Boom di precari del SSN. I ricercatori della sanità dal 2018 senza lavoro.
La Pubblica amministrazione trabocca di lavoratori precari, ed il triste primato va al Servizio Sanitario Nazionale. (da Quotidiano Sanità)
La fotografia nitida è quella scattata dal Censimento Istat sulla PA, che ha preso in analisi il grado di modernizzazione di questa, l’utilizzazione del capitale umano, della struttura organizzativa e di governance, delle modalità di funzionamento e di erogazione dei servizi.
L’analisi Istat è stata condotta su 13mila istituzioni e su 3 milioni di dipendenti:
i precari sono 467.362 di cui:
- 293.362 con contratto a tempo determinato
- 173.558 con contratto atipico
Di questi ben 67.931 sono i precari della Sanità, il 10% della forza lavoro di tutta la pubblica amministrazione.
Nell’arco temporale 2001-2015, l’Istat ha registrato un calo del personale dipendente impiegato nel SSN, ovvero -2,5%, mentre aumentano i contratti atipici (+52,5%) ed i lavoratori temporanei (+ 20,7%).
Per i tempi determinati non c’è una vera e propria caratterizzazione regionale, sono utilizzati in tutto il territorio italiano, con maggiore utilizzazione in Sicilia e nella provincia di Bolzano.
Ciò che stupisce in Sanità, rispetto al resto della PA, è la presenza delle donne, soprattutto ai vertici, con una percentuale femminile del 65,1%; mentre per i posti apicali delle istituzioni, le donne rasentano il 14,4%, nel SSN gli organi di vertice ne sono occupati dal 16,3%, con il valore più basso in Sicilia e quello più alto in Emilia Romagna.
Un ultimo capito dell’analisi Istat è dedicato “all’esternalizzazione dei servizi”, un record del SSN, con ben l’80,4% delle istituzioni censite.
Ed in tema di precari, è prevista per oggi 20 giugno ’17, la manifestazione nazionale dei Ricercatori precari degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCSS) e degli Istituti Zooprofilattici pubblici, organizzato da Anao – Assomed.
A caratterizzare la manifestazione, la mancanza di soluzione di stabilizzazione che permettano di garantire il lavoro e la continuità alla ricerca biomedica nel nostro Paese, e la previsione di risorse adeguate ad una ridefinizione del contratto.
Mancate soluzioni, aggravate dal Decreto Madia, che esclude i dirigenti precari dal piano di stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione.
Escludendo le figure dirigenziali, esclude tutti i precari della ricerca sanitaria che sono per lo più inquadrati come dirigenti.
Sono quindi 3.500 i ricercatori che da gennaio 2018 potrebbero ritrovarsi senza un lavoro, con gravissime ripercussioni sulla ricerca sanitaria pubblica.
Ph credit: Trendonline