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Ipasvi: procedimenti disciplinari in arrivo per gli infermieri anti-vax

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/05/2017 vai ai commenti

NurSind dal territorioNursing

Procedimenti disciplinari in arrivo per gli infermieri anti-vaccinisti: lo ha affermato Barbara Mangiacavalli, interrogata su una delle questioni più dibattute del momento e che vede gli operatori sanitari al centro delle polemiche, specie dopo la vicenda dell’assistente sanitaria rea di non aver vaccinato almeno 500 bambini.(Vaccini: gli infermieri e il dovere di tutelare (e informare) la salute dei cittadini)

Dalla Conferenza nazionale “Medice, cura te ipsum”, organizzata a Pisa dalla Società multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie (Simpios), aperta dall’onorevole Federico Gelli, sono emersi dati alquanto controversi: su 2.250 operatori intervistati (medici ed infermieri

  • il 31,4% ha dichiarato di essersi sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale nella stagione appena conclusa
  •  oltre il 40% non si è sottoposto al richiamo per il tetano negli ultimi dieci anni.
  • il 44% ritiene basso il proprio rischio di contrarre una malattia prevenibile con il vaccino.

(Vaccini. Un sanitario su tre non ci crede e teme gli effetti collaterali. I risultati di una survey on line presentati oggi a Pisa)

Emerge dunque uno scetticismo anche tra gli operatori sanitari che la Mangiacavalli ha così commentato:

La nostra professione, come quella di chiunque ha scelto di garantire assistenza e salute dei cittadini, non ha nemici solo nella razionalizzazione, ma c’è un nemico più grande e subdolo che sta crescendo: l’ignoranza.

È un vero e proprio fuoco, alimentato da una scorretta informazione che spesso, frutto anch’essa di altrettanta ignoranza ma questa volta anche colpevole di non saper ammettere i propri errori, distrugge, l’opera difficile di informazione, educazione e prevenzione che si fa per i cittadini

Continua - Il nostro ruolo non si limita all’applicazione, di protocolli e procedure predeterminati, ma alla risposta di una richiesta di una disponibilità umana e di dialogo in cui deve rientrare anche una fase di educazione che consenta di allontanare inutili paure con argomenti scientificamente inoppugnabili che devono essere spiegati, fatti capire e che soprattutto che devono essere in grado di annientare tutto ciò che nel nome di una falsa scienza, danneggia e lede la salute.

Dobbiamo essere in grado di prendere in carico tutti i fattori di non aderenza legati al paziente, alla condizione clinica e al trattamento terapeutico, facendoci garanti della loro ricognizione e della loro comprensione. E dobbiamo essere in grado di farlo tutti insieme”.

Noi dobbiamo essere i tutori della salute dei pazienti e come tali, oltre che al rispetto delle evidenze scientifiche, dobbiamo rispettare il nostro Codice deontologico.

Per questo, ha affermato la Presidente, che nei casi di mancata aderenza, il Collegio non potrà restare a guardare, ma si dovranno avviare i procedimenti disciplinari nello specifico.

 

 Ph: Wired.it