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San Raffaele: sciopero del personale del comparto

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La Redazione
Pubblicato il: 06/06/2017 vai ai commenti

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Comunicato Stampa

San Raffaele di Milano 7 giugno 2017

Le ragioni dello sciopero nell’Ospedale che Vorrei Il 7 giugno 2017 la piazza dell’Ospedale san Raffaele di Milano, l’ospedale “ideale” negli spot promozionali del Gruppo San Donato, tornerà a riempirsi di lavoratori in sciopero.

Uno sciopero del personale del comparto indetto unanimemente dalla RSU e attivamente sostenuto da Nursind a cinque anni dall’arrivo della gestione Gruppo San Donato, avviata nel 2012 con l’acquisizione dell’Ospedale di Don Verzé a seguito del dissesto finanziario della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor.

L’Ospedale, divenuto in oltre quarant’anni di attività un gioiello della sanità privata italiana, senza aver mai avuto problemi “industriali” ascrivibili a un difetto di produttività del proprio core business, si era trovato sull’orlo del fallimento a seguito di una spregiudicata gestione finanziaria della Fondazione. Sotto la sorveglianza del Tribunale fallimentare di Milano il passaggio di proprietà, inserito in una complessa procedura concordataria, aveva luogo nel maggio del 2012 con l’aggiudicazione da parte del Gruppo Velca dietro un’offerta di 405 milioni di Euro.

Il Gruppo San Donato acquisiva così un IRCCS universitario di prima grandezza con oltre 1200 posti letto, un fatturato di oltre 500 miloni di euro annui e soprattutto un centro di ricerca scientifica d’eccellenza sia in ambito nazionale che internazionale, primo per impact factor in Italia con oltre 7500 punti anno (a fronte della produzione delle due principali strutture scientifiche della Famiglia Rotelli, Policlinico San Donato e Istituto Galeazzi, attestati intorno ai 500 punti anno).

La piazza sarà la stessa del drammatico autunno del 2012 quando la nuova proprietà, rendicontando le perdite economiche derivanti da un biennio di sbando manageriale e dalla demonizzazione mediatica della vicenda, aveva dichiarato l’inderogabilità di misure strutturali a salvaguardia della struttura con un drastico giro di vite sui costi del personale. A tale annuncio faceva seguito la revoca unilaterale da parte della proprietà di tutti gli accordi costruiti in più di trent’anni di confronto tra amministrazione ed RSU infliggendo un primo colpo al potere salariale dei lavoratori del comparto e l’apertura contestuale della procedura per il licenziamento collettivo di 244 colleghi scongiurata grazie ad un ulteriore sacrificio economico imposto a tutti i dipendenti dell’Ospedale con un accordo capestro ratificato con un referendum l’anno successivo. Gli oltre 1200 infermieri, con organici di poco superiori a quelli minimi previsti dall’accreditamento istituzionale con la Regione, venivano esclusi dalla lista degli esuberi ma subivano una pesantissima decurtazione salariale perdendo più di 200 euro netti al mese in busta paga a cui si sarebbe aggiunto anche il danno ulteriore derivato dal blocco delle progessioni di fascia.

Oggi l’Ospedale, con un fatturato vicino ai 600 milioni di Euro, consente alla proprietà ambiziosi progetti di sviluppo delle strutture di ricovero e cura con l’incremento dell’indice di attrattività sulla solvenza e sulle attività convenzionate fuori regione legittimamente finalizzate all’incremento degli utili. Nella costruzione di questo “Ospedale ideale” la proprietà tralascia la necessità di avviare un confronto con la RSU per la costruzione di una piattaforma contrattuale aziendale, limitandosi a mantenere un atteggiamento impositivo e unilaterale anche sugli aspetti normativi decentrati.

Nursind, entrato nella RSU del San Raffaele nel dicembre del 2016, come sindacato di categoria infermieristica, ritiene inaccettabile il prolungarsi di questa situazione che sta penalizzando oltre misura il gruppo infermieristico. Nursind non può accettare che la proprietà si sottragga dal porre in essere una piattaforma di relazioni sindacali sulla quale ricostruire accordi aziendali indispensabili per normare contrattualmente una struttura complessa come il San Raffaele.

Nursind non può accettare che un infermiere (dopo aver perduto oltre 10.000 euro di legittimo guadagno dal gennaio 2013 ad oggi) a fronte di un costante e progressivo aumento della complessità assistenziale, dei protocolli di studio e degli adempimenti certificativi non possa trovare una prospettiva di miglioramento delle condizioni organizzative di lavoro e di un recupero del proprio potere salariale.

Nursind non può accettare la proposta di un’elargizione degli incentivi che distribuisce a pioggia sul comparto un’elemosina (pari a un caffè al giorno) in buoni Welfare con un impegno economico da parte della proprietà quantificabile intorno all 1 per mille del fatturato.

Nursind non può accettare che qualunque percorso incentivante non tenga conto dei livelli di professionalità e responsabilità dei dipendenti.

Il 7 giugno Nursind con la RSU scenderà in piazza con gli infermieri e gli altri lavoratori del San Raffaele per tutto questo dando vita ad una manifestazione che dalla sede di Via Olgettina si porterà in corteo alla sede di Ville Turro. L’ospedale che vorremmo è probabilmente diverso da quello che vorrebbe costruire la proprietà a propria immagine e somiglianza perché a noi non interessa avere un “ospedale grande e multicolore” ma un “grande ospedale” dove continuare ad esercitare al meglio le nostre professioni nel rispetto di quel mandato di cura, assistenza ricerca e insegnamento connaturati alla mission del nostro San Raffaele.