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Medio Evo dell’assistenza infermieristica e assistenza in linea con i tempi.

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La Redazione
Pubblicato il: 19/06/2017 vai ai commenti

LombardiaStandard Assistenziali

Ci sono Regioni che stanno al passo con i tempi e Regioni che invece vivono ancora nel secolo scorso.

Un esempio di Regione evoluta è il Veneto, che con DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 610 del 29 aprile 2014 ad unanimità, si è espressa a favore del riconoscimento dei TEMA (Tempi di Erogazione Minuti di Assistenza) pari ad un minimo di 185 minuti per le aree omogenee di Medicina Interna, Chirurgia Generale ed Ostetricia/ Ginecologia.

Con il presente provvedimento, in attuazione delle disposizioni contenute nel Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2016, la Regione Veneto determina i valori minimi di riferimento per la misurazione dell'assistenza ai degenti, da parte del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari impiegati nelle aree di degenza dei presidi ospedalieri della Regione.

Anche se 185 minuti possono sembrare un buon minutaggio assistenziale, sono considerati pur sempre valori minimi. Se allora i valori minimi sono 185 minuti, per chi sta al di sotto?

Si dirà che sono al di sotto dei minimi e perciò da relegare nel computo delle Regioni ferme al secolo scorso.

Centoventi minuti assitenziali sono riconosciuti dalla Regione Lombardia come valori, non più minimi a questo punto ma al di sotto dei minimi di riferimento della Regione Veneto. Non finiremo mai di ricordare che quando si parla di Lombardia si parla di eccellenza sanitaria.

A quanto pare, questo minutaggio assistenziale, basta in Lombardia ma per fornire una assistenza sicuramente non più concreta ma virtuale, se viene applicato ancora il DPR 128/1969 contenente norme in materia di ordinamento interno dei servizi ospedalieri.

Questo DPR individua alcuni settori assistenziali e ne determina il tempo minimo di assistenza infermieristica per malato, nell’arco delle 24 ore:

1) Servizi diagnosi e cura: 120’;

2) Sezioni neonatali: 420’;

3) Anestesia e rianimazione: 420’.

Se analizziamo bene il testo del DPR, però, i minuti minimi sono riferiti alla assistenza infermieristica, mentre oggi nei 120 minuti si fanno rientrare anche le prestazioni degli operatori di supporto e allora si rischia di piombare veramente negli anni bui del Medio Evo.

Esisterà una relazione tra l’ organico infermieristico e la qualità dell’ assistenza? Stando a degli autorevoli studi americani sembrerebbe di sì, (Kane RL, Shamliyan T, Mueller C, Duval S, Wilt TJ. Nurse staffing and quality of patient care), tranne provarne il contrario con studi opposti che inneggino alla spending review.

Uno studio pubblicato da Aiken e colleghi nel 2014 sulla rivista The Lancet, denominato RN4CAST (svolto anche in Italia grazie al contributo della Prof.ssa Loredana Sasso e del suo team di ricercatori), conferma il ruolo decisivo degli infermieri negli esiti dell’assistenza ospedaliera sui pazienti. 

Secondo questo studio, un aumento dei carichi di lavoro degli infermieri ospedalieri per ciascun paziente, aumenta la probabilità di morte in ospedale del 7 per cento.Insomma, laddove gli infermieri devono occuparsi di un minor numero di pazienti, si riduce significativamente il numero delle persone che muoiono durante il ricovero.

Riteniamo che le attuali condizioni organizzative consentano alla professione infermieristica di manifestare se stessa solo in modo molto parziale e che non si possano assistere i pazienti degli anni duemila come quelli del novecento.

Non esistono più pazienti con una singola patologia ma con più di una e perciò l’ approccio assistenziale non è più un approccio semplice ma complesso. Nel secolo passato, l’Infermiere si approcciava al paziente con la piramide di Maslow e i modelli della Nightingale e della Henderson, oggi, invece, si parla di modelli della Gordon e di cartella infermiersitica integrata con quella medica. I centoventi minuti di assitenza infermieristica e di supporto bastano veramente per il Sistema Sanitario Regionale Lombardo o li si fanno bastare? Un invito ad adeguarsi se non a modelli orgazzativi assitenziali inermeristici americani (cosa impossibile!) almeno a modelli sanitari regionali italiani come quello della Regione Veneto.

 

Brescia, 18/06/2017

Pompeo Cammarosano