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Proposte dall’INPS: dal 2021 in pensione a 70 anni

Osvaldo Barbadi
Osvaldo Barba
Pubblicato il: 19/07/2017 vai ai commenti

Editoriali

Questo mio editoriale articolo non è satira!

Già: magari la domenica qualcuno avrà avuto modo di leggere la mia satira che tendenzialmente, più che ridere,  avrebbe il compito di far riflettere.

Almeno ci provo.

Le mie iperboli pseudo-giornalistiche avrebbero il compito di esasperare una presunta realtà così “estrema”, da rasentare paradossalmente la quotidianità nel suo essere.

Mi sono accorto che più iperbolico sono stato e maggiore è stata la credibilità in tutti quei lettori che hanno fatto propria la mia satira tirando fuori al contempo, tutte le insoddisfazioni, tanto lavorative quanto soprattutto professionali.

Ma stavolta in quello che scrivo non ce nulla da ridere.

Almeno lo spero.

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in un'intervista al Sole 24 Ore ha proposto, più che ipotizzato, di bloccare gli adeguamenti dei requisiti di pensionamento a 67 anni dal 2021 poiché questa operazione avrebbe una ricaduta di141 miliardi di spesa in più da qui al 2035.

Nella concretezza: in pensione si andrà a 70 anni!!!

Secondo Boeri diventa potenzialmente pericoloso bloccare l'innalzamento dell'età pensionabile “senza toccare i parametri di conversione tra salario e assegno pensionistico

In pratica occorre ridisegnare un nuovo sistema per generare pensioni per le quali, la parte contributiva abbia un peso maggiore rispetto a quella retributiva.”

Tradotto in “cifre” : diminuiranno gli assegni futuri con possibilità di incidenza anche su quelli attuali.

Il ragionamento si basa sul fatto che nel 2017 la spesa per previdenza e assistenza è stimata al 20,2% del Pil.

Se si aggiunge quella sanitaria, si raggiunge il 23%.

Si tratta di risorse destinate alla popolazione anziana, mentre l'Istat ci ha ricordato che, abbiamo 2,5 milioni di giovani con meno di 35 anni in povertà.

Le sottolineature di Boeri  stanno generando due fronti.

Quello costituito dai presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato nonché ex ministri, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, secondo i quali le teorie di Boeri poggiano su «un presupposto inesistente.”

L’altro invece rappresentato dall'esperto di materia previdenziale, Giuliano Cazzola, che ha definito i suoi colleghi «irresponsabili» perché «se si guarda, infatti, all'età effettiva di pensionamento (cioè a quando le persone vanno davvero in quiescenza) si scopre che in Italia è più bassa (62 anni) che in Germania (64 anni) e della media europea: ciò per la netta prevalenza del numero dei trattamenti anticipati».

Insomma: l’argomento pensioni non sembra avere fine. Anzi: non sembra proprio…..avere inizio!