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Storie di Mobilità negata. Un' Infermiera romana racconta: " Non riuscirò a veder crescere i miei figli"

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/07/2017 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

Salve, mi chiamo R.P., sono un Collaboratore Professionale Sanitario Infermiere dal2008, dopo anni di precariato (dovuto al blocco del turn over causato dal piano di rientro cui è sottoposta la Regione Lazio) nel 2010 decido di partecipare ad una selezione pubblica fuori Regione, la più vicina possibile a Roma, per riuscire ad ottenere un posto fisso e mettere su famiglia, con la speranza di tornare presto a Roma usufruendo del diritto di mobilità volontaria.

Vinco il concorso e prendo servizio a Firenze nel Luglio 2011, dopo appena 20 giorni dal mio matrimonio, lasciando solo mio marito per diversi giorni e notti a settimana considerati i turni, i viaggi ed i pernottamenti. Superati i 6 mesi di prova cerco di tornare a Roma, ma sorpresa delle sorprese, le Aziende Sanitarie, Ospedaliere e i Policlinici rifiutano tutte le domande di mobilità volontaria fatte in quanto commissariate dalla Regione Lazio che è sottoposta a piano di rientro.

Allora inizio a cercare una persona che da Roma voglia venire a Firenze per poter concludere una mobilità compensativa, con difficoltà ne trovo solo una che però ha parecchia anzianità e guadagna più di me, alla mia Azienda non sta bene, perché non è un cambio alla pari e mi viene rifiutata la possibilità di tornare a Roma. Continuo la mia vita da pendolare finché non inizio ad avere crisi di panico frequenti, e in preda ad una di queste crisi mi rivolgo al centro di salute mentale del mio comune, dove mi viene diagnosticata una sindrome depressivo-ansiosa. Durante la malattia scopro di essere incinta e la notizia è così bella che mi sento finalmente bene, ogni tanto qualche ricaduta ma in linea di massima la maternità è stata la mia cura.

Poi arriva il secondo figlio, nel frattempo invio numerose domande di mobilità a tutte le Aziende Sanitarie, Ospedaliere e Policlinici di Roma, sempre con riscontro negativo, comincio a pensare di licenziarmi. Essendo a conoscenza che l'ex art. 42 bis della legge 151/2001, legge che tutela la maternità, prevede per le madri lavoratrici lontane dalla residenza dei figli e del marito che lavori vicino alla loro residenza, di poter richiedere una mobilità temporanea per un massimo di 3 anni per poter lavorare vicino ai propri figli, mando numerose domande di questo genere a tutte le suddette Aziende di Roma e mi vengono rifiutate con la stessa motivazione, la Regione non ha soldi.

A questo punto mi chiedo come mai se non ci sono soldi, il Presidente Zingaretti stia pensando alla stabilizzazione dei precari, non sarebbero queste delle nuove assunzioni? E mi chiedo come mai nel prossimo triennio abbia previsto lo sblocco del turn over ma tra le procedure di assunzione le mobilità volontarie non vengono considerate al contrario dei nuovi concorsi e la stabilizzazione dei precari?

Al Policlinico Umberto I, a quanto pare, faranno uscire le graduatorie di mobilità nazionale, ammesso che si decidano ad espletarla, e di concorso contestualmente, favorendo in maniera scorretta solo i primi in graduatoria della mobilità e tutti quelli presenti in quella del concorso, che prorogheranno magari per altri 10 anni, anche se la legge dice che solo se sussistono posti vacanti dopo aver espletato la mobilità si possono bandire nuovi concorsi, quindi solo dopo aver chiamato tutti gli idonei nella graduatoria di mobilità e non solo i vincitori.

Come mai il Presidente Zingaretti o chi per lui non ha preso in considerazione l'idea di far rientrare i numerosi infermieri in esilio forzato che da anni chiedono di tornare a lavorare vicino alle loro famiglie?

Esiste poi una graduatoria di mobilità nazionale del 2015 fatta dalla ASL di Frosinone per selezionare personale da adibire alle nuove REMS, basterebbe una semplice delibera e circa 400 infermieri sarebbero prontamente disponibili a ricoprire le esigenze di personale delle ASL di tutta ROMA facendo risparmiare molti soldi alla Regione Lazio che potrebbe evitare le spese di un nuovo concorso. Ma a quanto pare fare questa delibera è cosa molto complessa.

Trovare cambi compensativi è molto difficile in quanto non esistendo a Roma infermieri di nuova generazione, assunti in ruolo, risultano tutti con troppa anzianità o con limitazioni fisiche alla professione e le aziende di altre regioni non li accettano come compensazione di infermieri giovani e senza limitazioni fisiche.

Ho già scritto al Presidente Zingaretti, a molti consiglieri regionali, ad alcuni senatori, e a tutte le redazioni televisive e testate giornalistiche senza alcun riscontro.

Sono profondamente indignata per come le nuove politiche stanno gestendo questa situazione.

I miei 2 figli oggi hanno rispettivamente 4 e 2 anni, e ogni giorno li devo lasciare in lacrime perché sanno che quando la mamma se ne va a lavoro non la vedranno per 2 giorni, sanno che se avranno paura durante le notti che passa a Firenze, non potranno contare su di lei, sanno che quando sono malati e la loro mamma è a lavoro, si trova a 360 km di distanza e non può prendersene cura come farebbe ogni madre.

Mio marito, dopo 6 anni di matrimonio, non ha mai saputo cosa significa la vera convivenza tra marito e moglie, ha dovuto fare il marito e la donna di casa, fa da padre e da madre ai miei figli, non a caso io lo chiamo “il mammo” , ed infine io, che non ho la possibilità di veder crescere i miei figli, di avere il controllo di casa e della mia famiglia, che vivo tra treno e ospedale, che spendo un terzo dello stipendio per andare a lavorare e che per questo non posso acquistare una casa o pagare un affitto, e se non potessi contare sull’ospitalità dei miei genitori oggi sarei in mezzo alla strada insieme alla mia famiglia.

IO che per 7 ore di lavoro ne passo 13 fuori casa e questo quando i turni mi permettono di tornare a casa, altrimenti fuori casa ci sto anche 2 giorni pieni. Alla luce di questo come si può ritenere giusto stabilizzare i precari prima di espletare procedura di mobilità?

Non si può non dare credito a chi ha cercato la stabilità lavorativa come previsto da legge e che chiede il soddisfacimento di un interesse legittimo quale la mobilità volontaria. Non si può premiare chi non ha mai messo la testa fuori casa, chi non ha avuto il coraggio di ribellarsi al sistema corrotto, che ha accettato tutte le peggiori condizioni lavorative, favorendo illegalità e precariato, e parlo di illegalità perché molti di questi precari entrarono per chiamata diretta e non tramite selezioni.

Con questa lettera spero di aver dato luce ad una realtà che pochi conoscono ma che purtroppo esiste e sta portando al limite la pazienza, la tenacia e il coraggio di numerose persone, famiglie, madri, padri, figli, mariti, moglie e genitori che vogliono ricongiungersi giustamente ai propri cari.

 

Ph credit: USBpuglia