Assistenza domiciliare: “ un privilegio” per solo 3 anziani su 100
In Italia a fronte di circa tre milioni di anziani cronici , solo il 2,7 % riceve assistenza e cure continuative a domicilio con forti disuguaglianze sul territorio nazionale: in alcune regioni italiane l’Adi (Assistenza Domiciliare Infermieristica) è addirittura assente. (da Quotidiano Sanità)
Questo l’impietoso quadro delineato nella seconda edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine (Long Term Care 2), organizzata nei giorni scorsi a Roma da Italia Longeva, il network dedicato all’ invecchiamento.
Dalla survey presentata al Ministero della Salute da Italia Longeva emerge, infatti, che solo 370mila over 65, affetti da disabilità severe o da malattie croniche riceve le cure continuative di cui necessita. I dati sottolineano non solo la scarsa diffusione dell’assistenza domiciliare, ma anche un’ organizzazione disomogenea nelle diverse aree d’Italia : solo quattro ASL ( Salerno, Catania, Brianza e Milano) erogano tutte le 31 prestazioni assistenziali previste dal SSN. Forti differenze anche sul numero di ore di assistenza dedicate a ciascun paziente a seconda della provincia di residenza: si va dalle oltre 40 ore annuali di Potenza alle 9 ore di Torino.
Lo studio di Italia Longeva evidenzia un’altra importante differenza sul territorio nazionale, relativa alla modalità dell’erogazione dei servizi a domicilio: si va da una presenza dei privati del 97% a Milano allo 0% a Reggio Emilia o a d Bolzano.
“Assistiamo a domicilio meno di 3 anziani su 100 e questi dati dovrebbero rappresentare un campanello di allarme non solo per i professionisti della salute, ma anche per i cittadini e per la politica”- ha dichiarato Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva- eciò che più sorprende è che il nostro Paese, pur essendo da anni alla ricerca di un’alternativa al modello assistenziale basato sulla centralità dell’ospedale per la cura di pazienti anziani, cronici e fragili, dedichi di fatto all’assistenza domiciliare sforzi e risorse pressoché risibili. Basti pensare che dedichiamo in media, a ciascun paziente 20 ore di assistenza domiciliare ogni anno, ore che alcune nazioni europee che garantiscono in poco più di un mese”.
“L’indagine di Italia Longeva non vuole però rappresentare una classifica che mette in evidenza le regioni più virtuose - ribadisce Bernabei - ma materiale su cui lavorare”.
E’ proprio da un’attenta analisi della disomogeneità della distribuzione e delle modalità di erogazione dell’assistenza che possono essere individuate le possibili soluzioni : le prestazioni sono quasi sempre insufficienti nelle aree in cui è meno sviluppata l’integrazione fra servizio sanitario e operatori sociali dei Comuni.
Inoltre , il costo annuo per assistito a domicilio non cresce in maniera proporzionale al numero di ore dedicate a ogni paziente, ma al di sopra di una certa soglia si registra una diminuzione delle successive richieste di assistenza. A dimostrazione che investire in prevenzione è sempre economicamente vantaggioso.
Ad agire in questa direzione la regione Lazio che, proprio in questi giorni ha fissato come obiettivo del 2018 quello di garantire l’assistenza domiciliare a 30mila 500 soggetti over 65, pari al 2,5% della popolazione interessata, incrementando di 11mila unità i destinatari del sevizio. Già nel 2016 si era aumentato il numero degli assistiti di 3000 unità.
Auspichiamo che altre regioni seguano l’esempio del Lazio dedicando maggiori attenzioni e risorse all’ assistenza continuativa domiciliare dei pazienti anziani e cronici. Il potenziamento della rete di assistenza domiciliare su tutto il territorio nazionale dovrebbe rappresentare una priorità per il nostro SSN, soprattutto alla luce di ciò che sarà , nel futuro non troppo prossimo, una vera emergenza demografica ed epidemiologica: i dati Istat, infatti, ci dicono che oggi 1 italiano su 4 ha più di 65 anni, rapporto che salirà ad 1 su 3 nel 2050.
Ph: Qs