono essere in grado di proteggere la salute di chi si trova in queste strutture. Ci auguriamo che questi risultati possano aiutare le autorità nazionali e le strutture che partecipano a indirizzare i propri interventi. Vorremmo sottolineare l'importanza per le autorità nazionali di  incoraggiare il maggior numero di strutture di assistenza di lungodegenza possibili a  partecipare ad HALT-3 tra aprile e giugno 2017, e settembre e novembre 2017. Queste indagini sono molto importanti, in quanto servono come strumento per aumentare la consapevolezza e la prevenzione delle infezioni nosocomiali in queste strutture di assistenza di lungodegenza a livello locale, nazionale ed europeo”.

La raccolta dei dati per lo studio del problema, sembra al momento la migliore strategia di intervento possibile per raggiungere la sua più precisa titolazione. Solo attraverso la sua piena conoscenza si possono maneggiare con cura le conseguenze, soprattutto ove queste attengono specificamente alle azioni di formazione al personale, necessarie quali strumento di lotta alla diffusione del fenomeno.

Andrea Tirotto