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Nessun test predice il cancro: bufera su "Porta a Porta"

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 04/05/2017 vai ai commenti

Attualità

Bufera sulla trasmissione televisiva “Porta a Porta” di Bruno Vespa, colpevole di aver alimentato false speranze su miracolosi test che predicono il temibile “cancro”. (Polemica sul libro della Paterlini-Bréchot . Gli esperti: "Non c'è un test capace di leggere nel sangue se ti verrà il cancro)

In studio, nel salotto del noto conduttore, ospite la Professoressa Patrizia Paterlini Brechot (docente di biologia cellulare e molecolare all’ Università di Paris) presenta il suo libro “Uccidere il cancro”, nel quale racconta la sua scoperta: il test Iset, in vendita su internet a 486 euro dall’azienda Rarecells.

L’incriminato test che ha sollevato le ire di tutto il mondo scientifico, permetterebbe attraverso un semplice prelievo del sangue, di diagnosticare il tumore invasivo, con diversi anni di anticipo rispetto al manifestarsi della malattia.

All’indomani della trasmissione televisiva, gli oncologi italiani sono stati subissati da una miriade di telefonate di pazienti e cittadini che speranzosi chiedevano:

“Allora dottore, dov’è che posso fare l’esame del sangue per vedere se mi toccherà il cancro?”.

A commentare l’accaduto il Professore Carmine Pinto, Presidente della Associazione italiana di oncologia medica(AIOM) che, spiega come ancora siamo ancora ben lontani dal poter prevedere un tumore.

Il lavoro della Professoressa Paterlini è apprezzabile, è uno studio serio ed importante, ma non essendo ancora validato da studi clinici non doveva essere presentato con tanta enfasi e dato come certezza.

Nonostante il sito che lo ha messo in vendita, riporti che il Test Iset  sia stato validato da oltre 50 studi scientifici indipendenti realizzati su oltre 2 mila pazienti affetti da differenti tipologie di tumore e più di 600 soggetti sani', questo si basa su unico studio pubblicato nel 2014 da un gruppo francese.

La strada intrapresa dalla Professoressa è corretta, ma rimane tuttavia solo una strada e non una certezza; un principio quello che, la probabilità di sviluppare il cancro sia scritto nel nostro DNA molti anni prima della diagnosi, sicuramente corretto, ma non ancora validato.

Meno del 2% della popolazione è portatore di mutazioni con sindromi ereditarie a rischio di sviluppare il canwcro, e per questi casi vi sono test offerti gratuitamente, in strutture specializzate e secondo precisi protocolli, a chi ha già avuto fra i parenti stretti, un certo numero di casi di cancro (e solo per seno, ovaio e colon).

Attualmente gli unici test del sangue validati, sono quelli utilizzati solo per i pazienti con diagnosi accertata di carcinoma al polmone, per la scelta di una terapia a target molecolare.

Ad intervenire sulla polemica anche Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe. (Gimbe: "No a bufala in Rai su test che predice cancro")

La fondazione ha parlato di “Bufalee di Stato” e di pericolosa disinformazione sulla “diagnosi precoce dei tumori”, puntando il dito sul servizio pubblico televisivo che annuncia falsi miracoli.

Riflette Cartabellotta: “le aspettative della popolazione nei confronti di una medicina mitica e una sanità infallibile hanno raggiunto livelli inaccettabili e pericolosi in conseguenza di vari fattori: facilità di accesso tramite Internet a informazioni scientificamente non validate, assenza di un programma istituzionale di informazione sanitaria per cittadini e pazienti, progressiva medicalizzazione della società”.

Conclude:se anche la televisione di Stato, sostenuta dai contribuenti, alimenta la disinformazione scientifica illudendo cittadini e pazienti, le istituzioni preposte a vigilare sulla salute delle persone devono intervenire in maniera sistematica e senza indugi. Il servizio pubblico d'informazione non deve e non può in nessun modo alimentare false aspettative: la scienza non può essere oggetto di falsi proclami, né di legittimazioni di pratiche e test non validati".

Alla bufera che si è sollevata, Vespa ha risposto proponendo un confronto tra il Presidente AIOM e la Professoressa Paterlini, che si è detta disponibile al dibattito.

 

Ph:  Wired.it