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Premio Nobel per l’Economia Amartya Sen a Bologna: la sostenibilità dei sistemi sanitari universali è possibile e necessaria

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 23/05/2017 vai ai commenti

Emilia Romagna

La sostenibilità dei sistemi sanitari  universalistici è un obiettivo non solo possibile, ma necessario in quanto traino per la crescita economica e lo sviluppo.

E’ quanto afferma Amartya Sen, premio Nobel  per l’economia nel 1998 grazie ai suoi studi nel campo dell’economia del benessere (welfare economics). La Lectio magistralis dell’illustre economista e filosofo indiano su “Salute e Sanità universali: un obiettivo davvero irraggiungibile?”, si è tenuta il 22 maggio al Mast di Bologna. L’incontro, promosso dall’associazione Genus Bononiae ( presediuta dall’ex rettore dell’Università Felsinea Fabio Roversi Monaco) e dalla Fondazione Mast, ha chiuso il ciclo di quattro giornate di conferenze, letture, convegni, tenutesi a Bologna, in occasione della terza edizione del Festival della Scienza Medica.

La sostenibilità del sistema sanitario universalista negli ultimi anni è diventato il tema più scottante e discusso nel nostro Paese: la crisi economica, la  costante diminuzione delle risorse destinate al settore, mettono in pericolo un modello sanitario basato sull’uguaglianza dell’accesso alle cure.

Le difficoltà economiche in cui versa un paese, secondo Sen, non devono mai diventare un paravento dietro cui nascondersi per procedere verso una privatizzazione indiscriminata, il sostegno statale è di fondamentale importanza anche nei sistemi economici sanitari misti per continuare a garantire l’uguaglianza dei cittadini di fronte al doloroso evento della malattia.

Il merito di Sen, è quello di aver introdotto, nella sua teoria del Welfare economics, nuove categorie di analisi che hanno superato i tradizionali indicatori di benessere (Pil, reddito, consumi); nella sua impostazione teorica  il fattore  umano diventa centrale. Sen delinea un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita: lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito, ma con un aumento della qualità della vita, nella quale la garanzia del diritto e dell’uguaglianza di accesso alle cure sanitarie, rappresenta un elemento fondante.

Agire sull’equità non vuol dire entrare necessariamente in conflitto  con il sistema  economico liberale : secondo Sen ridurre le disuguaglianze nella salute è un imperativo etico che non  può che fare bene anche  all’economia di mercato: “il caso Kerala” lo dimostra.

Il Kerala, Stato dell’India meridionale che, grazie alla politica economica messa in atto negli ultimi decenni, prevalentemente  concentrata sull’obiettivo di rendere universale l’accesso alla sanità e all’istruzione, ha visto ribaltare  la propria  posizione nella graduatoria del benessere economico della nazione: dall’ultimo posto al primo. Primato che continua a mantenere saldamente  negli ultimi cinque anni.

L’aver agito sull’uguaglianza nell’accesso all’istruzione  e alla sanità, ha avuto una forte ricaduta in termini di sviluppo economico: si è assistito ad un aumento della aspettativa di vita, della produttività e, dunque, del reddito.

Sulla strada del Kerala si sono incamminate anche altre nazioni: Rwanda, Thailandia, Bangladesh, indicando una prospettiva possibile: l’integrazione tra pubblico e privato. Nella visione di Sen pubblico e privato devono integrarsi anche nel campo della salute  e concorrere al raggiungimento dell’eguaglianza.

A dimostrazione della sua tesi, contrapposta a quella di chi, soprattutto negli Stati Uniti, ritiene che la sanità, per essere efficient debba essere gestita da privati, l’illustre economista, ha  fatto riferimento all’eccellenza delle cure ricevute dalla moglie al Gemelli di  Roma in seguito ad un intervento chirurgico d’urgenza nell’agosto scorso.

Secondo Sen, in Italia pubblico e privato coesistono e, se lavorano bene, danno ottimi risultati.

Per garantire l’imperativo etico dell’uguaglianza nella salute, non basta, secondo il premio Nobel indiano,  una buona legislazione sanitaria ( per quanto importante), sono necessarie azioni politiche, sociali economiche e culturali.

In un’epoca in cui il divario tra il nord e il sud del mondo si fa sempre più ampio non solo per la distribuzione delle ricchezze e delle risorse, ma anche nell’equità della distribuzione delle cure sanitarie e, dunque, nell’equità per la  salute, il mondo occidentale non può e non deve, secondo Sen, mettere in discussione il principio fondante dei propri sistemi sanitari.

                                                                                   Daniela Sardo